È stata costruita proprio accanto alla cappellina storica degli anni ’50, la nuova chiesa di Santa Maria di Loreto a Castelverde di Lunghezza, estrema periferia est della Capitale, che il cardinale vicario Agostino Vallini dedicherà sabato 15 giugno alle 17.30.

«La realizzazione di questo complesso era ormai indispensabile soprattutto per rispondere alle esigenze di una comunità cresciuta fino ad arrivare a quasi 30mila abitanti, in un territorio in forte espansione urbanistica», spiega monsignor Liberio Andreatta, direttore dell’Ufficio per l’edilizia di culto del Vicariato e segretario generale dell’Opera romana per la preservazione della fede e la provvista di nuove chiese in Roma. «Una chiesa, appunto, già esisteva - aggiunge monsignor Andreatta - ma era ormai troppo piccola rispetto alle esigenze reali del territorio». Fu costruita nel 1957, «quando la parrocchia contava appena 4mila abitanti», racconta don Patrizio Milano, da 15 anni alla guida della comunità di Castelverde. «Per alleviare i disagi dei nostri parrocchiani - prosegue il sacerdote - negli ultimi due anni era stato allestito un prefabbricato nel giardino parrocchiale per il catechismo dei bambini. Ma per tanti anni ho anche celebrato la Messa domenicale in una palestra», vicino alla vecchia cappella. «Una palestra - afferma monsignor Andreatta - che ora è stata demolita per fare posto al nuovo edificio parrocchiale, realizzato per iniziativa dell’ Opera romana per la preservazione della fede e la provvista di nuove chiese in Roma».

La nuova costruzione comprende «le aule per il catechismo, un vasto salone parrocchiale, la casa canonica al piano superiore e l’aula liturgica, progettata accanto all’antica cappellina, adibita a cappella feriale», spiega l’architetto Roberto Panella. Quanto all’aula assembleare, sottolinea Panella, «è caratterizzata da una pianta quasi quadrata con una parte laterale curva che avvolge e conclude lo spazio interno». Ma la caratteristica che più connota l’edificio di culto - completato dopo 18 mesi di lavori - è ben visibile nella facciata, che presenta «due semiarchi contrapposti, tendenti al gotico, e un altro più lungo a comporre una geometria di archi in grado di dare visibilità e specificità alla chiesa, facendone quasi un santuario mariano». In merito ai materiali usati l’architetto afferma: «Abbiamo preferito i mattoni a vista e i blocchetti prefabbricati con polveri di cemento bianco e marmo, che rendono la superficie animata e vibrante, ma soprattutto non hanno bisogno di manutenzione». «Con la nuova chiesa - conclude don Patrizio Milano - avremo l’opportunità di coinvolgere maggiormente i nostri parrocchiani. L’obiettivo è quello di essere sempre più un punto di riferimento per gli abitanti del quartiere».