Gli occhi del cuore vedono l'Amore

Lectio Divina di monsignor Francesco Follo per l’XI domenica del Tempo Ordinario – Anno C

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Monsignor Francesco Follo, osservatore permanente della Santa Sede presso l’UNESCO a Parigi, offre oggi ai lettori di Zenit la seguente riflessione sulle letture liturgiche per l’XI domenica del Tempo Ordinario – Anno C. Come di consueto, il presule propone anche una lettura patristica.

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LECTIO DIVINA

Gli occhi del cuore vedono l’Amore

Rito romano

XI domenica del Tempo Ordinario – Anno C – 16 giugno 2013

2 Sam 12,7-10.13; Sal 31; Gal 2,16.19-21; Lc 7,36-8,3

La domanda di perdono a Dio

Rito ambrosiano

IV Domenica di Pentecoste

Gen 4, 1-16; Sal 49; Eb 11,1-6; Mt 5, 21-24

Il perdono fraterno

1) Lacrime per l’assoluzione.

Molte volte abbiamo ascoltato l’episodio del Vangelo “romano” di oggi che racconta un fatto apparentemente strano: in una casa di un uomo per bene entra una donna, che non è per bene e che si mette a lavare i piedi di Cristo con un profumo molto caro. E Cristo accetta questo gesto di amore umile e puro, che i benpensanti presenti alla scena osservano perplessi.

Immaginiamoci la scena.

Con un cuore trepido ma colmo di riconoscenza questa donna osa entrare non voluta perché donna e per di più peccatrice pubblica (ma per il Vangelo è anonima) in un banchetto di soli uomini, che l’opinione pubblica stima come persone rette, perché osservano la legge di Dio ma ne hanno dimenticato il cuore.

Sfida i loro sguardi e guarda a Cristo, forse perché vuol pubblicamente mostrargli la sua riconoscenza. Gesù è l’unico che l’ama secondo verità e la toglie dalla condizione e dalla vergogna di donna pubblica. Il Messia sa che questa donna non è più peccatrice. Questa donna di tutti ha capito che c’è un amore più grande di ogni piacere carnale e un povertà più ricca di chi oro e profumi.

Lei ha capito di essere di Dio, e lo manifesta senza parlare.

Parla con i gesti che compie nei confronti dei piedi di Gesù.

Le lacrime di questa donna mostrano il pentimento per il proprio peccato. Il suo cuore è cambiato. Tutta la sua vita è mutata e le sue mani ora sono pure e possono toccare il Figlio di Dio, umilmente e santamente. Questa donna è così riconoscente a Cristo che vuole ringraziarlo in pubblico. Davanti a tutti ringrazia Chi le ha risuscitato il cuore, mondato l’anima togliendola dalla pubblica vergogna.

Il profumo che versa sui piedi di Cristo mostra quanto per lei Lui valesse. Non va dimenticato che Giuda per il suo tradimento ricevette 30 denari, con i quali poi fu comperato un campo per farne un cimitero per i pellegrini a Gerusalemme. Questa donna senza nome “spreca” un profumo che costa 300 denari per un gesto di pentimento provocato dall’Amore. A parte il prezzo notevole del profumo, questa donna si priva di uno “strumento di lavoro”, che le serviva per rendersi più attraente.

E’ come se già avesse intuito quello che Gesù le avrebbe detto: “Ti sono rimessi i tuoi peccati… va e non peccare più… la tua fede ti ha salvata”, quindi investe su di Lui o, con un linguaggio meno commerciale, si abbandona a lui e lava quei piedi che l’hanno portato a lei e all’intera umanità, che hanno ridato speranza a lei e a tutti quelli che desiderano rialzarsi abbandonando le false speranze.

Davanti ad una fede così grande e ad un amore così audace, l’Amore incarnato, che ha piedi sporchi per il cammino fatto per portare la buona e gioiosa Notizia di verità e di amore, non può che perdonare.

Il Portatore di pace non può che effondersi nel cuore di chi ha crede all’amore. Gesù altro non fa che sigillare il pentimento della donna e la sua volontà di riscatto, purificazione, santità. Questa donna ha veramente compreso chi è Cristo Gesù: Il Santo di Dio, la cui santità santifica lei e il mondo intero, il vero Uomo buono che con il perdono rende buona tutta l’umanità.

La Vergine Maria, Madre della Redenzione, la più umile tra le donne, ci aiuti a crescere nell’amore a suo Figlio. Se non possiamo imitare la Madonna nella sua purezza, imitiamola nella sua umiltà, carità, giustizia, santità. Preghiamo perché i nostri pensieri non siano come quelli Simone, che ospita Gesù “fisicamente”, ma non “spiritualmente “perché ha il cuore ingombrato da giudizi iniqui e temerari.

2) Una affermazione contradditoria?

Prima di proclamare pubblicamente il suo perdono alla donna, Gesù si rivolge a Simone con una parabola sul significato dell’amore e del perdono, per aiutarlo a uscire dall’osservanza legalistica delle regole e per accedere al discernimento di ciò che è veramente importante: l’amore a Dio e l’amore al prossimo, la relazione vera con gli altri per la salvezza di tutti.

Gli racconta la parabola dei due debitori (cfr vangelo romano di oggi), poi conclude con una affermazione che può sembrare contradditoria: “Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco”.

La domanda che viene da farsi è: “E’ perdonato molto a chi ama molto, o ama molto colui al quale è perdonato molto?”. Che cosa viene prima: l’amore o il perdono?

Non voglio addentrarmi in elucubrazioni astratte, voglio solamente sottolineare che Gesù indica una circolarità tra il perdono causato dall’amore riconoscente e l’amore causato dal perdono.

Come prete, che oramai da più di quarant’anni celebra il sacramento della confessione, cerco di essere come una finestra aperta sull’amore perdonante di Dio e di fare in modo il o la penitente lasci il confessionale con il cuore pieno di riconoscenza, e con il desiderio di ringraziare non il prete, ma Dio.

Mediante la Confessione ciascuno di noi può percepire su di sé lo sguardo e le parole che hanno illuminato l’anima di quella donna che, da morta che era, rinasce dalle sue lacrime e dal perdono di Cristo, e ora merita che il suo nome sia conosciuto: Maria (amata da Dio) Maddalena (delle città di Magda ma a partire da questo gesto di penitenza ora vuol dire: penitente e missionaria della misericordia). Che si tratti di Maria Maddalena è discusso dal punto di vista esegetico ma una secolare tradizione lo attesta. Ora questa Maria è una donna dal cuore puro, che da quel giorno si è messa in cammino per seguire Gesù Misericordia e per portare al mondo l’annuncio del perdono di Dio.

Affidiamoci a questo amore misericordioso di Dio con l’umiltà e la gratitudine della Maddalena. In effetti nella donna che gli lava i piedi Gesù non guarda il peccato, ma l’amore e la gratitudine. E lei le dice grazie con tutta se stessa, offrendo a Cristo in segno del suo amore riconoscente un vaso colmo di profumo preziosissimo.

Grazie al perdono la Maddalena divenne quello che Maria era per grazia: vaso onorabile, Tempio di gloria come ci ricordano le Litanie lauretane. Entrambe furono, in gradi diversi, testimoni dell’amore misericordioso.

Anche le Vergini consacrate offrono il loro corpo a Cristo come Vaso spirituale, con la loro consacrazione confermano di essere persone spirituali la cui cittadinanza è nei cieli (cfr Fil 3,20) e vivono la vita di ogni giorno come particolare testimonianza della compassione di Dio, il cui amore non possiamo meritare. Lui nella sua misericordia ce lo dona.

Essere testimoni della divina misericordia richiede di mantenere lo stesso cuore puro e aperto di Maria Vergine e dal cuore purificato di Maria Maddalena, pregare con perseveranza e intercedere per le persone che ci chiedono di pregare per loro. E’ il compito particolare della Vergini consacrate: si veda il Preambolo del Rituale del rito di consacrazione delle vergini, n. 2, traduzione letterale del testo latino
1
: “Per adempiere il loro compito di preghiera, è vigorosamente raccomandato alla vergini consacrate di celebrare quotidianamente l’Ufficio divino, soprattutto le Lodi e i Vespri. In tal modo, associando nella comunione le loro voci quella di Cristo, Sommo Sacerdote, e a quella della Chiesa, loderanno senza interruzione il Padre celeste e intercederanno per la salvezza del monto intero

Essere testimoni della Misericordia significa seguire queste Marie aipiedi della Croce, guardare verso di Lui con occhi puri e annunciare a tutta l’umanità che Cristo è Misericordia. E tutti, vinti dalla fedeltà paterna e misericordiosa di Dio e dal perdono fraterno (cfr Vangelo ‘ambrosiano’), potremo cantare: “Quanto è preziosa la tua grazia, o Dio! Si rifugiano gli uomini all’ombra delle tue ali …E’ in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce.” (Sal 35/36, 8-9).

Breve commento esegetico:

Gesù annuncia Dio come Padre che ama tutti i suoi figli, buoni e cattivi, e non allontana i peccatori ma li cerca. Il contrasto fra Gesù e il fariseo non è dunque solo morale, ma teologico: investe la concezione di Dio. E poi il fariseo non è consapevole di essere peccatore: la donna invece è convinta del proprio peccato ed è riconoscente verso chi la perdona. Il fariseo no, egli si crede già giusto per conto proprio. E questa è la seconda ragione che lo rende cieco. Dunque, due punti di vista contrapposti. Che fare? Gesù avrebbe potuto alzarsi e dire: «Guai a voi, farisei ciechi..». E invece no. Cerca di far ragionare il fariseo, raccontandogli una parabola. Un ricco banchiere condonò un debito a due suoi debitori, a uno moltissimo, a un altro poco. Quale dei due debitori avrà maggior riconoscenza verso il banchiere? Il fariseo risponde prontamente: chi aveva il debito più grande. Proprio così, dice Gesù. La donna è stata perdonata e salvata, aveva un grosso debito e le è stato tolto. L’incontro con Gesù ha rappresentato per lei una liberazione, un perdono inaspettato, una dignità ritrovata: ecco perché è nei suoi riguardi piena di slancio. Il fariseo, invece, chiuso nella sua giustizia, non prova verso Gesù alcuna particolare riconoscenza. Solo chi sa di dover essere perdonato e gratuitamente amato (e ne fa l’esperienza), coglie il vero senso della visita di Gesù.

NB

Il fiore di nardo, la cui immagine si trova riprodotta in basso a destra dello stemma di Papa Francesco (vedi sotto) è un olio profumato di altissimo valore. Nella Bibbia è simbolo dell’amore fedele fino a dare la vita. Un semplice vasetto di questo olio profumato, infatti, costava più di trecento denari, quasi quanto lo stipendio annuale di un salariato. Per tale motivo nella Bibbia il profumo del nardo esprime l’amore che non ha prezzo e si realizza diffondendosi. Nei Vangeli assume il senso di profezia della passione e morte di Gesù.

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LETTURA PATRISTICA,

Omelie 25 ; PL 76, 1188

« Donna, perché piangi ?

diSan Gregorio Magno (ca 540 – 604)

         Maria diviene testimone della compassione di Dio; sì, quella stessa Maria… che un fariseo voleva fermare nel suo slancio di tenerezza. “Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice” (Lc 7,39). Le sue lacrime però hanno cancellato le macchie del suo corpo e del suo cuore; si è gettata nelle orme del suo Salvatore, abbandonando le vie del male. Era seduta ai piedi di Gesù e lo ascoltava (Lc 10,39). Vivo, lo stringeva tra le braccia; morto lo cercava. E ha trovato vivo colui che cercava morto. Ha trovato in lui tanta grazia da portare in prima persona l’annuncio agli apostoli, ai messaggeri di Dio! 

         Cosa dobbiamo vedere in questo, fratelli, se non la tenerezza infinita del nostro Creatore che, per ravvivare la nostra coscienza, dispone dappertutto degli esempi di peccatori pentiti. Getto gli occhi su Pietro, guardo il ladrone, esamino Zaccheo, considero Maria, e non vedo nulla in essi se non delle chiamate alla speranza e al pentimento. La vostra fede è sfiorita dal dubbio? Pensate a Pietro che piange amaramente sulla sua vigliaccheria. Siete infiammati dall’ira contro il vostro prossimo? Pensate al ladrone: in piena agonia, si pente e guadagna le ricompense eterne. L’avarizia vi inaridisce il cuore? Avete spogliato altrui? Vedete Zaccheo che rende quattro volte tanto quanto aveva rubato. In preda a qualche passione, avete perso la purezza della carne? Guardate Maria, che purifica l’amore della carne al fuoco dell’amore divino. 

         Sì, il Dio onnipotente ci offre dappertutto degli esempi e dei segni della sua compassione. Prendiamo dunque in odio i nostri peccati, anche i più antichi. Il Dio onnipotente dimentica volentieri che abbiamo commesso il male, ed è pronto a guardare al nostro pentimento come fosse l’innocenza in persona. Noi che, dopo le acque della salvezza eravamo rimasti macchiati, rinasciamo dalle nostre lacrime… Il nostro redentore consolerà le vostre lacrime di un giorno, nella sua gioia eterna.

Cenni biografici

Papa san Gregorio, nato intorno al 540, fu Vescovo di Roma tra il 590 e il 604, e meritò dalla tradizione il titolo di Magno/Grande.

Dopo un non lungo periodo come alto funzionario statale, lasciò ogni carica civile, per ritirarsi nella sua casa ed iniziare la vita di monaco, trasformando la casa di famiglia nel monastero di Sant’Andrea al Celio. In questo periodo di vita monastica, vita di dialogo permanente con il Signore nell’ascolto della sua parola, Papa Gregorio acquisì quella profonda conoscenza della Sacra Scrittura e dei Padri della Chiesa di cui si servì poi nelle sue opere.  

Papa Gregorio fu anche attivo protagonista delle vicende politiche del suo tempo. A questo riguardo tre furono gli obiettivi sui quali egli puntò costantemente: contenere l’espansione dei Longobardi in Italia; sottrarre la regina Teodolinda all’influsso degli scismatici e rafforzarne la fede cattolica; mediare tra Longobardi e Bizantini in vista di un accordo che garantisse la pace nella penisola e in pari tempo consentisse di svolgere un’azione evangelizzatrice tra i Longobardi stessi.

Non va dimenticato che, se egli promosse intese sul piano diplomatico-politico, la sua priorità fu quella di essere un pastore della Chiesa e di diffondere l’annuncio della vera fede tra le popolazioni.

Accanto all’azione spirituale, pastorale e politica, questo grande Santo Papa svolse anche di una multiforme attività sociale. Con le rendite del considerevole patrimonio che la Sede romana possedeva in Italia, specialmente in Sicilia, comprò e distribuì grano, soccorse chi era nel bisogno, aiutò sacerdoti, monaci e monache che vivevano nell’indigenza, pagò riscatti di cittadini caduti prigionieri dei Longobardi, comperò armistizi e tregue.

Fu un uomo immerso in Dio: il desiderio di Dio era sempre vivo nel fondo della sua anima e proprio per questo egli era sempre molto vicino al prossimo, ai bisogni della gente del suo tempo. In un tempo disastroso, anzi disperato, seppe creare pace e dare speranza. Quest’uomo di Dio ci mostra dove sono le vere sorgenti della pace, da dove viene la vera speranza e diventa così una guida anche per noi oggi.

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NOTA

1 Praenotanda N° 2 : «Ad orationis munus explendum, virginibus sacratis vehementer suadetur ut Officium divinum, Laudes et Vesperas praesertim, cotidie recitent ; ita, vocem suam cum Chisto summo Sacerdote sanctaque consociantes Ecclesia, caelestem Patrem sine intermissione laudabunt et pro totius mundi salute intercedent

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Archbishop Francesco Follo

Monsignor Francesco Follo è osservatore permanente della Santa Sede presso l'UNESCO a Parigi.

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