La Chiesa della Polonia e la seconda Guerra mondiale (Seconda parte)

La storia dimenticata del cardinale August Hlond (1881-1948)

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Il periodo dell’esilio forzato di Hlond è ancora oggi il più discusso tra gli storici laici ed ecclesiastici. In gran parte ciò è dovuto al fatto che permangono ancora troppi “vuoti” al riguardo nella storiografia. Il contributo dello studioso Witlold Zahorski ne dà una conferma. Tuttavia si può affermare che il Primate, pur trovandosi in una situazione politicamente assai difficile, era riuscito a svolgere un importante ruolo nella denuncia dei crimini e dei veri scopi politici sia dei tedeschi che dei sovietici. Per mezzo dei numerosi scritti, articoli, come pure della rivista da lui fondata, il Primate mantenne i contatti con il mondo ecclesiastico e politico. Malgrado le circostanze difficoltose egli realizzò una generosa azione umanitaria, e non solo nei confronti dei compaesani. Il periodo francese venne vissuto da lui anche come tempo di purificazione del proprio spirito e della personale preparazione morale per affrontare il futuro postbellico che prevedeva sarebbe stato di enormi sfide a sfondo ideologico. Fece riflessioni molto interessanti sul perché della disumana azione bellica condotta da Hitler e Stalin.

Programmò un radicale rinnovamento religioso e morale della società contemporanea, incentrato sul genuino spirito evangelico, visto come una condizione imprescindibile per far nascere una umanità capace di una sana, pacifica convivenza a livello europeo e mondiale. Permangono ancora tante lacune per poter circoscrivere il suo effettivo ruolo di portavoce della Polonia occupata di fronte all’opinione pubblica mondiale.

La posizione di Hlond nei confronti dei totalitarismi tedesco e sovietico risulta negativa, anzi, una condanna senza appello. Nei suoi interventi, però, maggiore attenzione fu da lui riservata al comunismo, giudicato come il pericolo massimo per l’intera umanità per motivi ideologici. Il suo giudizio si concentrò piuttosto sull’analisi delle basi ideologiche dei sistemi totalitari, senza soffermarsi sull’aspetto strutturale di essi.

Dunque analizzò i presupposti filosofici, antropologici e culturali delle ideologie violente del Novecento, i quali fecero nascere una erronea visione dell’uomo e, di conseguenza, dello Stato, in cui vinse una volontà di potenza e predominio degli uni sugli altri. È evidente la coincidenza delle vedute con quelle del Papa Pio XI. Non è da escludere che tra i due ci fosse stato uno scambio di idee, vista la frequenza di incontri che erano intercorsi tra ambedue i personaggi. Colpisce in Hlond il suo presentire la reale minaccia di queste ideologie per la pace nel mondo, per cui nel corso dei suoi viaggi in Germania e in vari paesi europei e transatlantici egli cercò di mobilitare la Chiesa, nonché gli ambienti culturali e politici, per adoperarsi più risolutamente a favore della pace minacciata.

Le specialissime facoltà papali del Primate per la Polonia (8.VII.1945) costituiscono un argomento di estrema delicatezza. La loro applicazione suscitò dure reazioni e severi giudizi da parte di alcuni circoli tedeschi e cechi. Il lavoro di Stanisław Wilk, finalmente, porta chiarimenti da cui non si potrà più prescindere nel serio dibattito tra gli interessati alla questione. L’autorevolezza dei risultati raggiunti è frutto dell’accesso alla documentazione conservata negli archivi vaticani. Ciò permise di affermare che tali specialissime facoltà, senza dubbio, avevano riguardato il nuovo ordine geopolitico in cui si era trovata la Polonia in seguito alla conferenza di Yalta e Potsdam.

Vengono chiarite le contingenze politiche insolite in cui Hlond dovette applicarle e che spiegano il tipo delle soluzioni adottate. Benché nel primo momento il suo operato sia stato approvato dal Vaticano, più tardi, tuttavia, la Santa Sede, pur sanando le decisioni del Primate, disapprovò il suo modo di intendere e di procedere nell’applicazione. È difficile attribuire a Hlond – come fanno alcuni tedeschi, tra cui Franz Scholz – che egli fosse guidato dalla ragion di Stato. Piuttosto egli fu motivato dalla situazione pastorale veramente drammatica in cui versavano le popolazioni polacche negli ex territori tedeschi a cui si dovette assicurare quanto prima una organizzazione ecclesiastica efficace, vista l’irrevocabile decisione dell’espulsione dei tedeschi (decisa da Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Sovietica).

In base a queste ricerche si dovrà riesaminare la fondatezza delle accuse, avanzate e sostenute ancor oggi in alcuni ambienti tedeschi (in realtà si tratta dei gruppi tedeschi espulsi dagli ex territori prussiani). Sarebbe un efficace modo di superare certi stereotipi di cui parlò R. Grulich ed instaurare un cammino nuovo e collegiale nelle ricerche intorno a questa figura che volle essere portatrice di pace e di amicizia tra due paesi limitrofi, Germania e Polonia, e così assicurarle in Europa. Dunque si postula di rivedere le tesi di Scholz alla luce delle nuove acquisizioni documentarie e dei recenti studi.

Infine gli studiosi avvertono che le ricerche archivistiche devono essere completate attraverso indagini incrociate e che sarà d’importanza l’accesso pieno agli archivi del Vaticano riguardanti il papato di Pacelli. Si ha a che fare con uno studio che aumenta la nostra conoscenza del soggetto di indagini e, nel contempo, indica le piste per ulteriori ricerche per poter nel futuro offrire un quadro più circoscritto e di maggiore credibilità dell’operato del cardinale Hlond.

Ci si permetta di concludere con le parole del Primate del Millennio, card. Stefan Wyszyński, successore di Hlond, pronunciate nel Duomo di Poznań il 23 aprile 1964. Eccole: “Il Cardinale Primate Hlond! Ci si è abituati a dire di lui che era l’uomo delle grandi strade tracciate in grande, e dei programmi altrettanto grandi, talvolta, forse, con un retrogusto politico. Indubbiamente Egli fu un uomo di stato, specialmente negli ultimi anni dell’esilio, al quale era stato costretto, e della prigionia. Testimoniava per la Polonia anche quando tutto ormai taceva e nessuno alzava la voce in sua difesa.

Quando gli uomini di stato, pieni di boria, proclamarono «Finis Poloniae», questo «ambasciatore immortale» della nazione imprigionata e tormentata continuò a rivendicarne i diritti. Dunque, Egli fu, senza dubbio alcuno, un uomo di stato! Però, quel che prevale nella vita del Cardinale Hlond, è la sua anima religiosa fino in fondo, di fede profondissima, un’anima sincera come il popolo slesiano, forse anche dura come il carbone, frutto di quella terra, ma ardente nella semplicità della sua fede profonda e della sua totale dedizione a Dio”1.

(La prima parte è stata pubblicata ieri, sabato 8 giugno)

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NOTE

1 Drogowskaz ku nowej Polsce. Po poświęceniu pomnika Kardynała Prymasa Augusta Hlonda [Definizione del cammino verso la nuova Polonia. Riflessioni dopo la benedizione del monumento del Cardinale Primate August Hlond] (Poznań, 23 aprile 1964), in: “… z głęboką perspektywą w dal”…, p. 56.

Stanisław Zimniak, salesiano polacco, è membro dell’Istituto Storico Salesiano (ISS) di Roma e dell’Associazione Cultori di Storia Salesiana (ACSSA).Nell’Istituto Storico Salesiano è responsabile delle ricerche sull’Opera salesiana nella Mitteleuropa e, inoltre, conduce indagini su uno dei più illustri cardinali salesiani, il Servo di Dio card. Augusto Hlond, Primate di Polonia e Fondatore “Societatis Christi pro Emigrantibus Poloniis”.Ha collaborato con la Postulazione dei Salesiani nell’elaborazione della Positio su di lui, consegnata nel 2008 alla Congregazione delle Cause dei Santi.

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Stanisław  Zimniak

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