“La testimonianza dell'amore fino al martirio” di una famiglia polacca

Gli Ulma nascosero 8 ebrei durante la guerra e vennero trucidati insieme a loro

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di Roberta Sciamplicotti

ROMA, martedì, 12 aprile 2011 (ZENIT.org).- “La testimonianza dell’amore fino al martirio” è il titolo della conferenza svoltasi giovedì scorso all’Auditorium del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II di Roma nel contesto del ciclo di incontri dedicato ai “Profili di Santità Coniugale”.

Lo storico polacco Mateusz Szpytma ha ricordato il martirio, durante la II Guerra Mondiale, dei coniugi polacchi Wiktoria e Józef Ulma, che per salvare degli ebrei che avevano nascosto vennero trucidati dai nazisti.

Gli Ulma, con i loro sei bambini (ma Wiktoria era al settimo mese di una nuova gravidanza) e otto ebrei delle famiglie Szall e Goldman che nascondevano, vennero giustiziati dai nazisti il 24 marzo 1944 a Markowa, nella Polonia sud-orientale.

Józef e Wiktoria si conobbero nella Compagnia Teatrale Amatoriale di Markowa, sposandosi nel luglio 1935.

“Sappiamo molto poco della spiritualità degli Ulma”, ha detto Szpytma. “Sicuramente godevano presso la comunità locale della fama di persone virtuose e giuste. Erano cattolici praticanti”.

La storia

La tragedia iniziò il 1° settembre 1939, con l’invasione della Polonia da parte dei nazisti, i successivi massacri di polacchi ed ebrei e la distruzione di sinagoghe e luoghi di preghiera.

Dopo la fine delle operazioni militari, ha spiegato Szpytma, “vennero introdotte numerose restrizioni legali, soprattutto per quanti avevano origini ebraiche”.

“Per scoraggiare i polacchi dall’aiutare gli ebrei, Hans Frank – Governatore Generale dei territori polacchi occupati – emise nel 1941 un regolamento in base al quale ogni cittadino accusato o sospettato di aiutare gli ebrei sarebbe stato giustiziato”.

Nella seconda metà del 1942, la maggioranza degli ebrei di Markowa era stata sterminata. Probabilmente in quel periodo due famiglie ebree chiesero agli Ulma di nasconderle. Erano i Goldman – Gołda e Layka con una bambina – e gli Szall, un mercante di bestiame con i suoi quattro figli.

Non si sa come venne scoperto il nascondiglio. Documenti raccolti dal movimento clandestino sottolineano che probabilmente gli Szall, cercando un rifugio contro la “soluzione finale” contro gli ebrei, ottennero una promessa di aiuto dal poliziotto Włodzimierz Leś.

Quando la situazione peggiorò, cercarono un rifugio più sicuro, rivolgendosi agli Ulma. Ad ogni modo, insistettero affinché Leś continuasse ad aiutarli, visto che probabilmente in cambio del suo aiuto gli avevano dato buona parte dei propri possedimenti. Visto che Leś si rifiutò per un certo tempo di acconsentire alle loro richieste, cercarono di riprendersi i propri averi o di impadronirsi di quelli di Leś, che a questo punto avrebbe rivelato il nascondiglio ai suoi colleghi della gendarmeria tedesca.

Poco prima dell’alba del 24 marzo 1944, la polizia arrivò a casa Ulma, compiendo una strage di adulti e bambini.

Eredità

Furono almeno 20 gli ebrei sopravvissuti a Markowa nascondendosi nelle case dei contadini. Grazie a questo impegno della popolazione locale, oggi molti viaggi di giovani di Israele includono il villaggio.

Il Governo polacco in esilio, con base a Londra, cercò invano di mettere in guardia gli Stati della coalizione antitedesca sul tragico destino degli ebrei. Dal dicembre 1942, il Consiglio per l’Aiuto agli Ebrei “Żegota” operò come parte dell’Autorità clandestina, dipendendo dal Governo in esilio e aiutando a salvare varie migliaia di ebrei.

La famiglia Ulma è stata dichiarata nel 1995 “Giusta tra le Nazioni”. Lo Yad Vashem, il memoriale dell’Olocausto, “ha premiato più di 6.000 polacchi, che rappresentano il gruppo nazionale più consistente tra gli oltre 20.000 Giusti riconosciuti finora”, ha detto Szpytma.

Nell’agosto 2003 è stato introdotto il processo di beatificazione della famiglia Ulma nella sua Diocesi di Przemyśl. I documenti verranno consegnati in Vaticano il 24 maggio 2011.

Fino a questo momento sono nate due associazioni cattoliche che hanno scelto gli Ulma come loro patroni e si occupano di sostenere le famiglie in difficoltà.

Nel 2003 Szpytma ha iniziato a costruire a Markowa un monumento in onore degli Ulma alla cui inaugurazione, nel 2004, erano presenti, tra gli altri, l’Arcivescovo Józef Michalik, Vescovo metropolita di Przemyśl e presidente della Conferenza Episcopale Polacca, e Abraham Segal, uno degli ebrei salvati a Markowa.

Sul monumento c’è una scritta: “Salvando le vite degli altri, hanno sacrificato le proprie: Józef Ulma, sua moglie Wiktoria e i figli Stasia, Basia, Władzio, Franuś, Antoś, Marysia, un bambino ancora non nato”.

“Nascondendo otto dei nostri fratelli maggiori nella fede, ebrei delle famiglie Szall e Goldman, sono morti insieme a loro a Markowa il 24 marzo 1944 per mano della gendarmeria tedesca”, recita l’iscrizione. “Possa il loro sacrificio essere un appello al rispetto e all’amore dovuti a tutti!! Erano figli e figlie di questa terra, e rimangono nel nostro cuore. La comunità del distretto di Markowa”.

“Credo che presto celebreremo la beatificazione dei Servi di Dio Ulma, e a Dio piacendo la cerimonia di apertura del Museo della Famiglia Ulma dei Polacchi che hanno Salvato gli Ebrei nella Regione della Subcarpazia segnerà la celebrazione del 70° anniversario di questo crimine”, ha concluso Szpytma.

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ZENIT Staff

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