Non capita spesso di essere di fronte a un page turner quando si leggono i libri su tematiche religiose. Ma il volume di Timothy Radcliffe, Prendi il largo. Vivere il battesimo e la confermazione, fa parte di queste poche eccezioni. È un libro che cattura l’attenzione dalla prima all’ultima pagina.
Timothy Radcliffe, teologo domenicano di fama internazionale, ex-maestro generale dell’ordine, autore di vari best-seller, si dedica nel volume che si presenta ora al lettore italiano, a riflettere sui due sacramenti del battesimo e della confermazione.
Riflettere sul battesimo è andare alla radice che accomuna tutti i cristiani e già nella «Introduzione», Radcliffe sottolinea l’importanza e la centralità di questa premessa condivisa del «sed ante omnia christianus». Non è marginale, infatti, che tre dei grandi patroni d’Europa – san Benedetto, san Francesco d’Assisi e santa Caterina da Siena – non siano stati chierici.
Per il teologo, ogni sacramento «mette in scena una storia». Dopo aver parlato in un’altra opera dell’eucaristia come «storia della nostra trasformazione attraverso la fede, la speranza e l’amore», in quest’opera si concentra a raccontare la storia del battesimo che si riassume così: «All’inizio siamo chiamati per nome e segnati con il segno della croce: è l’amore incondizionato che ci chiama all’esistenza; con il procedere del rito, però, scopriamo che questo amore è impegnativo e trasformante. Siamo invitati a seguire il Signore, che ci chiama a condividere la responsabilità gli uni verso gli altri e verso la creazione, ad abbandonare l’egoismo, a morire e a condividere la vita stessa del Dio uno e trino. Questo amore è esigente proprio perché è vero, e il vero amore è sempre una forza che trasforma» (9).
Il fascino dell’approccio di Radcliffe risiede nel fatto che per lui la teologia non è sinonimo di archeologia. Con stile e acribia il teologo domenicano riesce a coniugare il dato di fede con la poesia, la letteratura, con esempi cinematografici, episodi personali e con tanto umorismo. Tornando però all’andamento del libro, il progetto di Radcliffe prende le varie tappe della celebrazione liturgica e cerca di arricchirle e di approfondirle con il suo bagaglio culturale e teologico impressionante. Tutto con una capacità divulgativa e comunicativa lodevole.
Il battesimo dei bambini
Parlando del battesimo dei bambini, il teologo mostra come questa prassi espliciti la comprensione cattolica della fede. Questa «non è in primo luogo questione di scegliere cosa credere, come se fossimo consumatori in un supermercato spirituale e riempissimo il carrello di beni religiosi per soddisfare bisogni e preferenze personali. La fede è la nostra riposta alla scoperta sorprendente di essere stati scelti» (15-16). In quest’ottica, il battesimo dei bambini esprime il primato assoluto e «l’assoluta supremazia dell’amore di Dio» (22).
Il dono del battesimo che i genitori fanno ai loro figli è un dono d’amore ed è ridicolo ed ideologico etichettarlo come violazione della loro libertà di scelta. Per un cristiano cosciente del bene dell’amore di Dio, «comprare la culla e non chiedere il battesimo sarebbe una accoglienza solo a metà del dono del figlio» (16).
I bimbi, in primo luogo, non ci chiedono neanche di nascere, non ci chiedono neppure di farli maschi o femmine, non scelgono neppure il loro paese, né la lingua che parleranno. Sono tutte scelte previe, o meglio, doni che non solo facciamo a loro, ma che dobbiamo far loro perché sono il preludio e il materiale dei quali si nutrirà la loro libertà e sui quali si costruiranno le loro scelte future.
«Naturalmente ciascuno di noi deve abbracciare la vita che ha ricevuto. Deve accettare di essere la persona che è, con la sua eredità genetica, che vive in questo tempo, invece di essere un mandarino cinese del XVIII secolo o la reincarnazione di Napoleone. Allo stesso modo, alla fine devo accettare o rifiutare liberamente chi sono da figlio battezzato di Dio» (17). Coloro che rispondono al posto nostro alle domande del nostro battesimo, non lo fanno a scapito della nostra libertà, ma perché sono convinti che questo gesto è parte del nostro cammino di liberazione attiva: «Hanno detto ‘sì’ alla nostra liberazione in Cristo» (19).
Il primo capitolo del libro, sul diventare bambini in Cristo, e l’ultimo capitolo sulla confermazione, che tratta del crescere e del diventare adulti, costituiscono un’inclusione narrativa e lo spazio di storia in cui si sviluppa la riflessione del teologo londinese.
Seppure gli argomenti di fondo siano i due sacramenti appena menzionati, l’opera è molto più di un’introduzione ai sacramenti dell’iniziazione crisitana. È piuttosto un cammino ricco nelle varie sfumature dell’essere cristiani nel mondo di oggi. È un dialogo aperto e fresco con la storia della salvezza che ci chiama ad essere responsabili della fede e nella fede raccontandoci di «un amore che apre le porte e ci mette su strade lontane da casa perché possiamo arrivare alla nostra vera dimora» (61). Così si affrontano tematiche come la devozione ai santi, la religione e la violenza, la questione del diavolo, il problema della povertà nel mondo, la prassi dell’amore cristiano, il senso del digiuno, lo zelo della testimonianza, ecc.
Gli ultimi due capitoli del libro, dedicati particolarmente al sacramento della confermazione sottolineano l’impegno reciproco tra Dio e il credente per un vissuto cristiano adulto. Ricevere il sigillo dello Spirito significa essere «segnati come appartenenti a Cristo». Questo appartenere a Dio non priva l’uomo della sua identità. Anzi, tale appartenenza dona all’uomo la grazia di diventare se stesso (318).
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Il libro è disponibile sul seguente link:
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