Martedì scorso la Commissione sulla Libertà Religiosa Internazionale degli Stati Uniti (USCIFR) ha pubblicato il suo rapporto annuale per il 2013.

“La situazione della libertà religiosa internazionale è sempre più difficile a causa della presenza di fattori che fomentano l’instabilità Questi fattori includono l’ascesa dell’estremismo religioso violento associato ad azioni ed inazioni dei governi”, ha affermato la dottoressa Katrina Lantons Swett, presidente dell’USCIFR, al momento dell’uscita del rapporto.

Il Rapporto Annuale 2013 ha auspicato che il Segretario di Stato riqualifichi le seguenti otto nazioni come “countries of particular concern” (paesi che destano particolare preoccupazione) o CPC: Birmania, Cina, Eritrea, Iran, Corea del Nord, Arabia Saudita, Sudan e Uzbekistan. “L’USCIFR ritiene che altri sette paesi si trovino sulla soglia del CPC e debbano essere designati come tali: Egitto, Iraq, Nigeria, Pakistan, Tagikistan, Turkmenistan e Vietnam”, spiega il rapporto.

Il documento copre lo spazio temporale di un anno che si conclude con il 31 gennaio scorso. Vi si evidenzia che il Dipartimento di Stato ha concesso deroghe all’Arabia Saudita e all’Uzbekistan, omettendo in tal modo qualunque misura contro questi paesi per le loro violazioni della libertà religiosa.

Inoltre, non vi sono state nuove azioni presidenziali, né designazioni CPC, e il Dipartimento di Stato ha fatto affidamento sulle sanzioni pre-esistenti, afferma il rapporto.

Venendo ad alcuni dei paesi con particolari palesi violazioni della libertà religiosa, l’USCIFR ha osservato che, riguardo alla Birmania e alle riforme politiche che stanno avendo luogo in quel paese, finora i progressi in materia di fede sono scarsi. Continuano ad esserci severe restrizioni alla libertà di culto e di educazione e i gruppi religiosi ancora incontrano molti ostacoli nelle loro attività.

Il rapporto afferma che in Cina “il governo continua a perpetrare violazioni particolarmente gravi della libertà di coscienza, di pensiero e di religione”.

Anche l’Egitto, l’Eritrea e l’Iran continuano a violare in maniera preoccupante la libertà religiosa. Con riferimento all’Iran, il rapporto dice: “Il governo iraniano continua a impegnarsi in sistematiche, continue e palesi violazioni della libertà religiosa, tra cui figurano la detenzione prolungata, la tortura e le esecuzioni capitali, basate principalmente o esclusivamente sulla fede religiosa dell’accusato”.

La Nigeria è stato un altro paese identificato dal rapporto come “di particolare preoccupazione”. Vi sono sistematiche e continue violazioni della libertà religiosa che coinvolgono tutti i nigeriani, afferma il rapporto.

Si segnala che, dal 1999, più di 14.000 nigeriani sono stati uccisi in scontri settari tra musulmani e cristiani.

La Corea del Nord e il Pakistan continuano ad essere paesi con preoccupanti violazioni della libertà religiosa. La recente transizione nella leadership in Corea del Nord non ha affatto contribuito a migliorare la situazione.

Il Vietnam è un altro paese identificato dall’USCIFR come violatore della libertà religiosa. “Il governo vietnamita continua ad espandere il proprio controllo su tutte le attività religiose e reprime individui o gruppi religiosi visti come sfide per l’autorità”.

L’USCIFR ha affermato che, mentre nelle vaste aree urbane il governo permette l’attività religiosa, in altre aree del paese, ed in particolare nei confronti delle minoranze etniche si verificano gravi abusi, arresti e apostasie forzate.

Venendo alla situazione dei cattolici il rapporto osserva che le relazioni tra questi ultimi e il governo continua ad essere tesa. Inoltre, nell’anno passato, molti cattolici sono stati arrestati dalle autorità per aver partecipato a veglie di preghiera pacifiche presso proprietà precedentemente intestate alla Chiesa.

Ciononostante il numero dei credenti in Vietnam continua a crescere, sottolinea il rapporto.

In aggiunta ad analisi dettagliate sui paesi specifici, il rapporto contiene anche una sezione su tematiche particolari. Uno dei temi esaminati riguarda i cambiamenti costituzionali. Alcuni paesi – Egitto, Somalia, Libia, Sudan, Turchia – hanno varato, o stanno varando, nuove costituzioni.

Il testo di una costituzione è determinante, afferma il rapporto, sebbene l’USCIFR ammetta che non necessariamente esso garantisce la libertà religiosa all’atto pratico.

In 23 paesi monitorati dall’USCIFR, tutti a maggioranza musulmana, si è rilevato che le costituzioni sanciscono l’Islam come religione di stato. In altre 33 nazioni, lo stato proclama un atteggiamento neutrale nei confronti della religione.

Un’altra tematica analizzata nel rapporto è relativa alle crescenti violazioni commesse da soggetti non-statali in stati falliti o sulla via del fallimento.

“I soggetti non-statali sono estremamente diversificati e includono individui, masse, gruppi vigilanti, insorgenti anti-governativi, organizzazioni militanti e gruppi identificati come terroristi”, spiega il rapporto.

In molti casi le autorità locali non sono capaci di fermare questi gruppi, quindi il rapporto sollecita il governo statunitense a sviluppare una strategia per fare fronte a tali situazioni.

Un altro argomento trattato nel rapporto riguarda l’adozione di leggi sulla blasfemia e sulla diffamazione della religione. Queste leggi, afferma l’USCIFR, sono contrarie agli standard dei diritti umani internazionali e spesso portano a violazioni della libertà di parola e di religione.

“Sebbene spesso siano giustificati come necessarie per promuovere l’armonia religiosa, queste leggi producono l’effetto opposto, esacerbando l’intolleranza religiosa, la discriminazione e la violenza”, si legge nel rapporto.

La carcerazione per gli obiettori di coscienza, la negazione della libertà religiosa nei paesi post-comunisti e la libertà religiosa nelle organizzazioni internazionali sono altri temi trattati nel rapporto.

Il rapporto sottolinea che permangono molte gravi violazioni della libertà religiosa e che è assai necessario che i governi e le organizzazioni internazionali si mobilitino in questo campo.

Testo integrale del Rapporto USCIFR:  http://www.uscirf.gov/images/2013%20USCIRF%20Annual%20Report%281%29.pdf