"Una nuova etica capace di guardare a Dio"

Saluto del Rettore della Lateranense al seminario AISES su “Fisco, Governance, Mercati Finanziari”

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Riprendiamo di seguito il testo del saluto rivolto lunedì 27 maggio dalMagnifico Rettore della Pontificia Università Lateranense, monsignor Enrico dal Covolo, al Seminario inaugurale del Corso di alta formazione “Persona, Governance, Mercato” su “Fisco, Governance, Mercati Finanziari”.

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Signore e Signori,

introducendo questo Seminario – che si inserisce all’interno del Corso di alta formazione Persona, Governance, Mercato, promosso dall’Accademia Internazionale per lo Sviluppo Economico e Sociale (“AISES”) – permettetemi di accennare che Fisco, Governance e Mercati finanziari sono le parole-chiave del contesto socio-economico attuale.

Il mio intento, dunque, è di illustrare brevemente l’intimo legame fra queste tre parole-chiave e le ragioni per cui ritengo sia necessario, sul fronte prettamente economico, sviluppare politiche in grado di liberare la crescita.

Non c’è dubbio che molti dei problemi con i quali oggi ci confrontiamo affondano le proprie radici nell’incapacità di dare risposte adeguate alle sfide del nostro tempo: sfide, queste, su cui si è fermato a lungo Papa Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in Veritate. Negli anni scorsi la globalizzazione ha prodotto ricchezza e sviluppo a ritmi finora sconosciuti. Nello stesso tempo, però, la globalizzazione ha evidenziato straordinarie e inedite disuguaglianze, a fronte delle quali le istituzioni politiche e economiche devono offrire risposte concrete, affiancando alla giustizia commutativa, tipica dei rapporti di mercato, forme di giustizia distributiva, che siano in grado di introdurre nei processi economici la necessaria coesione sociale.

Di fatto, è urgente che cresca il grado di fiducia reciproca, senza la quale il mercato stesso “non può pienamente espletare la propria funzione economica” (cfr. Caritas in Veritate, n. 35). Si tratta, quindi, di tracciare una “via istituzionale della carità”, di fronte alle sfide della “globalizzazione plurale e poliarchica”.

Proprio per rispondere a tali sfide, la Pontificia Università Lateranense ha istituito l’Area Internazionale di Ricerca Caritas in Veritate. La nuova cultura economica, che ci proponiamo di far crescere nei prossimi anni, dovrà essere in grado di liberare energie e risorse per la crescita, di superare le resistenze degli interessi corporativi, le aree di privilegio e di rendita, e di saper creare nel contempo stabili condizioni per quel benessere diffuso, di cui devono beneficiare anche coloro che fino ad oggi ne restano esclusi. A tal fine, occorre introdurre riforme tese a valorizzare il capitale umano e sociale, a promuovere il talento, l’iniziativa individuale e collettiva, la capacità e la voglia di intraprendere, di sperimentare, di innovare, di competere, e di assumerne il ragionevole rischio. Nello stesso tempo, occorre conciliare competizione, flessibilità, dinamismo e innovazione, con la salvaguardia di alti livelli di solidarietà e di coesione sociale, di tutela dei diritti e delle libertà dei cittadini, di qualità della vita, di sostenibilità ambientale e di qualità dei servizi sociali.

Gli eventi succedutisi nei mercati finanziari dal 2007 a oggi testimoniano che una governance non orientata a uno sviluppo sostenibile è un fattore di rischio per la stabilità dei mercati e, quindi, per la crescita dell’economia, per l’occupazione,  per il benessere sociale.

Il sistema economico occidentale sta attraversando una crisi globale, che trae origine dagli squilibri che hanno caratterizzato l’evoluzione del sistema finanziario internazionale, i cui effetti a loro volta si sono innestati in un contesto contraddistinto, tra gli altri, da due fattori destabilizzanti:

globalizzazione dei mercati, che ha favorito lo sviluppo dell’economia mondiale, ma ha accentuato gli squilibri tra Paesi con diversi contesti politici, economici e sociali, in assenza di una governance sovranazionale dell’economia;la finanziarizzazione dei sistemi economici, che ha sovvertito il ruolo tradizionale della finanza al servizio dell’economia: la prima si è sviluppata più velocemente della seconda, per l’abrogazione dei controlli sui movimenti di capitali, lo sviluppo delle tecnologie informatiche e la deregolamentazione.

In giorni così difficili per la tenuta finanziaria della nostra Europa, ritengo opportuno ricordare un economista tedesco, un padre del progetto europeo, al quale dobbiamo in gran parte la formalizzazione dei Trattati istitutivi dell’Unione europea firmati a Roma nel 1957. Il professor Alfred Müller-Armack, docente di Economia Politica all’Università di Colonia e, in seguito, consigliere economico del Cancelliere Ludwig Erhard, in un saggio del 1969, affermava: Tutti [scienziati, economisti e moralisti] debbono tentare di trovare una soluzione che non deve essere né un’utopia né una caparbia insistenza sull’esistente, ma una sintesi realistica in cui giustizia sociale, libertà personale e formazione democratica della volontà trovino un soddisfacimento allo stesso modo di ciò che richiede il nostro mondo tecnico, capillarmente organizzato dal punto di vista economico e in continua trasformazione in questa direzione, in termini di giudizio severo, chiara decisione, nuove concezioni e forme dell’organizzazione.

Di monito possono essere, per noi tutti, le recenti parole di Papa Francesco, sensibile alla preoccupante situazione che stiamo vivendo:

Mentre il reddito di una minoranza cresce in maniera esponenziale, quello della maggioranza si indebolisce. Questo squilibrio deriva da ideologie che promuovono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria, negando così il diritto di controllo agli Stati pur incaricati di provvedere al bene comune. Si instaura una nuova tirannia invisibile, a volte virtuale, che impone unilateralmente e senza rimedio possibile le sue leggi e le sue regole.

E ha continuato: La maggior parte degli uomini e delle donne del nostro tempo continuano a vivere in una precarietà quotidiana con conseguenze funeste.

In particolare il Santo Padre ha individuato le cause di tale situazione nel rapporto col denaro, nell’accettare il suo dominio su di noi e sulle nostre società.

È quindi urgente recuperare quello che lo stesso Pontefice ha definito il tesoro dei poveri, ovvero la solidarietà. Di qui l’appello ai governanti per una nuova etica capace di guardare a Dio, un’etica non ideologica, che sappia però trovare nuovi equilibri fra politica e finanza, fra governi e mercati, affinché il denaro non diventi il padrone di ogni scelta e decisione, producendo ingiustizie, infelicità e precarietà.

Ma il Santo Padre si è soffermato altresì su altri due aspetti oggetto dell’incontro di oggi, una corruzione che definisce tentacolare, e un’evasione fiscale definita egoista, cha hanno assunto dimensioni mondiali e che richiedono il ricorso all’etica, la sola in grado di creare un equilibrio e un ordine sociale più umani.

E’ pertanto auspicabile una riforma della finanza internazionale ispirata a principi non speculativi, che comporti un cambiamento di atteggiamento dei governanti, che conduca ad una solidarietà disinteressata e a un ritorno dell’etica in favore dell’uomo nella realtà finanziaria ed economica.

Ci tengo ad infondere a Voi tutti l’augurio che i lavori di questo Convegno possano contribuire a incrementare l’etica e la solidarietà, le sole in grado di guidare i governanti, affinché siano veramente al servizio del bene comune.

Grazie per la vostra attenzione, e buon lavoro a tutti!

+ Enrico dal Covolo

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ZENIT Staff

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