BRIC: La Cina tra rallentamento dell'economia e le disuguaglianze (Seconda parte)

Come se la cavano i BRIC (Brasile, Russia, India, Cina) protagonisti dell’economia globalizzata ai tempi della grande crisi delle economie “avanzate”

Share this Entry

Le relazioni sindacali

L’aumento del costo del lavoro va di pari passo con il progressivo, anche se ancora insufficiente, miglioramento nelle condizioni di lavoro e nel riconoscimento dei diritti sindacali.
Dal 2008 è entrata in vigore una nuova legge di tutela del lavoro subordinato che ha migliorato in una qualche misura la pessima situazione precedente. Poco tempo fa la Foxconn (2), la più grande azienda produttrice di prodotti elettronici del mondo (tristemente nota per l’alto numero di suicidi dei propri operai), ha annunciato che nelle sue fabbriche si stanno preparando elezioni dei delegati sindacali “veramente rappresentative”. In un sistema come quello cinese non è  pensabile che tale decisione sia stata presa senza il consenso del governo cinese. Certamente sarà necessario accertare quanto i candidati alle elezioni sindacali verranno scelti direttamente dai lavoratori e quanto dalla stessa azienda o dal partito. Inoltre, bisognerà vedere anche il tipo di tutela giuridica che avranno gli eletti (Saranno discriminati sul lavoro?  Verranno trasferiti per ritorsioni? Subiranno pressioni? Ecc.). Questa sembra essere, almeno sulla carta, una novità per il sistema cinese. I fatti diranno se la novità sarà solo di facciata o reale…

Le diseguaglianze e l’inquinamento

I due problemi più importanti del Paese oggi sono la grande diseguaglianza dei redditi e delle ricchezze e l’inquinamento ambientale.

La diseguaglianza
Per la prima volta qualche mese fa, il capo economista del Financial Times, Simon Rabinovitch (3), ha pubblicato i dati relativi al coefficiente Gini, collocando la Cina nel 2012 intorno al valore di 0,474, ben al di sopra della soglia di allarme fissata dalle Nazioni Unite al 0,40. Diversi studiosi pensano che la realtà sia ancora peggiore e che il coefficiente si aggiri intorno a 0,61. Ciò collocherebbe la Cina ai primi posti della classifica dei Paesi più diseguali al mondo.
Il governo Xi Jinping-Li Keqiang si è detto deciso ad intervenire sulla riduzione della diseguaglianza, e ha pubblicato, a febbraio 2013, un piano per riformare il sistema composto da 35 punti. Tra i primi punti viene detto che il governo varerà provvedimenti per raddoppiare il reddito medio annuo pro-capite dei cinesi tra il 2010 e il 2020. Tra le misure specifiche previste ci sono l’elevamento del salario minimo (questo farebbe uscire circa 80 milioni di cinesi dalla povertà entro il 2015, facendone rimanere “solo” poche decine di milioni).

Un’altra iniziativa riguarda un forte investimento nell’educazione, nell’edilizia pubblica, un miglioramento del sistema pensionistico e sanitario, la concessione ai contadini di più forti titoli di proprietà sulla terra. Inoltre saranno attuate politiche inclusive nei riguardi dei lavoratori migranti, saranno aiutati a registrarsi come residenti urbani, beneficiando così di tutti i servizi pubblici essenziali nelle città, da cui sino ad oggi erano esclusi. Le banche pagheranno tassi di interesse più elevati ai depositanti, mentre verrà istituito l’obbligo per le imprese statali di aumentare la percentuale dei profitti distribuita come dividendi, e aumenteranno le tasse sulle proprietà e sui beni di lusso.  Quello che lascia perplessi molti analisti è il fatto che l’applicazione delle misure annunciate si scontri con forti interessi consolidati, come quello delle imprese pubbliche che non avrebbero voglia di dare più soldi allo Stato, o dei comuni che derivano una parte molto consistente dei loro proventi dalla vendita delle terre, o ancora dei molti funzionari che si sono arricchiti grazie a molti immobili che sarebbero ora tassati.

L’inquinamento
Il problema dell’inquinamento è una delle emergenze del Paese che tocca in maniera esponenziale alcune grandi città. Di questa situazione sono responsabili le autorità cinesi, ma non solo. E’ noto come i paesi occidentali, in particolare gli Stati Uniti, abbiano utilizzato finora l’apparente accidia cinese su tale fronte come una scusa per non fare sostanzialmente niente loro stessi. Oggi che la situazione ha superato ogni limite di sostenibilità i governanti cinesi si sono detti pronti ad intervenire. Il governo cinese ha affermato di star lavorando su politiche fiscali miranti alla protezione dell’ambiente e delle risorse. In questo senso, il ministero delle finanze ha proposto l’introduzione della carbon tax, basata sulle emissioni di biossido di carbonio; la tassa inizialmente sarà bassa per poi crescere nel tempo. Lo scopo di carbon tax sarà anche quello di incentivare lo sviluppo del settore delle energie rinnovabili. In questo quadro il Paese vuole seguire una strada diversa da quella dei paesi occidentali, che tendono soprattutto a sostituire carburanti inquinanti con altri che lo sono meno. La Cina vorrebbe saltare lo stadio intermedio per passare direttamente verso le energie rinnovabili.

Conclusioni
Il potenziale di crescita dell’economia cinese, salvo boom finanziari sempre in agguato, appare ancora molto ampio. Si pensi soltanto alle centinaia di milioni di persone che in un prossimo futuro si sposteranno dalle campagne alle città e alle necessità di infrastrutture e di nuovi consumi che esse indurranno. Nel frattempo la sfida che ha di fronte la Cina è di superare i grandi squilibri della fase precedente (diseguaglianze tra le varie classi sociali, le aree territoriali e i gruppi etnici; inquinamento; basso livello tecnologico delle produzioni; ecc.) e di porre così le basi di uno sviluppo maggiormente sostenibile sia economicamente che socialmente. Sembra che il gruppo dirigente del Paese voglia portare avanti il compito, anche se sembra avere di fronte forti resistenze da parte degli interessi costituiti. Vedremo tra qualche anno quali saranno stati i risultati.

[La prima parte è stata pubblicata ieri, domenica 26 maggio 2013]

*

NOTE

(2) La Foxconn è una delle più grandi fabbriche del mondo nella produzione di dispositivi hi-tech. L’azienda è tristemente nota per l’alto numero di suicidi tra i suoi operai. Secondo China Labor Wach, una Ong americana, negli ultimi mesi diversi lavoratori si sono suicidati a causa delle condizioni di lavoro.

(3) Rabinovitch S., Beijing vows to raise minimum wages, www.ft.com, 5 febbraio 2013

Share this Entry

Carmine Tabarro

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione