Una radio fatta dai malgasci per i malgasci e una voce pulita in un mondo giornalistico corrotto. È Radio Don Bosco, l’emittente creata dai salesiani nel 1996 ad Antananarivo, capitale del Madagascar. Tra le prime emittenti private del Paese, il mezzo di comunicazione principalmente educativo e culturale diventa ben presto un prezioso strumento a servizio della Chiesa attraverso il progetto ReSat.
Il programma prevede la creazione di una radio cattolica in ognuna delle 21 diocesi del Paese e la realizzazione di una rete satellitare che permette alle emittenti di comunicare tra loro e di ricevere i programmi prodotti da Radio Don Bosco. Al momento nell’isola le emittenti diocesane sono 16 e ogni redazione è formata negli studi dei salesiani. «Attraverso questa collaborazione – spiega don Claudio Ciolli, superiore della visitatoria salesiana in Madagascar, accogliendo Aiuto alla Chiesa che Soffre-Italia negli studi radiofonici – le stazioni locali ricevono i nostri giornali radio e le nostre trasmissioni, mentre noi abbiamo corrispondenti in tutte le diocesi.
In seguito al colpo di stato del 2009, quando tutte le altre comunicazioni erano interrotte, noi eravamo l’unico media a ricevere notizie da ogni parte del Paese». In Madagascar i mezzi di comunicazione cattolici sono molto apprezzati anche dai non cristiani per la loro informazione obiettiva e imparziale.
Oggi negli studi di Antananarivo lavorano una trentina di persone. I programmi, interamente realizzati in lingua malgascia, hanno un alto valore educativo e affrontano molti temi legati alla salute, ai diritti dei minori, alla dottrina sociale della Chiesa, alla pastorale del lavoro e alla promozione della donna. «Nonostante tutto – aggiunge don Ciolli – cerchiamo di aiutare la gente a mantenere sempre uno sguardo positivo sulla realtà in un momento in cui mancano segni di speranza».
I radiogiornali e molte delle trasmissioni sono seguiti da più di tre milioni di persone in tutta l’isola. «Le nostre radio cattoliche – dichiara ad ACS-Italia monsignor Rosario Vella, vescovo di Ambanja, diocesi del Nord malgascio – entrano in tutte le case e le capanne, anche nei villaggi più sperduti. Sono uno strumento importantissimo sia per lo sviluppo della fede che per la promozione dell’educazione. Ascoltarle rappresenta un modo bello, giusto e educativo di passare il tempo libero».
Tuttavia in un Paese segnato dalla grave instabilità politica come il Madagascar, essere tra le emittenti più ascoltate ha dei lati negativi. Qualche anno fa’ l’ex presidente Marc Ravalomanana ha costretto la Radio Don Bosco a sospendere una delle sue trasmissioni che affrontava temi di carattere sociale. «Abbiamo dovuto pagare una multa, ma soprattutto abbiamo rischiato di dover chiudere l’intera stazione», racconta don Claudio.
Accade poi spesso che i giornalisti ricevano pressioni dal mondo politico. Motivo per cui il direttore padre Luca Treglia, che fa parte della consulta mondiale salesiana per la comunicazione sociale, vaglia con particolare attenzione ogni notizia. «Il giornalismo in Madagascar – spiega don Claudio – attraversa un momento difficilissimo. C’è molta corruzione e non esiste un’informazione imparziale. Ecco perché è importante il nostro lavoro: un esempio di informazione disinteressata, tra i tanti interessi in gioco in questa società»