Giustizia e legalità in Africa: voci dal Sud Sudan

La testimonianza di padre Daniele Moschetti, missionario nel paese africano

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Il Sud Sudan è lo Stato più giovane del mondo. Nel 2011 ha raggiunto l’indipendenza in seguito a lunghe sofferenze durate per più di un secolo: l’oppressione dell’Impero Ottomano nell’Ottocento, la schiavitù, il colonialismo inglese e, infine, una guerra civile con il nord musulmano e sunnita del Paese che si è protratta per più di mezzo secolo e terminata, nel gennaio 2005, con l’istituzione di accordi temporanei di pace.

Padre Daniele Moschetti, missionario comboniano da quattro anni presente in Sud Sudan, nel corso dell’incontro Giustizia e legalità in Africa – voci e testimonianze dal Sud Sudan, organizzato lo scorso 13 maggio presso la sede della Provincia di Roma da Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, ha raccontato il lungo cammino di un popolo in cerca d’identità e di pace.

“La missione in Sudan è un cammino sulle orme del nostro fondatore, San Daniele Comboni, che proprio in Sudan diede vita al nostro ordine – afferma Padre Daniele Moschetti –la nostra attività missionaria ha dato molto spazio al tema dell’educazione infatti quasi tutte le scuole sudanesi sono intitolate a Daniele Comboni. Cerchiamo di dialogare con il governo affinché migliori l’agricoltura e l’allevamento, le uniche attività nelle mani della popolazione, e per i giovani abbiamo ideato attività di socializzazione che possono influenzare positivamente il processo di pace in corso nel Paese”.

A prendere poi la parola è stato Tonio Dell’Olio, responsabile di Libera International che dal 1995 al 2005 ha svolto una campagna per la pace in Sudan: “La grande miseria di questo Paese nasce proprio dalla sua estrema ricchezza di risorse naturali– ha raccontato Dell’Olio – prima fra tutte l’acqua del Nilo che attraversa il Sudan; vi sono inoltre miniere d’oro e fonti petrolifere controllate da imprese cinesi. La Cina, che sta colonizzando tutta l’Africa, in passato ha potenziato con le armi la guerra civile sudanese”.

Per cinquant’anni la guerra in Sudan è stata dimenticata dal mondo e ora la pace rischia di avere la stessa sorte: “I processi di pace vanno accompagnati dalla solidarietà internazionale – ha continuato Dell’Olio – che, nella maggior parte dei casi, arriva solo quando ci sono degli interessi economici”.

Per Padre Daniele Moschetti, le vere risorse del Sudan sono i giovani: “È fondamentale formare le coscienze dei giovani ad un’educazione civica e ad una politica fondata sui valori: un lavoro che deve essere portato avanti non solo dai missionari ma anche dalla società civile, dalle chiese e dalla comunità internazionale. La pace, se non viene accompagnata, si trasforma nuovamente in guerra. Oggi l’individualismo prevale non solo a livello associativo o familiare ma anche nella realtà ecclesiale: un’apertura di cuore è necessaria per realizzare una reale società multiculturale che sappia riconoscere l’importanza della difesa dei diritti umani”.

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Gaia Bottino

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