Lunedì 13 maggio a Fatima, nella Cova da Iria - teatro, come si sa, di uno dei più impressionanti avvenimenti della storia del secolo scorso - il Cardinale Patriarca di Lisbona, Sua Em.za Josè Policarpo, ha ufficialmente reso noto il testo della Consacrazione del Ministero petrino di Papa Francesco al Cuore Immacolato. È stato un gesto profondo di fede, voluto dal Santo Padre stesso, nella fondata certezza che la Vergine accolga e benedica i suoi propositi, all’inizio dell’ardua missione, affidatagli dal Cielo, di condurre la Chiesa in questa epoca travagliata.

Stiamo assistendo tutti, stupiti e commossi, ai gesti spontanei e fraterni di questo Pontefice, ennesimo dono della Provvidenza al mondo cinico e indifferente di oggi.

Questo è, da sempre, lo “stile” di Dio. Come nel lontano 1917 al fragore delle bombe, all’odio e ai bagliori di una Guerra, che sembrava infinita e universale, rispose inviando, ancora una volta, sua Madre, messaggera di conversione e di pace, così il Signore rinnova, di tempo in tempo, la sua benevolenza, riaffermando il suo desiderio “che tutti gli uomini siano salvi” (1 Tim. 2,4) e che ritrovino la via della autentica realizzazione di sé, della vera gioia.

Questo “atto di consacrazione” dice (§2): “Le vie del rinnovamento della Chiesa ci conducono a riscoprire l’attualità del messaggio che hai dato ai Pastorelli, l’esigenza della conversione a Dio che è stato tanto offeso perché è stato tanto dimenticato. La conversione è sempre un ritorno all’amore di Dio. Dio perdona perché ci ama. E per questo il suo amore si chiama misericordia. La Chiesa, protetta dalla tua materna sollecitudine e guidata da questo Pastore, si dovrà manifestare sempre di più come luogo della conversione e del perdono, perché in essa la verità si esprime sempre nella carità”.

Vorrei soffermarmi, pur brevemente, su un solo aspetto, non marginale, che tra l’altro felicemente si inserisce nella “Giornata Mondiale della Comunicazione Sociale”, celebrata domenica scorsa, 12 maggio. Fatima spesso - come ricorda il testo sopra citato - richiama un “Messaggio”, l’appello, cioè, rivolto da Maria Santissima, attraverso i piccoli veggenti, al mondo intero. Ella per prima aveva accolto, nella casa di Nazareth, un “annuncio” imprevedibile, da parte del messo celeste, e subito, con la vita e con la parola, iniziò a diffondere nei cuori la bellezza del dono ricevuto.

Maria Santissima ci insegna a comunicare la gioia della presenza di Dio, a farci trasmettitori del Vangelo, affidato alla nostra responsabilità. Tutti siamo anelli vivi nella Tradizione, che trae le sue origini dalla iniziale trasmissione del solo messaggio che ha realmente sconvolto il mondo: Gesù, morto e risorto.

Comunicare la Fede significa non arroccarsi dentro le proprie presunte convinzioni e certezze, arrendersi alle proprie miserie o chiudersi dentro i nostri limiti, ma cercare vie nuove di Verità e di Carità. Comunicare vuol dire entrare in comunione con gli altri, non trattenersi semplicemente sulla soglia dei cuori, ma sentire la responsabilità del destino di chi ci è affidato. Ogni cuore è un dono di Grazia da incontrare, da custodire, da stimare, da incoraggiare. Comunicare significa creare comunione vera e profonda, sentire una sintonia spirituale, che rende il prossimo amabile. Così ha fatto la Vergine Santa a Fatima, cercando il cuore innocente di tre Pastorelli che hanno accolto il suo appello materno e sono divenuti testimoni di luce, comunicatori credibili del Vangelo con la loro vita stessa.

La odierna proliferazione dei mezzi di comunicazione non coincide necessariamente con una vera “comunicazione”. Spesso, soprattutto i più giovani rischiano al contrario di chiudersi nel loro “mondo virtuale”. I “messaggi” stessi, che ci giungono da ogni dove, bombardando i nostri sensi, la nostra intelligenza e la nostra immaginazione, sono spesso devastanti. Per questo sono più che mai urgenti una sana disciplina e un corretto discernimento, per valutare tutto e trattenere ciò che è buono, come suggerisce San Paolo, perché questi straordinari mezzi della comunicazione sociale siano davvero strumenti efficaci di evangelizzazione e di promozione umana.

La “Consacrazione” di Papa Francesco è una nuova ulteriore tappa della “Peregrinatio” nel tempo di Maria Santissima, iniziata 2000 anni fa in Palestina e proseguita, lungo le generazioni, fino ai giorni nostri. È un nuovo anello di questa “comunicazione” nella fede, di cui Lei è Madre e Maestra. Le vie imperscrutabili della Grazia raggiungono i cuori per sentieri spesso sconosciuti agli occhi del mondo, ma noti e graditi agli occhi di Dio. Come torrenti sotterranei di acque risananti raggiungono la nostra vita, la purificano, la attraggono al bene.

Vi sono i canali “visibili” della comunicazione, ma esistono anche le vie nascoste della trasmissione della Grazia: in esse camminiamo, da esse lasciamoci plasmare e illuminare, perché il mondo veda la luce del Vangelo e possa ascoltare ancora una “Parola che salva”.

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Padre Mario Piatti icms è direttore del mensile “Maria di Fatima”