"In politica la vera battaglia è tra astrazione e concretezza"

Gigi De Palo, assessore alla Famiglia del Comune di Roma, racconta il suo impegno per la difesa dei principi non negoziabili

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Le ideologie astratte allontanano l’essere umano dalla realtà: credere che il bene comune non possa essere realizzato, pensare alla politica come un oggetto esclusivo degli arrivisti, secondo Gigi De Palo, Assessore alla Famiglia, all’Educazione e ai Giovani di Roma Capitale, è una menzogna. Per De Palo infatti, la politica “è la più alta forma della carità ed è qualcosa di cui ci dobbiamo prendere carico perché il bene comune dipende dalle scelte concrete di ognuno di noi”.

Prima di approdare nel 2011 nella giunta capitolina, Gigi De Palo è stato per sette anni Presidente delle ACLI di Roma e Presidente del Forum delle Associazioni Familiari del Lazio. Nel gennaio 2011 riceve una chiamata inaspettata dal Sindaco di Roma Gianni Alemanno che gli propone di diventare Assessore: “All’inizio non volevo accettare – racconta De Palo nel corso dell’incontro che si è svolto il 15 maggio scorso in Piazza San Francesco d’Assisi nel quartiere Trastevere – avevo già la mia piccola fetta di bene comune dove poter operare e il mio lavoro stava finalmente dando i frutti sperati. Parlando con mia moglie ho però riflettuto sulla possibilità di introdurre, una volta diventato Assessore, il quoziente familiare, una priorità per le famiglie in un momento delicato come quello di oggi. Ho deciso così di accettare la sfida e ora posso considerarmi felice della mia scelta; da quel momento però molte persone mi hanno incominciato a guardare attraverso gli ‘occhiali dell’ideologia’ quando in realtà ciò che conta in politica non è il partito di appartenenza, ma le proposte concrete e la visione del futuro. La logica del tifo di destra o di sinistra non risolve i problemi”.

De Palo non vuole rassegnarsi all’ormai stereotipato pensiero comune del “così è da sempre e nulla potrà mai cambiare”. La sua è la generazione che, durante la Giornata Mondiale della Gioventù a Tor Vergata del 2000, fu irradiata di luce dalle parole di Giovanni Paolo II: il Santo Padre invitò i giovani assetati di verità ad ascoltare e seguire il desiderio di fare della propria vita un capolavoro, senza lasciarsi inghiottire dalla mediocrità, restando così fedeli all’impegno di migliorare se stessi e la società.

“La vera battaglia è tra l’astrazione e la concretezza – dichiara De Palo a ZENIT –. Oggi è più urgente parlare dei registri delle coppie di fatto o di dare incentivi alle coppie per sposarsi e dare loro l’opportunità di fare figli così da rimettere in moto l’economia? La famiglia è una delle materie prime del nostro Paese e deve essere tutelata. Così come discernere tra l’assistenzialismo astratto e la sussidiarietà concreta: il primo si serve di slogan irrealistici come “un posto nido per tutti i bambini” o “una casa per chi non ce l’ha”; la seconda invece, dà la possibilità alla società civile di generare in prima persona un servizio per il bene comune. In che modo? Aiutandola economicamente”.

La libertà è stata data all’individuo per dar vita a qualcosa di nuovo che possa contribuire al bene comune: “Ciò è possibile solo se si è capaci di scegliere come affrontare i problemi – interviene Francesco Pepe, Ricercatore di Diritto Tributario all’Università di Foggia, uno dei giovani “né indignati né rassegnati” del Movimento OL3 ideato dall’Assessore De Palo, un “contenitore” di bene comune a cui hanno aderito molti della generazione della GMG di Tor Vergata – tutte le persone meritano rispetto ma non tutte le idee meritano di essere rispettate: le idee vanno discusse, anche combattute. Se io ripropongo l’ideologia nazista, la mia idea deve essere ascoltata? Assolutamente no! Le idee si diffondono e ben presto dal pensiero si arriva all’azione. Ecco perché crediamo in alcuni principi che non possono essere negoziabili e che rappresentano la spina dorsale della società”.

Tutela della vita dal momento del suo concepimento alla fine naturale, matrimonio fondato tra un uomo e una donna, libertà religiosa ed educativa: sono questi i tre pilastri della politica di De Palo. “In una nazione che sta morendo, dobbiamo ragionare su come generare futuro – continua De Palo – i principi non negoziabili rappresentano la Bellezza, alimentano le potenzialità dell’uomo di creare una cultura che metta al centro la vita: è più bello un bambino che nasce o una mamma che è costretta ad uccidere quel bambino perché non ha i mezzi per allevarlo? Sono da ammirare un uomo e una donna che si promettono amore per tutta la vita e che, nonostante le mille difficoltà, portano avanti la loro meravigliosa avventura  o un uomo e una donna costretti ad ammettere di non voler più condividere una vita insieme, lasciando i figli in difficoltà? La Bellezza veramente salverà il mondo”.

L’idea di De Palo è semplice: se si tutela il primo battito di una vita nascente e l’ultimo respiro affannato di un anziano che sta morendo, si possono difendere anche i soggetti fragili che si incontrano durante cammino dell’esistenza come i senza fissa dimora, gli immigrati, i disabili, i tossicodipendenti. La vita è degna e meritevole di essere vissuta sempre e non solo in determinate condizioni: “Chi le stabilisce queste condizioni? – domanda De Palo –. Lo Stato, la visione dell’uomo come quella di un suddito”.

I prinicipi non negoziabili non possono essere dimostrati: è necessario incarnarli e portarli avanti nella vita di tutti i giorni per fare una politica che generi futuro. “Chersterton diceva: verrà un giorno in cui dovrete sguainare le spade per dimostrare che le foglie sono verdi in estate – continua De Palo – oggi sta succedendo proprio questo: dobbiamo lottare per affermare che un bambino può nascere solo da un uomo e da una donna”.

L’azione è una delle esperienze umane decisive e la facoltà di agire è nascosta in ogni vita che nasce: se l’azione si concretizza nella difesa di valori che appartengono ad ogni singolo individuo, credente o ateo, può condurre l’individuo verso l’esperienza della Bellezza, segno di ciò che va oltre ciò che vediamo.

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Gaia Bottino

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