"Comunicare all'altro la bellezza e la gioia del Vangelo"

Saluto del rettore della Lateranensi ai partecipanti al Seminario “Nuova Evangelizzazione in Islam”

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ROMA, lunedì, 29 ottobre 2012 (ZENIT.org).– Pubblichiamo di seguito il saluto rivolto dal rettore della Pontificia Università Laterananense, monsignor Enrico dal Covolo, ai partecipanti al Seminario Interdisciplinare “Nuova Evangelizzazione in Islam”, svoltosi questa mattina all’ateneo romano.

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Il presente Simposio interdisciplinare è un’occasione di  riflessione post-sinodale sulla nuova evangelizzazione dei cristiani nei Paesi islamici.

1. Già l’Instrumentum Laboris del Sinodo suggeriva  l’urgente necessità di riscoprire la fede e la sua ragionevolezza, e allo stesso tempo metteva in luce le nuove situazioni e i nuovi areopaghi in cui si svolge la missione oggi (vedi soprattutto il terzo capitolo, “Trasmettere la fede”).

2. Tale istanza risulta ora ampiamente confermata dal dibattito sinodale appena concluso, dal Messaggio e dalle Proposizioni finali.

Una di esse, in particolare, raccomanda di proseguire con generosità e convinzione il dialogo cristiano-islamico, ai fini dell’evangelizzazione, nonostante le oggettive difficoltà che esso incontra. Quanto al Messaggio, conviene citarne un passo significativo: “Il dialogo tra i credenti delle varie religioni”, si legge alla conclusione del n. 10, “vuole essere un contributo alla pace, rifiuta ogni fondamentalismo e denuncia ogni violenza che si abbatte sui credenti, grave violazione dei diritti umani. Le Chiese di tutto il mondo sono vicine nella preghiera e nella fraternità ai fratelli sofferenti, e chiedono a chi ha in mano le sorti dei popoli di salvaguardare il diritto di tutti alla libera scelta e alla libera professione e testimonianza della fede”.

3. Oggi la presenza di qualche Padre Sinodale e di altri esperti ci offre la possibilità di precisare  alcune proposte di evangelizzazione nei Paesi islamici. Del medesimo tema si è occupata anche la recente Esortazione Apostolica Postsinodale Ecclesia in Medio Oriente (vedi in particolare il n. 28).

4. L’evangelizzazione per noi cristiani è un’esigenza intrinseca della fede e un frutto tangibile del vero amore.

In contesti particolari, specie nei Paesi dove il cristianesimo rappresenta la minoranza, per timore, per rispetto umano, o per una falsa concezione della libertà altrui, può succedere che rinunciamo a un’evangelizzazione attiva.

Viceversa, l’amore che spinge a comunicare all’altro la bellezza e la gioia del Vangelo, sempre suggerisce il modo più appropriato per trasmettere le verità rivelate, quali centro di irradiazione di senso e stella di orientamento nella storia. Del resto, “chi ha scoperto Cristo deve portare altri verso di lui. Una grande gioia non si può tenere per sé. Bisogna trasmetterla”  (Benedetto XVI, Omelia in occasione della XX Giornata Mondiale della Gioventù, Marienfeld 29 giugno 2005).

5. La dinamica storico-salvifica della Rivelazione, la pedagogia divina che l’ha attuata ed espressa, parlando all’uomo in molti modi e definitivamente attraverso i gesti e le parole di Gesù il Nazareno, dovrebbe farci riflettere sull’utile bellezza dello scambio di esperienze spirituali in paesi come il Pakistan. Proprio un autentico approccio spirituale – credibilmente testimoniato – potrebbe aiutare a gestire e, infine, a superare quella sorta di “separazione” dei cittadini cattolici o cristiani, che, se da un lato appartengono ad uno stato islamico, dall’altro, come fedeli appartenenti alla Chiesa di Dio, guardano verso il Papa e ai Vescovi per un sostegno religioso e morale.

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Nel Simposio odierno avremo la possibilità di riflettere su tutti questi argomenti, da un  punto di vista teologico, filosofico, politico ed economico.

+ Enrico dal Covolo

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ZENIT Staff

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