La beatitudine dell'attesa

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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ROMA, mercoledì, 24 ottobre 2012 (ZENIT.org).

Lettura

Come il Vangelo di ieri, anche questo ci proietta in un momento futuro, alla fine dei tempi, quando il Figlio dell’uomo verrà a giudicare. Questo sarà un momento inevitabile, e non dobbiamo illuderci che sia una finzione. Siamo fatti per il cielo, siamo qui su questa terra solo provvisoriamente, e dobbiamo vivere in tensione verso la nostra vera patria. Perdere di vista quest’orizzonte alto vuol dire perdere la strada, smarrire il sentiero della nostra vita. Ma è proprio lungo questo sentiero che Gesù viene, non solo alla fine dei tempi.

Meditazione

L’attenzione, la vigilanza che ha un padrone di casa per evitare che vi entrino i ladri, è la stessa che viene chiesta ai discepoli nell’attesa del Figlio dell’uomo. In questo Vangelo siamo invitati alla sollecitudine, allo sguardo pronto. Il Figlio è come il ladro che entra nella casa per rubare quando uno meno se lo aspetta. Il riferimento non è solo all’ultimo incontro, nel giorno del giudizio, ma a ogni attimo che è visitato dalla presenza del Signore che viene. Stiamo vivendo in questo tempo di attesa perché appunto Egli venga. Ed è un tempo colmo di speranza, di beatitudine, di sollecitudine per poter incontrare l’Amato. In questa prospettiva, la vita è vissuta come un patrimonio che ci è affidato, come una responsabilità che il Padre teneramente ci consegna, come un tesoro che ci viene donato e che a nostra volta siamo chiamati a donare. È un’“opera d’arte” che non ci appartiene e di cui siamo amministratori, come il servo beato della parabola che vive nella relazione di fiducia con il datore dei beni, senza farsene egli stesso padrone. Ma quel servo che invece quasi dimentica che il padrone tornerà e nel frattempo non compie i suoi doveri, se ne appropria, li gestisce in modo violento, costui subisce una severa condanna. Ci sconcerta la capacità insita nell’uomo di compiere tanta cattiveria, come sottolinea l’evangelista. Il servo stolto, nella sua negligenza, acquista un’aggressività spietata, una mostruosità spaventosa. Il disinteresse per l’altro, che viene malmenato crudelmente, e per il padrone, che viene totalmente dimenticato, è il disinteresse per se stessi. Ci si abbrutisce, spegnendo in sé il desiderio dell’incontro con il padrone, del suo ritorno, e scolorendo la sana relazione con Lui.

Preghiera

«Tu sei grande, Signore e degno di ogni lode. E l’uomo, vuole lodarti, una particella del tuo creato, che si porta attorno il suo destino mortale, l’uomo, una particella del tuo creato, vuole lodarti. Sei tu che lo stimoli a dilettarsi delle tue lodi, perché ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te»(Sant’Agostino, Confessioni, 1,1).

Agire

Mi fermerò a pregare per una persona in particolare, quella con cui fatico ad andare d’accordo, o con cui ho uno screzio aperto, o che preferisco non incontrare.

Meditazione del giorno a cura delle Monache Agostiniane della Comunità Santi Quattro Coronati a Romatratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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