"Del comunismo sopravvive l'ideologia materialista e atea"

Secondo il vescovo croato Ðuro Hrnanic, intervenuto al Sinodo, la demagogia della tolleranza è spesso un pretesto per lo scherno e l’irriverenza contro la fede cristiana

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di Mons. Ðuro Hrnanic

CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 15 ottobre 2012 (ZENIT.org) – Riportiamo di seguito l’intervento di S. E. R. Mons. Ðuro Hrnanic, Vescovo titolare di Gaudiaba, Ausiliare e Vicario Generale di Ðakovo-Osijek (Croazia), alla decima Congregazione del Sinodo dei Vescovi (13 ottobre 2012).

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La Chiesain Croazia ancora ha molta gente e la questione dell’evangelizzazione gira intorno ai tentativi catechistici e mistagogici di approfondire la fede personale e sue dimensioni ecclesiale e sacramentale, affinché essi riescano a sopravvivere alle spinte crescenti verso la secolarizzazione in atto, affinché diventino capaci di giustificare le ragioni della propria speranza e di assumersi la responsabilità nei diversi campi della vita pubblica.

Sebbene il comunismo sia crollato, sono rimasti tuttora i suoi frammenti, tuttora operanti dappertutto, nascosti nelle mentalità e nei modelli di vita. Sono presenti anche nella mentalità dei cattolici, tentati di ritirarsi sia dalla vita politica, che dalla società civile. I resti ideologici di stampo materialista ed ateo negli ultimi anni si sono avvicinati alle posizioni, ai valori e alle esigenze del neocapitalismo liberale.

Con la scusa della tutela e della promozione dei diritti umani, della libertà e della democrazia, essi divulgano tramite la vita politica, i mass media e le associazioni della società civile uno stile di vita del tutto libertino. Poiché si presentano come portavoce e protettori della democrazia, dell’approccio scientifico e culturale, le loro prese di posizione diventano indiscutibili.

Dietro a una demagogia della tolleranza, spesso ci scontriamo in realtà con una cultura dell’ironia e dell’irriverenza nei confronti della fede e dei valori cristiani. Tante volte non soltanto i cattolici in Croazia, ma anche altrove si sentono oggi come Alexamenos all’alba del cristianesimo nell’ambito della scuola degli schiavi imperiali al Palatino destinati a servire l’imperatore.

Si sente il bisogno di cercare un approccio adatto che prima dell’annuncio Evangelico, si sforzi di comprendere, di accettare e di entrare in dialogo a livello culturale ed antropologico.

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ZENIT Staff

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