"Non lasciate che i ponti costruiti oggi vengano meno"

Intervento di Maria Voce al Genfest 2012

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ROMA, martedì, 4 settembre 2012 (ZENIT.org).– Pubblichiamo il testo dell’intervento tenuto sabato 1 settembre da Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, al Genfest 2012, che si è svolto nei giorni scorsi nella capitale ungherese Budapest.

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Carissime e carissimi,

che emozione vedervi da quassù! Vedere questa marea di giovani e sapere che attende da me ancora una parola, un messaggio, una consegna.

La prima parola che mi viene da dirvi è: GRAZIE!

Grazie per aver accolto l’invito a venire da tutti gli angoli del pianeta qui a Budapest per costruire insieme i ponti della fraternità e della pace!

Grazie per aver affrontato disagi e sacrifici per testimoniare a voi stessi e a tutti che, se l’obiettivo da raggiungere è valido, i giovani sanno darsi completamente.

Ed io, chi sono io per dirvi ancora qualcosa?

Davvero non avrei il coraggio di aprire bocca se non sentissi che posso parlarvi in nome di questo grande ideale di fratellanza universale che condivido da quando ero giovane come voi e che ora – con i capelli bianchi – sento più vivo e più forte e impellente che mai.

Viaggiando per il mondo ho conosciuto i giovani di ieri e di oggi; ho visto trasformarsi le condizioni sociali in cui si vive; ho visto il frantumarsi di tante sicurezze; ho visto le sofferenze di non trovare lavoro, di non riuscire ad avere più momenti e luoghi di aggregazione se non il vuoto chiasso delle discoteche o il rumore delle folli corse in moto… E tutto in rapida evoluzione, in continuo cambiamento, cosicché sembra impossibile aggrapparsi ad un appiglio che non ceda, o salire uno scalino che non tremi. Ho sentito crescere una generazione che ha paura. Paura di illudersi e di essere delusa, paura di dare qualcosa di sé e di restare a mani vuote; paura di ritrovarsi soli pur in mezzo ad una folla.

Ho però incontrato anche molti giovani, tra cui tanti di voi, che, nonostante tutto ciò, sanno che per la costruzione di un mondo più unito, occorrono cambiamenti innanzitutto personali, e quindi scelte radicali. E le fanno. Scoprendosi fratelli, vicini e solidali, nonostante ed anzi forse anche grazie alle loro differenze e diversità, costruiscono relazioni vere di amicizia; sciolgono là dove si trovano situazioni difficili; trasformano il clima intorno, partendo, maturando e crescendo dal gesto quotidiano, dalle responsabilità che si assumono: i no e i sì che sono capaci di dire giorno per giorno.

Ed è questa generazione che ora mi prende il cuore e alla quale vorrei dare la mano per aiutarla ad alzare gli occhi verso l’alto. 

Sì, dico a voi tutti: guardate in alto. Guardate lontano, è lì che troverete l’appiglio sicuro. Guardate all’amore che è Dio. Lui è l’unico che non vi delude. Nelle gioie e nei dolori, lui solo darà solidità alla vostra vita. Potranno arrivare anche intemperie, ma non scalfiranno di una virgola chi ha scelto di stare in lui, dalla sua parte. Mettetevi dalla sua parte, cercando di vedere le cose e il mondo con i suoi occhi, e sarete pilastri fermi di ponti nuovi sui quali camminerete sicuri, felici, e tanti altri vi seguiranno.

E poi non abbiate paura! Siate voi stessi ed entrate personalmente nella società, mettendo a disposizione di grandi e piccoli la vostra personalità, la vostra competenza e i vostri talenti. Il vostro contributo è unico, irripetibile, diverso da quello degli adulti.

Io, noi, la generazione che vi precede, vi guarda con fiducia per tutto quello che siete e che fate. Abbiate anche voi la stessa fiducia.

I problemi del mondo che ci circonda, per noi sono bisogni da soddisfare, domande di giustizia, di verità, di amore. Cercate negli ideali che oggi avete condiviso e nella forza che oggi avete sperimentato tutte le risposte, e offritele con generosità, cominciando col porre in atto ogni sforzo per realizzare i grandi e bei progetti che avete lanciato e di cui sono tanto contenta.

Siete chiamati ora a spendervi per qualcosa di immenso, lasciando dietro di voi qualcosa di immortale.

Occorre per questo passare subito all’azione, partire, senza aspettare e senza fermarsi.

Il Genfest, pur nella sua bellezza e nella sua grandezza, rimane poca cosa di fronte alle necessità dell’umanità. Cosa sono 12.000 giovani di fronte ai circa due miliardi di giovani del mondo?! Eppure se cambia il cuore dei presenti, allora il mondo comincia a cambiare. E il cuore cambia se si lascia penetrare dall’unico valore che tutti i giovani di ogni latitudine riconoscono come il più importante: l’amore! Cominciate quindi ad amare concretamente.

Il primo passo non è quello delle azioni grandi, ma quello dei piccoli atti d’amore che fanno grande la vita e hanno il potere di cambiare il mondo e di incidere sulla società. Senza paura di dover fare chissà cosa, ma renderci vicini alla persona che ci passa accanto. Ciò vuol dire amare la cassiera del supermercato, prenderci cura del povero che ci chiede del nostro, imparare a farci il letto per amore del compagno di stanza, lavare i piatti per amore di chi ci mangerà dopo…

E non lasciate che i ponti costruiti oggi vengano meno.

Il primo ponte è stato costruito proprio fra tutti voi. Vi siete saliti, certamente non vorrete più scenderne. Avete edificato insieme un pezzo di mondo unito e ognuno porta ora in sé la forza di questa esperienza, sia che ne partecipasse già da prima, sia che ne sia venuto in contatto solo oggi. Ora è una cosa nuova!

Così può partire da questo SportArena un unico fiume d’amore. Massimiliano Kolbe – un grande testimone dell’amore, che ha dato la sua vita al posto di un compagno di prigionia nel campo di concentramento – diceva: “solo l’amore è creativo!”

E Chiara ci ha ripetuto che “occorre nel mondo un supplemento d’anima, un supplemento di amore. E questo dobbiamo portare”.

Coraggio, allora! Tutti uniti in questa bellissima avventura!

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ZENIT Staff

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