L'identità del sacerdote è l'elemento chiave per il rilancio delle vocazioni

Pubblicato il documento sugli Orientamenti Pastorali a cura della Congregazione per l’Educazione Cattolica

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di Luca Marcolivio

CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 25 giugno 2012 (ZENIT.org) – Un documento che è il risultato di sette anni di riflessioni e sforzi pastorali per rilanciare la centralità del sacerdozio all’interno della Chiesa Cattolica.

Orientamenti pastorali per la promozione delle vocazioni al ministero sacerdotale è il titolo del testo realizzato dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica e dalla Pontificia Opera per le Vocazioni al Ministero Sacerdotale.

Il documento è stato presentato stamattina in Sala Stampa Vaticana dai tre massimi rappresentanti della medesima Congregazione. Il presidente, cardinale Zenon Grocholewski, ha spiegato come il testo sia stato frutto di varie assemblee plenarie dell’organo dal 2005 fino allo scorso 25 marzo, quando, nel XX anniversario dell’Esortazione apostolica, Pastores dabo vobis, papa Benedetto XVI ne ha autorizzato la pubblicazione.

Gli Orientamenti pastorali sono suddivisi in tre parti: la prima parte analizza la situazione delle vocazioni in tutto il mondo; nella seconda vengono presentati sinteticamente l’identità del ministero sacerdotale e la relativa proposta vocazionale; nella terza parte vengono esposti una serie di suggerimenti per l’animazione pastorale delle vocazioni sacerdotali.

Alcune delle ragioni che spiegano il calo delle vocazioni, soprattutto in Occidente, sono state individuate nel calo demografico e nella crisi della famiglia, nella mentalità secolarizzata e nel contesto culturale relativista, nelle condizioni difficili della vita e del ministero del prete, con il rischio della banalizzazione e e dell’irrilevanza del ruolo del sacerdote nella società.

Tra le condizioni necessarie per il rilancio della vocazione sacerdotale, il cardinale Grochololewski ha individuato la creazione di un “terreno fecondo di vita cristiana”, una “preghiera” costante, una “pastorale integrata, un nuovo slancio di “evangelizzazione” e “missionarietà”, un ruolo centrale per la famiglia, la “coerente e gioiosa testimonianza di vita dei presbiteri”, il volontariato nella sua funzione educativa e il valore della scuola e dell’università.

Sull’identità del ministero sacerdotale ha riflettuto il segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, monsignor Jean-Louis Bruguès, OP, sottolineando alcune degenerazioni e forzature del loro ruolo, a partire dalla “riduzione alla competenza professionale”, fino all’“attivismo esasperato” e alla tendenza all’isolamento di cui soffrono molti parroci.

Sul piano costruttivo, va riscoperta la vocazione a farsi portavoce dell’Amore tra Dio e l’uomo e alla “relazione viva e costante con Gesù Cristo”. Il sacerdote deve quindi trovarsi immerso in una “profonda esperienza di vita comunitaria”, consapevole di una “relazione intima d’amore con il Padre”, tenendo sempre presenti “figure sacerdotali esemplari” come, ad esempio, quella di San Giovanni Maria Vianney, il Santo Curato d’Ars.

La terza parte del documento, quella relativa alle proposte concrete per le vocazioni, è stata illustrata da monsignor A.Vincenzo Zani, sottosegretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica. Il presule ha spiegato come il primo luogo fertile per la vocazione, sia la famiglia, seguita dalla parrocchia e dalle varie forme ecclesiali, con tutti gli strumenti di preghiera, apostolato e discernimento che queste offrono.

Durante la conferenza stampa sono state mostrate le statistiche relative alle vocazioni a livello mondiale, negli ultimi dodici anni. Le tabelle sono state suddivise sulla base degli studenti seminariali di Filosofia e Teologia nei centri diocesani e nei centri religiosi. Il secondo parametro è quello continentale o subcontinentale (Europa, America Settentrionale, America Centrale, America Meridionale, Africa, Asia, Medio Oriente e Oceania).

I dati confermano il calo delle vocazioni in Europa, la loro crescita in Asia e in Africa e la sostanziale stabilità nelle Americhe: mentre nei paesi latinoamericani, l’andamento altalenante è spiegabile con il proselitismo delle sette e delle comunità, in America, dopo una fase di appannamento dovuta agli scandali degli abusi sessuali, l’indice vocazionale è tornato a salire negli ultimi sette anni.

Dagli Stati Uniti emerge poi una sorpresa assai positiva: secondo quanto dichiarato da monsignor Brugues, proprio Boston – che all’inizio dello scorso decennio fu l’epicentro degli scandali legati alla pedofilia – oggi può vantare uno dei seminari più affollati e fiorenti d’America.

Anche nel secolarizzatissimo Vecchio Continente, in mezzo a tante ombre, non mancano le luci: nell’Europa dell’Est le vocazioni sono in ripresa, così come lo sono alcuni in alcuni seminari della Spagna e, addirittura in Francia e in Olanda.

A tal proposito il cardinale Grocholewski ha citato il caso di una parrocchia marsigliese, prossima alla chiusura per scarsità di fedeli (non più di una quindicina nelle celebrazioni festive), clamorosamente “resuscitata” e oggi affollatissima, dopo l’arrivo di un carismatico sacerdote con un passato da cabarettista.

In Europa, ha aggiunto il porporato, la mentalità materialistica e relativista rappresenta uno dei principali ostacoli ma non l’unico. “Il punto più importante – ha spiegato Grocholewski – è la poca considerazione dell’identità sacerdotale. Le vocazioni non sono tutte uguali, né si può mettere sullo stesso piano il ruolo dei laici e quello dei sacerdoti: ognuno ha i suoi ruoli e il sacerdote in particolare non è necessario che sia esperto, ad esempio, di economia, basta che sia esperto… di fede”.

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ZENIT Staff

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