ROMA, domenica, 24 giugno 2012 (ZENIT.org).- E’ con un messaggio di speranza, per promuovere il tempo della formazione e dello sviluppo delle potenzialità ai giovani universitari, che si è concluso il IX Simposio internazionale dei docenti universitari, organizzato a Roma dall’Ufficio diocesano per la Pastorale Universitaria, sul tema “Giovani, Formazione, Università”. Prossimo appuntamento dal 20 al 22 giugno 2013 su “Le culture di fronte a Dio: Sfide, ricerche e prospettive”.
“Dobbiamo aiutare i ragazzi a riscoprire la bellezza e l’importanza di essere universitari. C’è un parallelo tra l’essere giovani e la vita universitaria e quando quest’ultima viene a mancare, si apre un grande vuoto nella formazione della persona e nella vita della società difficile da colmare”. Così monsignor Lorenzo Leuzzi vescovo ausiliare della diocesi di Roma, e responsabile dell’ Ufficio diocesano per la Pastorale Universitaria, ha concluso il IX Simposio internazionale dei docenti universitari.
“Molti giovani oggi – ha continuato il presule – hanno accolto, purtroppo, l’idea che l’Università è il luogo dell’apprendimento di una professione e considerano la scelta universitaria direttamente funzionale all’inserimento del posto di lavoro. Intento giustissimo, ma che da solo non può garantire un futuro: esso deve essere coadiuvato ed arricchito anche dal desiderio di imparare ad investire su se stessi, perché è proprio dell’esperienza universitaria l’acquisizione di una mentalità progettuale senza della quale non potranno inserirsi da protagonisti nelle dinamiche socio-culturali e nel mondo del lavoro che attende non semplici professionisti, ma laureati capaci di comprendere e orientare lo sviluppo della realtà nella quale operano. In tale senso – ha concluso mons. Leuzzi – la Chiesa deve farsi carico di aiutare l’Università ad essere fedele alla sua vocazione e di non trasformarsi di un centro professionale e nello stesso tempo deve promuovere una pastorale giovanile che sostenga nei giovani la consapevolezza che lo studio non è tempo perso, ma impegno decisivo per il futuro della propria esistenza”.
Il simposio in questi giorni ha visto la presenza di oltre 100 relatori che si sono alternati in cinque workshop.
“Le nostre comunità universitarie – ha spiegato Emanuele Bilotti, docente all’Università Europea di Roma, che ha coordinato la prima area su “La comunità universitaria”- trovano le ragioni d’essere sulla ricerca della verità. Il battezzato sa che essa è diventata accessibile, perciò ha una responsabilità speciale per la vita degli atenei. La docenza universitaria, non è una rendita di posizione, ma una vocazione”
“La didattica: dalle teorie alle metodologie” e “Giovani e ricerca universitaria”, sono stati invece i temi trattati nel secondo e nel terzo workshop. “Per favorire una formazione integrale del giovane universitarie – ha detto Anna Maria Favorini, docente presso l’università di Roma TRE,- è fondamentale recuperare la figura del docente-maestro che dovrebbe svolgere il suo delicato compito di in-segnare, correlando le nuove modalità tecnologiche con i contenuti essenziali della didattica”.
Nel terzo workshop, coordinato dal prof. Giandomenico Boffi, i giovani ricercatori sono stati i protagonisti, provenienti da diverse aree geografiche. “Essere ricercatore in Università significa condividere una grande responsabilità e un grande servizio, quello di essere testimone che senza l’acquisizione di un metodo di ricerca viene meno non solo la spinta all’indagine ma anche la trasformazione del risultato della ricerca da verità scientifica, con il suo statuto epistemologico, in opinione.”
“E’ necessario – ha detto Antonio Cocozza docente presso l’università di Roma e coordinatore della quarta area su scuola, università e mondo del lavoro – dimostrare che non è vero che studiare non serve, anzi aiuta ad affrontare le difficoltà e a realizzare il proprio progetto di vita basato su un forte sistema di valori”
Ma d’altro canto diventa necessario che anche le imprese comincino a dare opportunità concrete ai ragazzi che si laureano, e infatti tema del quinto workshop, organizzato in collaborazione con il Miur è stato proprio “Investire sui giovani”.
“Oggi – ha spiegato Mario Risso, docente associato all’Università degli studi Nicolò Cusano – Telematica Roma – le imprese devono aver coraggio di offrire opportunità di lavoro alle nuove generazioni, per contribuire all’ edificazione del bene comune. Per fare ciò è necessario costruire ponti che favoriscano un dialogo tra le istituzioni, le imprese e la società civile”
All’incontro hanno partecipato oltre 500 partecipanti, provenienti dall’Europa ma anche dall’Indonesia, Cina, India, Libano, Nigeria,Gabon, Capo Verde, Zambia, Etiopia, Congo, Repubblica Centro Africana, Stati Uniti d’America, Perù, Brasile.