Alla scuola della Vergine Maria, donna "eucaristica"

Commentando una enciclica sempre attuale

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di padre Mario Piatti icms,
direttore del mensile “Maria di Fatima”

ROMA, domenica, 24 giugno 2012 (ZENIT.org).- Chi meglio di Maria Santissima – scriveva Giovanni Paolo II, nel sesto capitolo della enciclica Ecclesia de Eucharistia – può guidarci a una più piena e matura comprensione del Mistero Eucaristico? Gli Atti degli Apostoli la associano alla primitiva comunità cristiana, all’interno della quale era concorde, nella preghiera, con i discepoli del Signore (Atti 1,14). Il Nuovo Testamento non aggiunge altri “inediti” particolari su di Lei: eppure la sua presenza ha accompagnato sempre i nostri faticosi passi, di generazione in generazione, con l’umiltà, la discrezione, la dolcezza, la semplicità e la fortezza di cui è ineguagliabile Maestra. Si può comunque ritenere assai probabile – osservava ancora il Papa – l’ipotesi che Ella abbia partecipato alle prime Celebrazioni eucaristiche, al singolare “segno” lasciato dal Signore, come sua presenza, reale e continuativa, nella storia.

All’Eucaristia, fonte perenne di vita e di costante rinnovamento per il pellegrinante Popolo di Dio, la Madre di Dio rimanda sempre, con la parola e con l’esempio, con la ricchezza della sua esperienza di Grazia e nelle sue innumerevoli apparizioni, che trovano inevitabilmente nel Mistero – celebrato, meditato e adorato – il loro centro ideale e il loro compimento.

Nella Ecclesia de Eucharistia comparve, per la prima volta, la felice espressione “donna eucaristica”, attribuita alla Vergine. L’intera sua esistenza è stata modello vivo della Chiesa, fin dalle origini, anche per il suo particolare rapporto con il Corpo e con il Sangue di Cristo. Portando nel suo grembo il Verbo fatto carne, si è generata, infatti, una mirabile “simbiosi”, spirituale, vitale, tra il Figlio e la Madre. A Maria la Chiesa è sempre ricorsa per addentrarsi -attraverso le vie dell’intelligenza e soprattutto dell’Amore – nel Cuore di Gesù e nel Sacramento dell’altare.

L’Eucaristia è Mysterium Fidei (Ecclesia de Eucharistia 54) e nessuno, più di Maria Santissima, può educarci alla Fede, al fiducioso abbandono in Dio. Obbedendo all’invito di Gesù: fate questo in memoria di me, noi rispondiamo anche, contemporaneamente, al desiderio della Madre: fate quello che vi dirà (Gv 2,5). I servi, nel famoso episodio delle Nozze di Cana, ascoltano l’appello della “donna”: le giare, al comando del Maestro, vengono riempite fino all’orlo d’acqua, che la potenza di Dio trasforma, inaspettatamente, nel “vino buono” della Grazia. La Fede, audace e irremovibile, fervida e ferma della Vergine, ottiene il primo dei miracoli di Cristo, inaugurando la felice stagione della vita pubblica del Messia, accompagnata da numerosi segni e prodigi, che confermeranno la sua vera identità e la sua missione.

Maria ha esercitato la propria fede eucaristica ancor prima che il Sacramento fosse istituito: ha offerto, infatti, generosamente, alle parole dell’Angelo il suo grembo a Dio. L’Eucaristia si pone in continuità con l’Incarnazione, oltre che con il Mistero della Passione e della Risurrezione di Cristo. Maria anticipa in sé, nella Annunciazione, ciò che si realizza sacramentalmente in ogni credente, che, attraverso l’Eucaristia, accoglie nel cuore il suo Signore. C’è una profonda analogia tra il “fiat mihi secundum Verbum tuum” e l’ “Amen”, pronunciato ricevendo il Corpo del Signore. Lei aderì in tutto, con la sua Fede, al misterioso progetto di Dio; a noi è richiesto di credere alla realtà del Sacramento. Quell’Amen costituisce una vera e propria “professione di fede”, che attesta la consapevolezza di “sapere e pensare chi si va a ricevere”, accogliendo il Mistero di Cristo, che accogliamo vivo, nella comunione, cibo per il nostro pellegrinare nel tempo.

Alla parole “Mistero della Fede”, pronunciate dal sacerdote dopo la consacrazione, l’assemblea risponde: annunciamo la rua morte, proclamiamo la tua Risurrezione, nell’attesa della tua venuta.

La Chiesa annuncia, lungo i secoli, l’attualità del Mistero –di Morte e di Risurrezione- compiutosi duemila anni fa, ma contemporaneo ad ogni generazione, “donec venias”, fino al ritorno glorioso di Cristo. Questa breve espressione latina – donec venias – è mirabile sintesi del percorso, sofferto e luminoso, del Popolo di Dio. Anche qui la Vergine ci è modello di partecipazione, unica e ineguagliabile, alla Passione del Figlio e di attesa, colma di speranza, della radiosa alba di Risurrezione: donec venias, fino al ritorno del Signore, fino alla sua Parusia.

La Madonna sarà sempre compagna di viaggio di noi, suoi figli, e segno credibile e santo di Fede nella presenza viva di Gesù nella sua Parola, nella Comunità cristiana e – per eccellenza – nella realtà stessa della Eucaristia.

A Lei ogni generazione guarda, da Lei ogni credente impara a sostare ancora, dinanzi al Mistero che Lei per prima ha atteso, accolto, contemplato, adorato e donato generosamente al mondo.

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ZENIT Staff

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