di padre Piero Gheddo
ROMA, sabato, 9 giugno 2012 (ZENIT.org) – Il 24 maggio scorso, festa di Maria Ausiliatrice (Maria aiuto dei cristiani) nelle chiese cattoliche di tutto il mondo si è pregato per la Chiesa di Cina, che corre il pericolo di dividersi e di cadere in uno “scisma”, una parola drammatica che ricorda altri tristi tempi nella storia millenaria della Chiesa di Cristo.
Benedetto XVI aveva fissato per quella festa della Madonna la data delle preghiere per la Cina. Lo scisma significa rottura della comunione ecclesiale per dissensi di carattere disciplinare o dottrinario. L’eresia invece è una precisa presa di posizione in chiaro contrasto con l’autentica dottrina ispirata da Cristo e formulata dalla tradizione ecclesiale.
Sono ambedue gravi ferite al Corpo di Cristo che è la Chiesa, ma chiaramente lo scisma è (o può essere) il passo decisivo per il distacco di una Chiesa locale dall’obbedienza al Papa, che poi continua nel tempo e non è facile da sanare. Infatti nell’ultimo mezzo secolo, nonostante i significativi sviluppi dell’Ecumenismo cristiano, vediamo quanto è difficile riportare all’unità della Chiesa le separazioni scismatiche avvenute nel corso dei secoli.
E qui si tratta della Chiesa di Cina, che oggi è una bella speranza per la Chiesa universale e soprattutto per la missione in Asia, il continente in cui vivono l’80-82% dei non cristiani di tutto il mondo! Quando il 1° ottobre 1949 Mao Tze Tung divenne il capo indiscusso del continente Cina, i cattolici cinesi battezzati erano esattamente 3 milioni e 750mila. Poi ci sono stati 37 anni di persecuzione violenta e specialmente nel periodo della “Rivoluzione culturale” (1966-1976) in Cina non esisteva più nessuna chiesa aperta, nessun vescovo o prete in libertà, nessuna casa religiosa.
Ebbene, dopo la morte di Mao (9 settembre 1976), la Cina è stata ancora rivoluzionata. Pur rimanendo il regime comunista al potere, i nuovi governanti hanno dato ai cinesi la libertà economica, mantenendo però il ferreo controllo del partito su ogni opposizione e religione.
La Cina si è quindi sviluppata economicamente con un aumento del Pil dell’8-9% l’anno in media e oggi è la seconda potenza economica mondiale dopo gli Stati Uniti e prima del Giappone. Però è uno degli ultimi paesi nella graduatoria di quelli che non rispettano i diritti dell’uomo e la libertà religiosa.
Un italiano che lavorava in Cina da 15 anni, incontrato a Canton (Guangzhou) nel 2000, mi diceva: “Credo che oggi non esista al mondo un paese così selvaggiamente capitalista come la Cina. L’imperativo prioritario è arricchirsi, i diritti umani semplicemente non esistono”.
La persecuzione è continuata a fasi alterne e il PCC (Partito comunista cinese) ha promosso la “Associazione dei cattolici patriottici” che tenta di staccare i cattolici cinesi dal Papa. La storia di questo tentativo inizia già negli anni cinquanta del Novecento e continua tuttora con forme nuove di rottura con il Papa e di ricatto verso i vescovi, i preti e cattolici cinesi. Oggi però si calcola che in Cina i cristiani sono circa 40-50 milioni, i cattolici da 12 a 15 milioni, un autentico miracolo dello Spirito Santo perchè nel 1949 erano meno di 4 milioni. La Chiesa è rinata in Cina dal seme dei suoi martiri, come ha detto Gesù: “Se il chicco di grano caduto in terra marcisce e muore, porta molto frutto” (Gv. 12,24).
Due volumi recenti, ambedue interessanti, informano su questo tema. Uno è di padre Angelo Lazzarotto, missionario del Pime ad Hong Kong, che da un trentina d’anni visita le comunità cristiane in Cina: “Quale futuro per la Chiesa in Cina?” (Emi, 2012).
Padre Angelo fa una drammatica ricostruzione della crisi che mette a rischio la vita stessa della Chiesa in quel grande paese, dove il regime vuole creare una “Chiesa cattolica indipendente” dal Papa e sottomessa al Partito. Analizzando la politica religiosa perseguita dal regime negli ultimi decenni, evidenzia anche la provvidenziale crescita della piccola comunità cattolica (ancor oggi ricca di conversioni e di vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata), pur fra le molteplici difficoltà in cui si dibatte. Padre Lazzarotto offre anche proposte costruttive e coraggiose per aiutare quei nostri fratelli di fede e per favorire la riapertura del dialogo fra Pechino e Roma.
Il secondo volume è a cura di Francesca Romana Poleggi, “La persecuzione dei cattolici in Cina, L’agnello e il dragone”, Sugarco Edizioni, 2012), promosso dalla “Laogai Research Foundation Italia” (Laogai sono i campi di lavoro forzato della Cina, come i lager nazisti e i gulag del comunismo sovietico).
E’ un volume anche questo ben documentato sulla storia della Chiesa in Cina, centrando l’attenzione sui martiri, più che sulla crescita del cattolicesimo in Cina, che anche durante la persecuzione è aumentato come numero e maturità dei fedeli. Cita i molti sacrifici ed eroismi affrontati per rimanere fedeli al Papa, racconta le vicende dei martiri, riporta testi dei Papi e dei vescovi cinesi, usando però la terminologia “Chiesa clandestina” (o sotterranea), che nei documenti ecclesiali non è mai usata, in quanto la Chiesa di Cina rimane una sola, anche se un certo numero (molto minoritario) di vescovi almeno formalmente possono dar l’idea di obbedire al Partito.
Sono due volumi validi che si completano bene a vicenda, necessari per avere un quadro più completo della situazione che va seguita attentamente per capire la complessità delle situazioni e l’importanza ed esemplarità della Chiesa di Cina, stretta nella tenaglia tra patriottismo e fedeltà al Papa, per tutto l continente asiatico.