di Luca Marcolivio

CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 18 maggio 2012 (ZENIT.org) – Una cattedra dedicata a Paolo VI, nel 50° anniversario del Concilio Vaticano II, del quale Papa Montini fu uomo-chiave, nonché firmatario di tutti i documenti.

La cattedra sarà istituita presso la Libera Università Maria SS. Assunta (LUMSA) di Roma, nell’ambito di un corso di Storia Contemporanea, ed intende dare un ulteriore contributo a promuovere lo studio e la conoscenza di Giovanni Battista Montini – Paolo VI, in particolare del ruolo che questo pontefice ha avuto, sia nell’ambito ecclesiale che nella comunità civile italiana, durante il secolo scorso.

L’annuncio è stato dato stamattina, durante una conferenza stampa in Sala Stampa Vaticana. L’iniziativa di dedicare una cattedra a Paolo VI è stata definita “molto felice” dal cardinale Giovanni Battista Re, prefetto emerito della Congregazione dei Vescovi.

Tutta la vita pastorale di Montini, prima come sacerdote e responsabile della Federazione Universitaria Cattolica Italiana, poi come Sostituto della Segreteria di Stato, Arcivescovo di Milano e infine Papa, ne fa “uno dei grandi protagonisti del XX secolo”, ha commentato il cardinale Re.

Durante il Concilio Vaticano II, Paolo VI portò a termine quanto iniziato dal suo predecessore Giovanni XXIII, “con mano esperta e sicura”, rispettando “la volontà dei Padri Conciliari ma intervenne là dove era necessario intervenire”, ha aggiunto il porporato.

Montini fu dunque un Papa che “ha amato e stimato il suo tempo”, cercando sempre “la riconciliazione fra epoca moderna e fede cristiana” e sapendo interpretare come pochi “le ansie, le inquietudini, le ricerche e le fatiche dell’uomo contemporaneo”.

In moltissimi ambiti è stato un pioniere: primo papa a prendere un aereo, primo papa a visitare la Terra Santa e l’ONU, primo papa rinunciare alla tiara, donandone il ricavato ai poveri. Fu inoltre il Papa che “abolì la corte pontificia, dando uno stile più semplice alla Casa Pontificia”, ha ricordato il cardinale Re.

Non fu semplicemente un pastore di anime ma ebbe a cuore anche la “formazione all’impegno civile”, appoggiando De Gasperi nella ricostruzione del Paese dopo il secondo conflitto mondiale, durante il quale si impegnò creando una “Commissione Soccorsi” per i contatti con i prigionieri, prodigandosi anche personalmente per sfamare gli ebrei e i rifugiati politici, nascosti nei conventi e nelle case.

Di seguito il professor Giuseppe Dalla Torre, rettore della LUMSA, ha spiegato che la scelta di dedicare una cattedra a Paolo VI poteva ricadere sulla “scontata” attribuzione degli studi della storia del cristianesimo e della Chiesa, tuttavia la sua figura si inserisce in modo assai significativo nella storia, anche laica, dell’Italia e dell’Europa.

Dalla Torre ha aggiunto che la cattedra Paolo VI avrà un valore curricolare obbligatorio per gli studenti e vi sarà dato spazio soprattutto a giovani ricercatori e docenti emergenti.

Un contributo didattico e di ricerca alla nuova cattedra sarà fornito dall’ Istituto Paolo VI di Brescia, il cui vicesegretario aggiunto, l’avvocato Michele Bonetti, ha ricordato l’imponente Archivio della struttura, composto di circa 100mila documenti relativi a papa Montini ed una Biblioteca specializzata che accoglie 10mila volumi, già appartenuti alla biblioteca personale del pontefice bresciano.

Altro “sponsor” della cattedra Paolo VI, sarà, per i suoi primi tre anni, il Credito Cooperativo Italiano, la cui struttura e il cui funzionamento si rifanno ai principi di dottrina sociale, enunciati oltre un secolo fa nella Rerum Novarum di Leone XIII.

Anche Paolo VI, pur in anni di maggiore espansione economica e prospettive di benessere migliori dell’attuale, fu un pontefice particolarmente attento ai cambiamenti sociali ed economici del suo tempo.

Come spiegato da Sergio Gatti, Direttore Generale di Federcasse (Federazione italiana delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali ed Artiginali), il Credito Cooperativo intende promuovere gli studi storici su Paolo VI, “in rapporto all’evoluzione della società e della politica italiana”.

Egli infatti, ha ricordato Gatti, fu un pioniere riguardo all’approfondimento di tematiche come “la necessità di uno sviluppo sostenibile ed attento ai più deboli; la priorità della salvaguardia della vita umana di fronte alle derive del razionalismo e del materialismo; la costante attenzione ai temi della buona politica e del bene comune, minacciati dall’indebolimento dell’etica individuale e, negli ultimi anni, dalla violenza del terrorismo”.