ROMA, venerdì, 25 maggio 2012 (ZENIT.org).- In collaborazione con Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), Marie Pauline Meyer ha intervistato per Where God Weeps (Dove Dio Piange) l’arcivescovo maggiore di Kiev, Sviatoslav Shevchuk, primate della Chiesa greco-cattolica in Ucraina.
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Noto che Lei non porta il crocifisso ma un’immagine della Madonna? Ci può spiegare perchè?
Arcivescovo Sviatoslav Shevchuk: Viene portata per dimostrare la dignità dell’ufficio episcopale dei vescovi orientali. Noi portiamo sempre l’icona della Madre di Dio e questa icona qua, fatta a mano, mi è stata donata dal mio patriarca il giorno della mia ordinazione episcopale: L’icona ha un significato speciale, mi ha detto il patriarca: quando sarò triste, la Madre di Dio mi darà conforto.
Parlando di tristezza, la Chiesa greco-cattolica dell’Ucraina fu soppressa dopo la II Guerra Mondiale e Lei è cresciuto durante il periodo della persecuzione sovietica? Come è stato questo periodo per Lei personalmente?
Arcivescovo Sviatoslav Shevchuk: Sono cresciuto in una società completamente atea, nella quale tutte le forme del trascendentale erano eliminate. Ci insegnavano che Dio non esisteva. La mia famiglia però insegnava un valore diverso ed è diventata il veicolo che ha trasmesso la fede cristiana. E’ stato in questo periodo che ho potuto assistere a situazione molto concrete della manifestazione della Chiesa come comunità-corpo di Cristo. Quando muore ad esempio una persona, la Chiesa si raduna attorno al defunto in preghiera.
Così ho incontrato, per la prima volta, un sacerdote che veniva in piena notte per celebrare il funerale per poi sparire velocemente. Da piccolo ragazzino, ero curioso di sapere chi fosse – il sacerdote – e che cosa stesse facendo. Intravedevo in questa persona un testimone reale della presenza di Cristo. Questo sacerdote è stato due volte in carcere a causa del suo ministero e mediante questo sacerdote ho scoperto veramente qualcuno e qualcosa per il quale vale dare la sua vita. Questo era un’alternativa, specialmente per noi giovani, ai valori ufficiali che ci insegnava la società. In questo modo ho scoperto la presenza della Chiesa in una società atea.
A Lei è stato dato il permesso di frequentare il seminario?
Arcivescovo Sviatoslav Shevchuk: La tradizionale definizione di seminario in quanto struttura visibile e comunità, certamente no; ma un seminario nel senso di via di preparazione al sacerdozio sì. Il sacerdote che incontrai era anche il rettore del seminario segreto, del seminario clandestino. Per me è stata la scoperta di un mondo completamente nuovo.
Lei studiava di notte in questo seminario?
Arcivescovo Sviatoslav Shevchuk: Non era sempre di notte, il mio modo di studiare era piuttosto strano. Incontravo i miei professori del seminario raramente, almeno una volta ogni due mesi, e quando li incontravo mi davano sempre un libro che poi copiavo e studiavo per due mesi. Questo metodo mi ha permesso di continuare gli studi e di avere una copia personale del Vangelo di San Luca. Così è iniziata la mia formazione sacerdotale! Ci sarebbero voluti vari anni per prepararmi adeguatamente al sacerdozio e so che non era sufficiente, ma ha avuto inizio così.
Non aveva paura di essere scoperto dalla polizia segreta?
Arcivescovo Sviatoslav Shevchuk: Da adolescente, in quell’epoca, non ero consapevole dei pericoli perché era completamente segreto ed ogni adolescente aveva il suo proprio segreto. Né mia madre né mio padre erano al corrente. Dopo un anno ho compreso i rischi che avrei corso se fossi stato scoperto dalla polizia segreta. Mia madre era insegnante di musica e mio padre ingegnere, se fossi stato scoperto, avrebbero perso il loro lavoro. Molte persone in Ucraina, nel passato, che erano state scoperte erano finite dietro le sbarre o esiliate. Ma in quel momento, non comprendevo completamente, né ero consapevole dei pericoli e della persecuzione che era in atto in Ucraina.
Non è successo nulla dunque?
Arcivescovo Sviatoslav Shevchuk: Grazie a Dio non è successo nulla. Per me e per la mia prospettiva di poter diventare pubblicamente un sacerdote, la Madre di Dio doveva distruggere l’Unione Sovietica. Mi ricordo che pregavo: è impossibile per gli uomini di distruggere il male, ma per Dio nulla è impossibile.
Abbiamo sentito o letto delle Messe segrete sotto il comunismo. Qual è stata la sua esperienza?
Arcivescovo Sviatoslav Shevchuk: Senza l’eucaristia, la Chiesa non esisterebbe. La Santa Eucaristia era il punto centrale della nostra vita. Mi ricordo un sacerdote che avevo incontrato una volta: non parlava mai a lungo di sofferenze, persecuzioni e torture, ma raccontava che persino in prigione, tutti i sacerdoti celebravano la liturgia. Noi siamo rimasti stupiti: come era possibile? Da dove venivano il calice e la patena? Si è tolto gli occhiali e ha detto: ‘Ecco ciò che usavamo: una lente serviva come calice con una goccia di vino e sull’altra veniva messo un pezzettino di pane, che serviva come patena. Così noi abbiamo celebrato la liturgia in prigione o nei gulag.
Lei si ricorda la sua prima messa pubblica?
Arcivescovo Sviatoslav Shevchuk: La mia prima messa pubblica è stata nel 1991 quando avevo appena concluso il mio servizio militare nell’Esercito Sovietico dove ero stato coscritto. Prima del mio servizio militare, tutto era in segreto ma dopo, ad un tratto, tutto era all’aperto e tutto stava scoppiando. Assistevo alla Divina Liturgia nella chiesa della mia città natia di Strait nell’Ucraina. Era meraviglioso, mi sentivo come in cielo! La liturgia bizantina è un’icona della liturgia celeste, il Cristo risorto che celebra la sua Eucaristia in cielo.
Lei riesce a mantenere questi sentimenti ogni volta che celebra la liturgia?
Arcivescovo Sviatoslav Shevchuk: Sì, e forse il cristiano nel mondo libero, spesso, non riesce ad apprezzare questo grande dono dell’Eucaristia. La libertà è alle volte come una persecuzione, una sfida; per questo è molto importante per me, anzi fa parte della mia missione, spiegare a tutti i cristiani del mondo libero la grandezza di questo mistero – il sacrificio eucaristico – e il grande privilegio di ricevere ogni giorno l’Eucaristia.
A proposito degli ucraini, hanno subito danni durante il comunismo?
Arcivescovo Sviatoslav Shevchuk: Il comunismo ha distrutto la nostra società e una delle nostre ferite è stata la distruzione della dignità umana. Spesso è piuttosto difficile costruire una democrazia vera in questi Stati perché la gente ha paura di rivelarsi come una persona e di essere libera. Non ha paura solo internamente ma esternamente, ha paura di essere libera dalle catene – le vestigia della repressione delle società precedenti [sotto dominio sovietico] – di essere libera di prendere responsabilità del proprio destino personale, della propria vita e forse del proprio Paese.
Penso che solo attraverso la grazia dello Spirito Santo la Chiesa può guarire queste ferite. La grazia dello Spirito Santo è uno spirito di libertà e questi cristiani, che sono stati in carcere, possono essere liberi. Abbiamo la libertà politica ma ci manca la libertà personale interiore, una libertà dal peccato, una libertà di essere buoni, di costruire una nuova società e una nuova comunità ecclesiale. Abbiamo un grande compito ed una grande sfida, non solo in Ucraina ma anche gli ucraini nella diaspora.
Qual è questa sfida?
Arcivescovo Sviatoslav Shevchuk: Abbiamo la libertà di costruire le nostre chiese e siamo liberi di celebrare la nostra liturgia, ma la grande sfida di oggi è la secolarizzazione. La gente sta perdendo il senso del trascendente o forse non piace essere un cristiano nel mondo moder
no. Il mio compito è di trasmettere il mio entusiasmo per loro. Non avere paura di essere un cristiano. Durante l’ex Unione Sovietica era pericoloso essere un cristiano. Oggi, in Europa, essere cristiano non è più tanto conveniente; ma è importante – e vorrei ripeterlo – non avere paura di essere un cristiano, anche quando non è conveniente.
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Questa intervista è stata condotta da Marie Pauline Meyer per Where God Weeps, un programma televisivo e radiofonico settimanale realizzato da Catholic Radio and Television Network, in collaborazione con l’organizzazione internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre.
In rete:
Aiuto alla Chiesa che soffre: www.acn-intl.org
Aiuto alla Chiesa che soffre Italia: www.acs-italia.glauco.it
Where God Wheeps: www.wheregodweeps.org
[Traduzione dall’inglese a cura di Paul De Maeyer]