CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 25 maggio 2012 (ZENIT.org) – L’indagine sulla diffusione illecita di documenti riservati del Vaticano è a una svolta. Secondo riferito stamattina dal portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, l’attività di indagine avviata dalla Gendarmeria, secondo le istruzioni ricevute dalla Commissione cardinalizia e sotto la direzione del Promotore di Giustizia, ha permesso di individuare una persona in possesso di tali documenti riservati.
Si tratterebbe di Paolo Gabriele, “aiutante di camera” del Santo Padre dal 2006. L’uomo, 40 anni, sposato con 3 figli, si trova ora a disposizione della magistratura vaticana per ulteriori approfondimenti.
Appresa la notizia dell’arresto del suo assistente, il Santo Padre si sarebbe detto “addolorato e colpito”. Secondo fonti vicine al Vaticano, il Papa si mostra “consapevole della situazione” ed ha espresso “partecipazione”.
Sabato 19 maggio la Santa Sede aveva annunciato la propria volontà di adire le vie legali, a seguito della pubblicazione di una serie di documenti privati e lettere del Vaticano, in gran parte indirizzate a papa Benedetto XVI.
L’opera contestata è un libro, pubblicato dallo stesso giornalista che pochi mesi fa aveva fatto pubblicare la lettera privata indirizzata al Papa dal Nunzio Apostolico a Washington.
L’iniziativa era stata definita non semplicemente “discutibile ed obiettivamente diffamatoria” ma come un vero e proprio “atto criminoso”, in quanto il Santo Padre e molti suoi collaboratori hanno visto “violati i loro diritti personali di riservatezza e di libertà di corrispondenza”.
In virtù dei danni derivati dalla violazione della privacy e della dignità del Santo Padre, come persona e come suprema Autorità della Chiesa di Roma, la Santa Sede ha manifestato l’intenzione di compiere i “passi opportuni” per assicurare alla giustizia i responsabili “del furto, della ricettazione e della divulgazione di notizie segrete”, se necessario chiedendo la “collaborazione internazionale” a tal fine.