Cittadini digitali e più democratici

Il resoconto del quarto incontro del laboratorio online animatori cultura e comunicazione

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ROMA, venerdì, 25 maggio 2012 (ZENIT.org) – La “cittadinanza digitale” è “da salutare come un fatto positivo. La Rete sta diventando sempre più strumento di partecipazione”. Non è più vista “solo come dimensione ludica, ma corre in parallelo con il processo democratico”. Lo ha detto Elisa Manna, responsabile del Settore politiche culturali del Censis, intervenendo ieri sera alla diretta web del laboratorio online “animatori cultura e comunicazione” del Copercom, sul tema “Media e minori: come sarà il cittadino digitale?”.

Secondo Manna il “cittadino digitale” avrà “un peso enorme nella politica del futuro”. I diritti di cittadinanza vengono percepiti “come accesso alla democrazia”. I “diritti umani, ad esempio, potranno essere diffusi con più efficacia attraverso la Rete. E affermarsi anche nei paesi che attualmente non ne godono”. Inoltre, “si parla di avere una nuova generazione di politici, in particolare di cattolici impegnati in politica”.

Ora, la “cittadinanza digitale” potrebbe essere “un valido supporto”, purché ci si tenga lontani dalle “vecchie logiche della cooptazione”. Il linguaggio digitale potrebbe “aiutare ad avviare una nuova stagione politica. E chi altri se non i giovani sono i più adatti al cambiamento?”.

Oggi sperimentiamo “una dimensione in cui la nostra identità può dispiegarsi al meglio”, ma “dobbiamo stare attenti a non essere risucchiati da Internet”. “Un giovane che vive in una piccola realtà”, e sente che gli va “stretta”, ha spiegato la sociologa, ha “occasioni e strumenti per cambiarla”. Fuggirla rifugiandosi in un mondo fittizio significherebbe “perdersi nei meandri della Rete”. Non viverla.

È un comodo rifugio, ma pericoloso. Il consiglio è di essere presenti, di impegnarsi. “Abbiamo vissuto negli ultimi trent’anni una lunga stagione di individualismo, di soggettivismo”, ha ricordato Manna.

Frutto di “un mercato sregolato”. Ma c’è “una reazione a questa stagione di chiusura in se stessi. I giovani hanno voglia di reagire, aprirsi e partecipare. Pensiamo al ricordo di Falcone e Borsellino di questi giorni. La nostra epoca ha un disperato bisogno di ‘eroi’, di esempi positivi”. Ma mancano “le leadership culturali e politiche”. Così non sorprende “l’involuzione della società italiana, accompagnata” in questo declino “dalla classe dirigente”.

Nella “sconfinata prateria di Internet” un educatore ha “una delle sue funzioni più importanti”. Scorrazzarvi suscita “una sensazione di libertà e di potenza”. Va però educata. La Rete, ha osservato la studiosa del Censis, “non va demonizzata.

Non bisogna darne un’immagine negativa”. Ma “un’allerta è necessaria”. Molte “indagini italiane ed europee” rilevano, infatti, che “i genitori sanno poco o nulla del tempo trascorso dai figli davanti al pc. Inviti sessuali e appuntamenti dati al buio nella realtà sono frequenti”. Nei social network, ha spiegato, “non c’è compresenza fisica: sguardi gesti e parole mancano”.

Altro “aspetto preoccupante è la pornografia. Rispetto a vent’anni fa si è evoluta in peggio. È una pornografia sadica, violentissima. I ragazzi ne sottovalutano i pericoli e le conseguenze”.

Insomma, è arduo il compito degli educatori. Occorre “trasmettere un concetto di rispetto dell’altro, ma anche delle diversità”. Le tecnologie e la globalizzazione “ci portano a convivere con chi è diverso da noi. Anche se non ne capiamo usi e costumi”. Le identità diverse sono una ricchezza. E la “conoscenza aiuta l’integrazione”.

Con i nuovi media la Chiesa, ha aggiunto la sociologa, “ha oggi una maggiore attenzione al mondo giovanile”. La “narrazione del messaggio cristiano se ne avvantaggia”. Così si riesce “a coglierne la parte fondativa e più importante”.

La Rete, ha ammonito Manna, “non può essere un mezzo per suscitare la dimensione critica nei ragazzi. Dobbiamo”, invece, “aiutarli a porsi delle domande”. L’ignoranza è dietro l’angolo per il “cittadino digitale”, in particolare per i giovani.

“Come si fa a prescindere dalla grande letteratura russa e francese dell’Ottocento? Come possiamo pensare che Internet sia sufficiente per la loro formazione?”. Per Manna “la lettura e la cultura del libro sono insostituibili. Prendiamo la filosofia: come capirla solo studiandola in Rete? Ci vogliono testi e insegnanti. La grande letteratura aiuta molto. Gli educatori non devono cedere su questo punto. Il libro resta fondamentale nell’educazione”.

Purtroppo, ha concluso, “i modelli televisivi non aiutano. Sono ormai deteriori ed estremamente negativi”, perché “danno un’idea sbagliata della vita, senza spessore e profondità. È tutto basato su estetica perfezione e narcisismo”.

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ZENIT Staff

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