di Antonio Gaspari
ROMA, giovedì, 17 maggio 2012 (ZENIT.org) – L’informazione e la comunicazione sono processi che precedono tutta la realtà dell’universo. Esiste un’informazione sia essa fisica, chimica, magnetica, nucleare, ecc., che si comunica tra i corpi celesti e stabilisce relazioni che determinano la realtà dell’universo.
Questo processo è particolarmente rilevante in tutti i processi vitali. L’informazione precede la vita e attraverso la comunicazione crea le condizioni per farla crescere.
Pensate alla natura umana: l’ovulo appena concepito comincia a mandare informazioni alle cellule circostanti ed al corpo della madre per attivare le condizioni di accoglienza e crescita di quello che sarà un bambino o una bambina. Questo prima ancora che la Mamma ed il Papà ne siano coscienti. Informazioni e comunicazioni sono poi determinanti per l’evolversi ed il progredire delle comunità umane.
Se si guarda alla storia si scopre che l’umanità è progredita grazie alla sua avanzata capacità di raccogliere informazioni e di comunicarle con mezzi sempre più avanzati.
Tutte le grandi civiltà si sono distinte per l’innovazione culturale che hanno apportato alla storia, ma, senza lo sviluppo dei mezzi di comunicazione, non sarebbero mai riuscite a trasmettere e realizzare i loro grandi progetti. La storia e lo sviluppo dell’umanità sono, quindi, una storia dell’apprendere informazioni e del comunicarle.
L’intelligenza, la curiosità, la capacità di riflessione sono importanti per arricchire la conoscenza, ma la comunicazione è decisiva per mettere questa ricchezza a servizio del bene comune. La comunicazione è relazione e per questo assume una valenza sociale straordinaria.
Ha scritto a tale proposito il Pontefice Benedetto XVI nel Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali del 2011: “Nel mondo digitale, trasmettere informazioni significa sempre più spesso immetterle in una rete sociale, dove la conoscenza viene condivisa nell’ambito di scambi personali. (…) Questa dinamica ha contribuito ad una rinnovata valutazione del comunicare, considerato anzitutto come dialogo, scambio, solidarietà e creazione di relazioni positive. (…) Le nuove tecnologie permettono alle persone di incontrarsi oltre i confini dello spazio e delle stesse culture, inaugurando così un intero nuovo mondo di potenziali amicizie. Questa è una grande opportunità, (…) Quando le persone si scambiano informazioni, stanno già condividendo se stesse, la loro visione del mondo, le loro speranze, i loro ideali”.
Il paradosso del nostro tempo è che a fronte di uno sviluppo tecnologico senza precedenti nella storia umana, a fronte di una abbondanza di conoscenze e beni oltremisura, non corrisponde una generazione di grandi uomini di governo, né di una grande spiritualità.
Questo paradosso fu così stigmatizzato dal Beato Pontefice Giovanni Paolo II: “Esaminando la situazione dell’umanità è forse eccessivo parlare di crisi della civiltà? Scorgiamo grandi progressi tecnologici, ma questi non sempre sono accompagnati da un grande progresso spirituale e morale” (Discorso ai partecipanti alla cerimonia conclusiva del’assemblea religiosa, 28 ottobre 1999).
Ha scritto il famoso sociologo Marshall Mac Luhan: “viviamo in pieno rinascimento tecnologico ma dov’è l’uomo del rinascimento?”. Disponiamo di tecnologie incredibili. Basta pensate che con una barretta di silicio magnetizzato come lo smart-phone, oggi ci si può connettere in ogni momento alla più grande e estesa biblioteca di tutta la storia dell’umanità. Si può sapere in quale parte del globo ci si trova e che cosa c’è tutt’intorno. Ci si può connettere e comunicare in tempi reali con miliardi di persone presenti sul pianeta e non solo… Sono realizzazioni che quando ero bambino immaginavo solo nei sogni fantastici.
A fronte di questa ricchezza però l’approccio utilitaristico fa sì che i mass media vengano utilizzati per finalità parziali e riduttive, per cercare di condizionare la cultura, per lotte di potere, per imporre ideologie illiberali e disfattiste e che di conseguenza presentano l’umano nella forma peggiore.
La chiave per capire da che parte stanno i mezzi di comunicazione di massa sta nella finalità: se aspirano a condizionare i lettori, allora confezionano e vendono notizie, meglio se morbose, catastrofiche o scandalose
Se invece sono finalizzate ad un processo educativo che sviluppi la civiltà e renda gli uomini più liberi, cercano verità, giustizia e bellezza e raccontano la buona novella. Per questo la Chiesa cattolica chiama i mass media, mezzi di comunicazione sociale, ed il Vangelo afferma che la “Verità vi farà liberi”.
Purtroppo il mondo dei mass media è condizionato dalla cinica regola del “bad news is good news”, mentre secondo gli insegnamenti cristiani la regola dovrebbe essere “good news is beautiful news”.
La comunicazione dovrebbe essere finalizzata a ricercare e diffondere il tanto bene che viene fatto ogni giorno. Anche nelle situazioni più disperate, si possono trovare storie di persone che, pur nella loro fragilità umana, compiono azioni di amore eroico verso il più bisognoso, e questa è la vera dimensione della natura umana, quella che alimenta la speranza per un mondo migliore. Come diceva San Paolo, “il bene vince sul male” e “dove abbonda il peccato sovrabbonderà la grazia”.
È per questo motivo che la Dottrina Sociale della Chiesa indica e promuove il diritto all’informazione e la diffusione della Buona Novella come uno dei più rilevanti diritti dell’uomo.
I mezzi di comunicazione sociali infatti concorrono a diffondere l’Informazione, l’educazione e la cultura.
E precisa: “Il retto esercizio del diritto all’informazione richiede che la comunicazioni miri sempre alla crescita integrale delle persone, perciò essa dovrà essere veritiera e integra, onesta e conveniente; non dovrà offendere la giustizia né la carità, rispettare i legittimi diritti e la dignità di tutte le persone, sia nella ricerca delle notizie sia nella loro divulgazione” (Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Dizionario della Dottrina Sociale della Chiesa, Libreria Ateneo Salesiano, Roma, Giugno 2006).
È necessaria pertanto – aggiunge la Dottrina Sociale – da parte degli operatori che degli utenti, una precisa responsabilizzazione affinché i mezzi di comunicazione di massa osservino coscienziosamente le leggi morali” e la diffusione della “buona novella” , al fine di “far progredire la società moderna”.