di Fabio Trevisan
ROMA, sabato, 12 maggio 2012 (ZENIT.org).- A distanza di cento anni (il primo Padre Brown fu scritto dallo scrittore britannico Gilbert Keith Chesterton nel 1911) ritorna con urgente attualità il delicato e centrale rapporto tra fede e ragione, richiamato con chiarezza ed autorità nella lectio magistralis di Ratisbona nel settembre 2006 da Benedetto XVI e ripreso l’anno scorso dallo stesso Papa, nella sua terra natale, a Berlino, davanti ai rappresentanti delle istituzioni politiche tedesche.
Del legame tra fede e ragione il celeberrimo sacerdote-detective inglese Padre Brown (reso in Italia brillantemente nell’adattamento televisivo del 1970 da Renato Rascel) è stata un’icona significativa.
Gilbert Keith Chesterton (1874-1936), l’autore dei divertenti ed intelligenti racconti di Padre Brown, consigliabili a grandi e piccini, riteneva la questione fede-ragione ineludibile, ancor prima del suo ingresso ufficiale nella Chiesa Cattolica Romana (così amava chiamarla) nel 1922.
Innumerevoli sono i rimandi all’equilibrata e sottile trattazione del rapporto tra la fede e la ragione già dal primo racconto (La croce azzurra), nel quale lo scrittore londinese fa dire al pretino (P.Brown) dell’Essex: “La ragione è sempre ragionevole, anche nell’ultimo limbo, anche al limite ultimo delle cose. So bene che si accusa la Chiesa di abbassare la ragione, ma è il contrario, invece. Sola, sulla terra, la Chiesa fa la ragione veramente suprema. Sola, sulla terra, la Chiesa afferma che Dio stesso è legato alla ragione”. Fa rabbrividire per la bellezza evocata ed il collegamento, seppur a distanza di tempo, con la riflessione sul Logos che il Santo Padre Benedetto XVI ha proposto a Regensburg.
Lo smascheramento del ladro (Flambeau) travestito da prete avviene in Padre Brown ancora attraverso l’uso della ragione: “Voi attaccaste la ragione. Questa è cattiva teologia”. Padre Brown risponde così in modo candido e disincantato (non a caso la prima serie di racconti si intitola L’innocenza di Padre Brown) al falso sacerdote che lo interroga : “L’universo è soltanto fisicamente infinito, non infinito nel senso che sfugge alle leggi della verità … La ragione e la giustizia comprendono in modo inscindibile anche le stelle più remote e solitarie ma non crediate che una così fantastica astronomia possa influire minimamente sulla ragione e sulla giustizia della condotta umana. Su pianure di opale, sotto declivi tagliati nella pura perla, trovereste ancora un cartello con la scritta: “Tu non devi rubare”…”.
Attraverso l’uso sapienziale della ragione ed il tratto profondamente umano e comprensivo di Padre Brown, derivato dall’assidua presenza nel confessionale, il sacerdote-detective non solo riuscirà a convertire, con la grazia di Dio, il famigerato ladro Flambeau, ma a farlo diventare addirittura suo assistente nelle pratiche investigative. Alla domanda dello sconvolto Flambeau: “Ma come fate a sapere tante cose?” risponderà sorridendo il piccolo prete: “Sono cose che solo uno stupido celibe qualunque può sapere, naturalmente. Non avete mai pensato che un uomo, che non fa quasi mai altro che ascoltare i peccati commessi dagli uomini, non ha la probabilità di rimanere ignaro del male umano?”.
Sulla controversa questione della difficile comprensione del logos nelle vicende umane, così viene interrogato dall’ateo principe Saradine nel racconto Le colpe del principe Saradine: “Crede lei nel destino?”. Risponde Padre Brown: “Credo nel destino finale di tutti: d’essere un giorno giudicati … Siamo dalla parte del rovescio dell’arazzo. Le cose che qui accadono sembra che non abbiano alcun significato; parlo di ciò che avverrà in altro luogo. In qualche luogo il vero colpevole sarà punito. Qui, il danno sembra colpire una persona invece dell’altra”.
Alla provvisorietà ed incredulità dell’ateo (ora come allora presente in molte persone) il sacerdote cattolico Brown risponde con la fermezza della ragione e della fede proponendo un salvifico piano soprannaturale che non svilisce ma, al contrario, valorizza tutta la vita reale dell’uomo.
Nel brano Il pugnale alato Chesterton fa parlare semplicemente e con serietà il pretino scaturito dalla sua fertile penna: “Tutte le cose vengono da Dio; e sopra tutte, la ragione e l’immaginazione. I grandi doni dello spirito sono buoni in se stessi e noi non dobbiamo dimenticare la loro origine, nemmeno quando sono pervertiti”. Pur nella riflessione sulla Caduta primordiale dell’uomo (il Peccato Originale) che ha pervertito ed offuscato la bellezza del creato, non viene rinnegata la ragione e nemmeno tutti gli altri doni provenienti e ricevuti da Dio (tra cui l’immaginazione, cara a Chesterton, sia per i rimandi all’infanzia che per la sua attività di artista, pittore e poeta). Sempre ne Il pugnale alato un dottore scientista afferma dinanzi a Padre Brown: “Temo di essere un uomo troppo pratico per immischiarmi di religione e di filosofia”. Potremmo dire, oggigiorno, che al dottore le questioni legate al rapporto fede (teologia) e ragione (filosofia) non solo non interessino ma che non vengono ritenute neppure utili per la vita. Ecco la risposta attualissima del Padre Brown di cent’anni fa: “Eppure non sarete mai un uomo veramente pratico, finché non ve ne occuperete”. Quanti uomini cosiddetti pratici ritengono superflue le argomentazioni legate alla fede e alla ragione!
La fede e la ragione sono tenute insieme, in Padre Brown, al concetto di verità, alla verità chiara alla luce del sole ed all’esame razionale della realtà. Nel racconto Il destino dei Darnaways un altro irrazionale e fatalista dottore interroga il pretino dell’Essex: “Ma non dicevate di credere a una visione razionale delle cose?”. “Dissi che credevo alla luce del sole – replicò Padre Brown con voce forte e chiara- e non voglio scegliere tra due strade sotterranee di superstizione, che entrambi finiscono nel buio … venite alla luce e ascoltate la verità. Vi ho portato una parola: è terribile, ma rompe l’incanto della vostra prigione”.
Nel brano La luna rossa di Meru Padre Brown ribadisce l’accostamento essenziale tra fede e ragione con queste espressive e significative parole: “La gente vi dirà che le teorie non hanno importanza e che la logica e la filosofia non sono cose pratiche. Non crediate a costoro. La ragione viene da Dio, e quando avviene qualcosa di irragionevole questo qualcosa è importante”.
Nell’assunto di questa precisa e solida posizione (la ragione viene da Dio) Padre Brown stigmatizza l’orgoglio, la superbia intellettuale, il primo dei vizi capitali, additandone il pericolo: “Egli è assai orgoglioso di possedere ciò che egli chiama “i poteri dello spirito”. Ma ciò che egli chiama “spirituale” non è lo stesso di ciò noi chiamiamo “morale”; esso ha un significato piuttosto mentale, il potere della mente sulla materia, il potere del mago che controlla gli elementi. Ora noi non siamo così, anche quando siamo peggiori. Noi, i cui padri almeno furono cristiani, abbiamo delle ambizioni assolutamente opposte e dei pudori assolutamente opposti”.
Il fondamentale richiamo etico nel giusto rapporto fede e ragione è ciò che caratterizza, secondo Chesterton e Padre Brown, la vita del cristiano e la sua testimonianza. Dio, fede e ragione, ha a che fare con la vita quotidiana dell’uomo, con la sua capacità di amare e di perdonare.
Nel racconto Il lutto del signore di Marne Padre Brown ammonisce chi non sa perdonare, anche dinanzi ad un crimine ritenuto imperdonabile agli occhi dell’uomo: “Questa è la vera differenza fra la carità umana e la carità cristiana … A m
e sembra, infatti, che voi perdoniate soltanto i peccati che realmente non pensate peccaminosi. Voi perdonate i criminali quando essi commettono qualche cosa che voi non considerate come un delitto, ma un atto convenzionale … Ma noi dobbiamo dir loro la parola che li salverà dall’inferno. Rimaniamo noi soli per liberarli dalla disperazione, quando la vostra carità umana li sfugge”.
Il tema fede-ragione è sempre presente nel pensiero di Chesterton e si appoggia ad una visione creazionista in cui Dio ha fatto tutto il creato per bene, come attestano queste parole di Padre Brown nel racconto Il rapido : “Tutti gli uomini contano qualcosa. Voi contate qualcosa, io conto qualcosa: è il punto più arduo della teologia. Noi contiamo qualcosa per Dio … Dio solo sa perché. Ciò che Egli ha così misteriosamente creato, noi non dobbiamo permettere che venga misteriosamente distrutto”.
La rilevanza etica della ragionevolezza della fede è espressa in modo molto incisivo nel racconto Il delitto del comunista, dove Padre Brown si interroga: “Come si può condurre una vita retta se tutte le opinioni sono nell’errore? Ecco il disordine che c’è nel pensiero moderno, nato perché la gente non si rende conto di quanto differiscano in realtà le nostre opinioni sulla vita … L’eresia ha sempre il suo riscontro sulla moralità, se è abbastanza eretica … Vi ho detto che le eresie e le false dottrine sono diventate di dominio comune e oggetto di conversazione al punto che tutti oggi le usano e vi si invischiano, senza neanche accorgersene”.
Con il racconto Il miracolo della mezzaluna, Padre Brown si pone di fronte alla desolazione di alcuni materialisti incalliti ai quali rimprovera l’essere irrazionalmente creduloni: “La ragione è realmente semplicissima. Voi avete giurato tutti che eravate dei materialisti induriti, ed era quindi naturale che foste in bilico al limite di una fede; eravate al punto di poter credere quasi a qualunque cosa. Ce ne sono a migliaia in questa condizione, oggigiorno;ma non è una condizione comoda per riposare. Non avrete pace, fino a che non crederete in qualche cosa di definitivo … poiché è secondo natura credere nel soprannaturale”.
Il binomio fede-ragione è approfondito costantemente nel pensiero di Chesterton e di Padre Brown ed è di una freschezza ed attualità sorprendente, come afferma il prete-investigatore nel racconto L’oracolo del cane: “Il primo effetto di non credere in Dio è il perdere il senso comune e non poter vedere le cose come sono … e tutto questo perché si ha paura di poche parole: “Egli si è fatto Uomo”.
Una provocazione efficace resa magistralmente dalla penna dello scrittore inglese. Personalmente reputo assai interessante leggere Padre Brown (e propongo di leggerlo in questa prospettiva) nell’ottica cioè di quell’“allargamento della ragione” sostenuto ed auspicato da Benedetto XVI.