ROMA, mercoledì, 9 maggio 2012 (ZENIT.org) – Riprendiamo il testo dell’omelia tenuta dal cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest (Ungheria) e presidente del CCEE (Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa), nella Messa per l’Europa, celebrata questa sera nella basilica romana di Santa Maria Maggiore.
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Carissimi confratelli nell’episcopato e nel sacerdozio, cari fratelli e sorelle,
1. Siamo radunati qui, in questa storica basilica dedicata alla Vergine Madre di Dio, per incontrarci nell’Eucaristia, per chiedere la forza e la gioia del Signore per la Chiesa in Europa e venerare i santi patroni d’Europa che, con il loro esempio e la loro intercessione, ci aiutano nel cammino della nostra storia comune, la quale è lo spazio per la missione, per la nuova evangelizzazione.
2. Sia nella lettura che nel vangelo di oggi, troviamo la verità commovente dell’unità che è assolutamente necessaria tra i discepoli di Cristo. Questa unità ci collega con i legami della fede comune e anche della comunione gerarchica. S. Paolo e Bàrnaba incontravano il dissenso di alcuni fratelli che volevano obbligare i nuovi cristiani provenienti dal paganesimo a seguire tutta la legge e tutta l’usanza di Mosè. La soluzione di questo grave problema locale proprio nella città che, di lì a poco, diventerà centro e punto di partenza della missione cristiana, cioè Antiochia, era possibile soltanto mediante la sollecitudine della Chiesa universale, degli apostoli e dei presbiteri di Gerusalemme che hanno preso la saggia decisione, ispirata dallo Spirito Santo, di aprire la strada della missione attraverso i secoli. Negli Atti degli apostoli è quasi palpabile la realtà di quello che insegna anche il Concilio Vaticano II, cioè che: “l’unione collegiale appare anche nelle mutue relazioni dei singoli vescovi con le chiese particolari e con la Chiesa universale. Il Romano Pontefice, quale successore di Pietro, è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia dei vescovi, sia della moltitudine dei fedeli. I vescovi, invece, singolarmente presi, sono il principio visibile e il fondamento dell’unità nelle loro chiese particolari, formate a immagine della Chiesa universale” (LG 23a). Primordiale è quindi la Chiesa universale che rappresenta la pienezza della missione del popolo eletto nella storia della salvezza e che appare come partner di Dio nella Nuova Alleanza. Così leggiamo nella prima lettera di S. Pietro: “voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato” (1Pt 2,9 cf. Is 43,20-21). È questa Chiesa universale che si rispecchia, che si manifesta, che si rende presente nelle chiese particolari del mondo. Dalla realtà primordiale della Chiesa universale discende quindi la ricca molteplicità delle singole chiese locali. Ecco la base principale dell’unità e della necessità delle azioni comuni delle chiese locali di Europa. In esse, infatti, “è veramente presente e agisce la Chiesa di Cristo, una, santa, cattolica e apostolica” – come leggiamo nel decreto Cristus Dominus (CD 11a) del Concilio Vaticano II.
3. Nel vangelo di oggi abbiamo letto, inoltre, che il principio vitale di tutti i discepoli e di tutta la Chiesa è l’unità con Cristo. “Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso, se non rimane nella vite, così néanche voi, se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i traci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto” (Gv 15,4-5). Quando parliamo della nuova evangelizzazione, la prima domanda che sorge è quella del nostro rapporto con Cristo: con la persona di Cristo, con il suo insegnamento, con la sua stessa vita, che è piena di grazia e di verità (cf. Gv 1,14.17). Chi ci collega con Cristo è la Chiesa. La rivelazione divina infatti è storica. Il Verbo si è incarnato. Il Gesù della storia è identico al Cristo della fede. Quindi anche al Cristo della fede troviamo il cammino attraverso l’autentica conoscenza di Gesù storico. Lo conosciamo non soltanto attraverso una ispirazione spirituale. Se Dio avesse voluto così, non avrebbe avuto bisogno dell’incarnazione. Ma Egli ha voluto farsi conoscere attraverso Gesù Cristo, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo, con il suo insegnamento, la sua vita, la sua morte e risurrezione. Per questo abbiamo bisogno della testimonianza degli apostoli, dei discepoli e della Chiesa di ogni generazione. Per questo, e proprio per questo, Gesù Cristo ha affidato ai suoi discepoli la missione di “andare e fare discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò” che egli ha comandato (Mt 28,19-20).
È questa stessa missione cheimpegna anche noi e che ha una sua speciale attualità nell’Europa di oggi.
4. Chi sono i santi patroni di Europa? – Sono grandi missionari come San Cirillo e Metodio; sono uomini di preghiera, di lotta spirituale e di luce evangelica che penetra la cultura dei popoli, come San Benedetto. Sono rappresentanti di popoli diversi che compiono varie vocazioni della vita cristiana, come Santa Brigida di Svezia e Santa Caterina di Siena; intellettuali illuminati dalla grazia, che per la loro eredità e vocazione personale hanno unito nel martirio persino il popolo eletto con il popolo della nuova alleanza, come Edith Stein divenuta “Santa Teresa Benedetta della Croce”. Essi sono risorse spirituali comuni, basi comuni della cultura europea più vera e più elevata, colonne nel tempio di Dio. I santi patroni rafforzano l’identità della comunità cristiana. Ogni parrocchia, ogni diocesi, può avere un santo patrono. I popoli hanno i loro angeli, i cristiani ricevono nel battesimo il nome di un santo, nome che poi esprime la loro identità personale. Così è giusto che anche l’Europa, questa grande comunità di popoli, abbia i suoi santi patroni, li abbia come ha infatti, la propria identità, e che possa riconciliarsi con se stessa, non rifiutando e non ignorando né il proprio passato, né la pienezza del proprio presente, né le forze vitali, che indicano la via del proprio futuro. Quando le conferenze episcopali in tutta Europa lavorano insieme per la nuova evangelizzazione, agiscono in piena comunione con la Chiesa universale e in fraterna collaborazione tra loro. Per questa nuova testimonianza e per il nostro rinnovamento spirituale, così necessario, chiediamo l’intercessione della Vergine Maria, Madre della Chiesa e di tutti i santi patroni d’Europa. Amen.