Le Guardie Svizzere: una vita per Cristo e per il suo Vicario in terra

Benedetto XVI riceve in Udienza le nuove reclute e i loro familiari

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di Luca Marcolivio

CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 7 maggio 2012 (ZENIT.org) – In occasione del loro giuramento, papa Benedetto XVI ha ricevuto le reclute del Corpo della Guardia Svizzera Pontificia, accompagnate dai loro familiari, per una breve udienza nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico.

Il Santo Padre ha, in primo luogo, sottolineato il “privilegio” delle guardie svizzere di lavorare per qualche tempo nel “cuore della cristianità” e di vivere nella “Città Eterna”. A tutti i presenti ha augurato di fare a Roma “la singolare esperienza dell’universalità della Chiesa e di fortificare e approfondire la fede, soprattutto con i momenti di preghiera e con gli incontri che caratterizzano queste giornate”.

Il Pontefice ha quindi espresso “vivo apprezzamento” per i giovani che scelgono di “consacrare alcuni anni della loro esistenza in totale disponibilità al Successore di Pietro e ai suoi collaboratori”.

Il lavoro delle guardie svizzere si colloca “nel solco di una indiscussa fedeltà al Papa, che è diventata eroica in occasione del «Sacco di Roma»”, il 6 maggio 1527, in cui molte guardie, sacrificarono la vita per il Successore di Pietro.

“Il peculiare servizio della Guardia Svizzera – ha proseguito Benedetto XVI – non poteva allora e non può neanche oggi compiersi senza quelle caratteristiche che contraddistinguono ogni componente del Corpo: fermezza nella fede cattolica, fedeltà e amore verso la Chiesa di Gesù Cristo, diligenza e perseveranza nei piccoli e grandi compiti quotidiani, coraggio e umiltà, altruismo e disponibilità. Di queste virtù deve essere colmo il vostro cuore quando prestate il servizio d’onore e di sicurezza in Vaticano”.

Il Papa ha poi esortato le guardie ad essere “attenti gli uni gli altri” e a sostenersi “nel lavoro quotidiano” per edificarsi reciprocamente e conservare lo “stile di carità evangelica” nei confronti delle persone che ogni giorno incontrano.

Il segreto dell’efficacia del lavoro svolto dalle guardie pontificie, secondo Benedetto XVI, è il loro “costante riferimento a Cristo”. In passato, ha ricordato il Santo Padre, molti di loro, “sono stati chiamati a seguire il Signore nella via del sacerdozio o della vita consacrata, ed hanno risposto con prontezza ed entusiasmo”, altri ancora “hanno coronato felicemente con il sacramento del Matrimonio la loro vocazione coniugale”.

Il Papa ha quindi pregato perché le nuove reclute possano “rispondere pienamente alla chiamata di Cristo seguendolo con fedele generosità”. Ha quindi esortato ad approfittare del tempo trascorso a Roma, “per crescere nell’amicizia con Cristo, per amare sempre di più la sua Chiesa e per camminare verso la meta di ogni vera vita cristiana: la santità”.

Infine, il Pontefice ha invocato la materna benedizione della Vergine Maria, perché, nel mese di maggio a lei dedicato, possa aiutare le nuove guardie pontificie a sperimentare ogni giorno di più quella comunione profonda con Dio, che per noi credenti inizia sulla terra e sarà completa nel Cielo”.

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ZENIT Staff

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