di Paul De Maeyer

ROMA, domenica, 18 marzo 2012 (ZENIT.org).- All'età di 88 anni si è spento ieri ad Alessandria d'Egitto il capo della numerosa comunità copta ortodossa, “Baba” Shenouda III. Eletto più di 40 anni fa, nel lontano 1971, il 117º Papa copto e patriarca dell'Episcopato di San Marco era malato da tempo.

L'anziano patriarca aveva un tumore ai polmoni e soffriva di un'insufficienza epatica. Proprio per le sue precarie condizioni di salute aveva dovuto cancellare di recente la sua tradizionale catechesi del mercoledì.

La notizia del trapasso di Shenouda III ha scosso profondamente la comunità copta, che con circa il 6-10% della popolazione egiziana (circa 80 milioni di abitanti) costituisce la più grande ed importante comunità cristiana di tutto il Medio Oriente.

Migliaia di fedeli si sono recati alla cattedrale di Alessandria per esprimere il loro dolore e per pregare e vari esponenti musulmani hanno espresso cordoglio per la morte dell'anziano patriarca.

Come riferito da AsiaNews, il Gran Mufti d'Egitto, il professor Ali Gomaa, ha definito in un comunicato il decesso di Shenouda III “ una grave calamità che colpisce l'intero Egitto e il suo nobile popolo, cristiani e musulmani”.

Appena appresa la notizia la Santa Sede ha espresso dolore e condoglianze.

“La Chiesa cattolica si unisce al dolore e alla preghiera dei cristiani copti per la dipartita di Sua Santità il Papa Shenouda III di Alessandria, loro capo spirituale”, così si può leggere in una dichiarazione del portavoce vaticano, padre Federico Lombardi. “Il Papa Benedetto XVI è stato informato e si unisce spiritualmente alla preghiera di suffragio”, continua il breve testo.

“Per tutti noi rimarrà indimenticabile l’incontro del Papa Shenouda al Cairo con Papa Giovanni Paolo II, durante il suo pellegrinaggio al Monte Sinai in occasione del Grande Giubileo, momento alto del dialogo e dell’incontro nella comune fede in Cristo. Il Signore accolga questo grande pastore e gli dia il premio meritato per il suo servizio”.

Nel suo telegramma di cordoglio, Papa Benedetto XVI ha espresso ai membri del Santo Sinodo, ai preti e ai fedeli di tutto il Patriarcato i suoi “sentimenti più vivi di compassione fraterna”.

Il Santo Padre ha ricordato in particolare il servizio al dialogo ecumenico del fu patriarca. “Rammento con gratitudine il suo impegno per l'unità dei cristiani, la sua visita memorabile al mio predecessore Papa Paolo VI e la loro firma il 10 maggio 1973 a Roma della Dichiarazione comune di Fede nell'Incarnazione del Figlio di Dio, come il suo incontro al Cairo con Papa Giovanni Paolo II nel corso del Grande Giubileo dell'Incarnazione, il 24 febbraio dell'anno 2000”.

“Posso dire – ha concluso Benedetto XVI - quanto la Chiesa cattolica tutta intera partecipi al dolore che affligge i Copti ortodossi, e quanto essa sia in preghiera fervente chiedendo a Colui che è la resurrezione e la vita di accogliere presso di Lui il suo servitore fedele. Che il Dio di tutta misericordia lo riceva nella sua gioia, la sua pace e la sua luce”.

Nato nell'agosto del 1923 in un villaggio del governatorato di Assiut, nell'Alto Egitto, il futuro capo della comunità copta ortodossa d'Egitto entrò nel giugno 1954 in un monastero nel deserto occidentale dell'Egitto. Nominato dall'allora patriarca vescovo per l'educazione cristiana con il nome di Shenouda, nel novembre del 1971 il giovane vescovo venne eletto alla successione del patriarca Cirillo VI di Alessandria.

Durante la sua lunga gestione, Shenouda III ha vissuto periodi di conflitto con il potere del Cairo. Le sue critiche al presidente Anwar al-Sadat, anche per la sua apertura allo Stato ebraico, gli costarono nel 1981 un esilio nel monastero di San Bishoi, nel deserto di Wadi Natrun, finito solo nel 1985 sotto il presidente Hosni Mubarak, deposto l'11 febbraio del 2011 in seguito alla cosiddetta “Primavera araba”.

Conosciuto come “un uomo di pace”, Shenouda III non si era espresso durante la rivolta anti-Mubarak e questo aveva creato incomprensioni in seno alla comunità copta, in particolare tra le giovani generazioni, che chiedevano un maggior impegno per la democrazia in Egitto da parte della Chiesa copta.

Fonte di profonda preoccupazione per i copti, che si sentono già cittadini di serie B in Egitto, è la massiccia vittoria dei partiti musulmani nelle recenti elezioni. L'alleanza dei Fratelli musulmani ha ottenuto infatti il 45% dei voti e l'alleanza islamista guidata dai salafiti di Al Nour ha raggiunto il 25% delle preferenze.