di Salvatore Martinez

ROMA, giovedì, 29 marzo 2012 (ZENIT.org) - Lo stare insieme, riuniti nel nome del Signore, cioè in fervente comunione con la potenza del suo nome, comporta un aumento della grazia dello Spirito del Signore fra di noi.

Nell’anno dedicato all’Eucaristia, tempo privilegiato per godere della bellezza e della forza di questa comunione, Giovanni Paolo II così si è espresso: “La Chiesa è il corpo di Cristo: si cammina con Cristo nella misura in cui si è in rapporto con il suo corpo. A creare e fomentare questa unità, Cristo provvede con l’effusione dello Spirito Santo” [1].

Quanto più aumenta la grazia di questa meravigliosa realtà che è l’effusione dello Spirito Santo, tanto maggiore è la disfatta dello spirito del male che ci divide o tende a creare divisioni.

“Terribile realtà, misteriosa e paurosa è il male che è nel mondo, che è nell’uomo” [2].

Pasqua: catastrofica sconfitta di Satana e potente irruzione del Vincitore nella storia: Gesù, Signore sulla morte e Signore della Vita!

Ecco perché dobbiamo, ogni giorno, ogni ora, fare Pasqua, cioè confrontare la nostra vita con la vittoria di Cristo su Satana, causa del peccato. E vivere con la stessa dignità di Cristo, cioè da vincitori.

In questa opera è specialmente coinvolto lo Spirito Santo, l’unificante, il vivificante, l’illuminante. Senza il rimando allo Spirito, alle sue novità, alle sue molteplici operazioni, la Pasqua resterebbe un bene inesplorato, un concetto e non un fatto, un avvenimento defunto, un canto strozzato.

I Vescovi italiani hanno dedicato al tema risurrezione – effusione dello Spirito un efficace pensiero: “La Risurrezione è accompagnata dall’effusione dello Spirito Santo: è l’evento che ci dischiude la possibilità di diventare «partecipi della natura divina» (cf 2 Pt 1, 4), di essere figli nel figlio [3]”.

Figli nel Figlio. Come dire: cristiani nel Cristo, spirituali nello Spirito, pasquali nella Pasqua.

Un destino meraviglioso e terribile insieme. Guardando al nostro cammino di fede, infatti, incombono su di noi le parole ammonitrici di san Paolo: «Tante esperienze le avete fatte invano?» (Gal 3, 4).

Quante pasque “sciupate”, indefinite nella nostra vita! Quanti “passaggi” a Gesù Signore rinviati per pigrizia, per paura, per attaccamento al mondo. Quante preghiere elevate al cielo, in cui Gesù era invocato solo fuori e non dentro di noi. Quante promesse di vita nuova, presto dimenticate, hanno tenuto Cristo inchiodato e impotente sulla Croce, mentre tutto mi spingeva a considerarlo vivo.

Una preghiera potente

Apriamo gli occhi: Gesù è vivo, il suo Spirito continua a effondersi su chi lo invoca, il cielo è ben stabile sopra le nostre teste! Giovanni Paolo II, ai cittadini del primo mondo europeo così si rivolse: “Alla Chiesa in Europa è chiesto di coltivare la certezza che il Signore, attraverso il dono del suo Spirito, è sempre presente e operante in essa e nella storia dell’umanità. Ai cristiani in Europa è chiesto di continuare a essere reale trasparenza del Risorto, vivendo in intima comunione con lui. C’è bisogno di comunità che, prima di tutto e sopra tutto, lodino il Signore, lo preghino, lo adorino e ascoltino la Parola”[4].

Vogliamo fare nostre queste parole e ritornare senza indugi alla preghiera. Un pensiero di S. Teresa di Lisieux ci incoraggia: “Come è grande la potenza della preghiera! La si direbbe una regina la quale abbia ad ogni istante libero adito presso il re e possa ottenere tutto ciò che chiede”[5].

Per ogni approfondimento vedere il libro di Salvatore Martinez “C’è una speranza che non delude. il tempo dello Spirito” (Ed. Rinnovamento nello Spirito).

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[1] Lettera Apostolica Mane Nobiscum Domine, n. 21.

[2] Papa Paolo VI, Udienza generale, 12 maggio 1976.

[3] In Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, n.25, Orientamenti pastorali della Conferenza Episcopale Italiana per il decennio 2000-2010.

[4] Esortazione Apostolica post sinodale Ecclesia in Europa, n. 27.

[5]  Manoscritto C,  dagli scritti autobiografici, diretti a madre Maria di Gonzaga, 1897.