Il Papa: strumenti della pace con la preghiera e l'azione educativa

In un messaggio ai ai giovani dell’Azione Cattolica ad Assisi

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ROMA, domenica, 25 settembre 2011 (ZENIT.org).- Un incoraggiamento “a cooperare con Dio quali strumenti della sua pace con preghiera costante e azione educativa e missionaria”: è quello contenuto in un messaggio di Benedetto XVI, a firma del Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, indirizzato ai giovani di Azione cattolica che il 24 settembre hanno partecipato a un incontro-pellegrinaggio ad Assisi che aveva per slogan: “Tracce di pace. Giovani di Ac per un cammino di libertà”.

Quando il 27 ottobre 1986, Giovanni Paolo II riunì ad Assisi i rappresentanti di tutte le grandi religioni del mondo per pregare insieme per il dono della pace, il 4 ottobre dello stesso anno i giovani di Azione cattolica si riunirono ad Assisi in preparazione a quell’evento, come pellegrini di pace. Lo stesso è accaduto sabato in preparazione alla “Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo” voluta da Benedetto XVI per il 27 ottobre 2011 in occasione del 25° anniversario del primo incontro.

Attraverso il suo messaggio il Papa ha voluto far giungere ai giovani pellegrini un “cordiale saluto” e l’“apprezzamento per la fattiva sintonia con la sua missione di favorire il dialogo tra le religioni in ordine all’impegno comune per promuovere la pace tra i popoli”.

Il Pontefice ha poi ricordato l’Assistente generale di Ac, mons. Domenico Sigalini, che la sera del 6 settembre è precipitato in un dirupo mentre partecipava a un pellegrinaggio al Santuario della Santissima Trinità di Vallepietra e che attualmente si trova ancora in un reparto medico del Policlinico A. Gemelli anche se le sue condizioni si sono definitivamente stabilizzate. Su di lui, il Santo Padre ha invocato l’intercessione di Maria auspicandone al contempo la piena guarigione.

Musica, testimonianze e le riflessioni del Presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso il Cardinale Jean-Louis Tauran, del Custode di Terra Santa padre Pierbattista Pizzaballa e del presidente nazionale di Ac Franco Miano, si sono alternate nel pomeriggio alla “Cittadella” di Assisi, di fronte a 500 giovani in rappresentanza delle associazioni diocesane di tutt’Italia, oltre ad alcuni provenienti da Argentina, Spagna, Romania.

In serata – ha fatto sapere l’agenzia Sir – si sono uniti presidenti e assistenti diocesani, riuniti in convegno a Trevi da venerdì fino a questa domenica, camminando fino alla basilica inferiore di San Francesco per una veglia di preghiera. Essere cattolici significa essere “in cammino con gli altri”, ha precisato mons. Domenico Sorrentino, Vescovo di Assisi-Gualdo Tadino-Nocera Umbra, introducendo la preghiera e invitando a mettersi “in dialogo”. Come 25 anni fa, ancora oggi ci sono muri da abbattere: allora era il muro di Berlino, oggi quello dell’indifferenza.

“Credo che quei giovani avessero una forte speranza di trasformazione della società – ha riflettuto Franco Miano – che oggi rischia di essere appannata da una strisciante rassegnazione”. A quel muro di cemento sono subentrati “nuovi muri: l’indifferenza rispetto al fratello, ai più poveri, a un progetto comune. Ma la vostra presenza qui dice il contrario”, ha aggiunto Miano, e “come a sorpresa è caduto il muro di Berlino, così è possibile che si sbricioli il muro dell’indifferenza”.

Sulla solitudine dei giovani è tornato il Cardinale Jean-Louis Tauran: “Noi credenti – ha affermato – non siamo solitari e il silenzio è Qualcuno che ci parla e che dobbiamo ascoltare”. “Il dramma dell’uomo è che non sa rimanere in pace nella sua stanza”, ha aggiunto il porporato citando Pascal e invitando talvolta a “spegnere la tv e la radio per sviluppare il senso della vita interiore ed essere in pace”.

Dalla Terra Santa ad Assisi è giunta sabato sera anche la testimonianza di padre Pierbattista Pizzaballa, che ha evidenziato come quei luoghi siano “testimoni della rivelazione” e come un pellegrinaggio nella terra di Gesù sia “un’esperienza fondamentale per formarsi alla pace. I pellegrini – ha spiegato – non cambiano gli equilibri geopolitici e le decisioni dell’Onu, ma costruiscono relazioni vere, libere, e questo crea una cultura di pace. Quando i pellegrini sono pochi il territorio è più povero, come pure le relazioni che lì si coltivano; quando invece arrivano tanti pellegrini la Terra Santa rifiorisce”. Il loro contributo alla pace – ha concluso padre Pizzaballa – sta proprio nel “costruire relazioni positive, dove ci s’incontra nella comune umanità”.

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ZENIT Staff

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