Il Papa: “In Maria, Dio ha fatto concorrere tutto al bene”

Nei celebrare i Vespri al santuario mariano di Etzelsbach

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ETZELSBACH, venerdì, 23 settembre 2011 (ZENIT.org).- “In Maria, Dio ha fatto concorrere tutto al bene e non cessa di far sì che, attraverso Maria, il bene si diffonda ulteriormente nel mondo”. Lo ha detto questo venerdì sera Benedetto XVI nel presiedere la celebrazione dei Vespri nella spianata a fianco del santuario mariano di Etzelsbach, detto “Wallfahrtkapelle” (Cappella del pellegrinaggio).

Si tratta di un piccolo santuario mariano, situato tra i comuni di Steinbach e Hundeshagen nel circondario rurale di Eichsfeld. L’attuale Cappella è stata costruita nel 1897 e consacrata il giorno dell’Assunta, ma i pellegrinaggi mariani sono molto precedenti e sicuramente risalgono al secolo XVII. Fin dal XV secolo, inoltre, si trova a Etzelsbach una chiesa in cui si venera quale immagine miracolosa una Pietà che risale al XVI secolo.

Nell’omelia il Papa – che prima dei Vespri, ha compiuto un giro in auto panoramica tra i fedeli raccolti nel campo della Wallfahrtkapelle – si è detto felice di trovarsi al santuario di Etzelsbach, dove nel periodo di “due dittature empie”, quella nazista prima e quella comunista poi, la popolazione della zona dell’Eichsfeld era “sicura di trovare” “una porta aperta e un luogo di pace interiore”.

Ciò ha favorito un’“amicizia particolare con Maria”, ha sottolineato il Pontefice.

Quando i cristiani in tutti i tempi e in tutti i luoghi si rivolgono alla Vergine, ha spiegato, “si fanno guidare dalla certezza spontanea che Gesù non può rifiutare le richieste che gli presenta sua Madre”, “e si poggiano sulla fiducia incrollabile che Maria è al tempo stesso anche Madre nostra – una Madre che ha sperimentato la sofferenza più grande di tutte, che percepisce insieme con noi tutte le nostre difficoltà e pensa in modo materno al loro superamento”.

Il Papa ha quindi analizzato l’immagine della Madonna venerata nel Santuario: “una donna di mezza età con le palpebre appesantite dal molto pianto e al contempo lo sguardo trasognato rivolto lontano, come se stesse meditando nel suo cuore su tutto ciò che era accaduto”.

“Sulle sue ginocchia riposa il corpo esanime del Figlio; Ella lo stringe delicatamente e con amore, come un dono prezioso. Sul corpo denudato del Figlio vediamo i segni della crocifissione”.

Secondo il Papa, “una particolarità dell’immagine miracolosa di Etzelsbach è la posizione del Crocifisso”, perché nella maggior parte delle rappresentazioni della Pietà “Gesù morto giace con il capo verso sinistra”, “così l’osservatore può vedere la ferita del costato del Crocifisso”. A Etzelsbach, invece, “la ferita del costato è nascosta, perché la salma, appunto, è orientata verso l’altro lato”.

Per il Pontefice, questa rappresentazione nasconde “un profondo significato, che si svela solo ad un’attenta contemplazione: nell’immagine miracolosa di Etzelsbach i cuori di Gesù e di sua Madre sono rivolti l’uno verso l’altro; s’avvicinano l’uno all’altro. Si scambiano a vicenda il loro amore”.

“Nel cuore di Maria c’è lo spazio per l’amore che il suo Figlio divino vuole donare al mondo”, ha osservato.

I fedeli, ha proseguito il Vescovo di Roma, “hanno trovato sempre nuovi aspetti e titoli che possono meglio dischiudere a noi questo mistero, per esempio l’immagine del Cuore immacolato di Maria come simbolo dell’unità profonda e senza riserve con Cristo nell’amore”.

“Dalla Croce, dal trono della grazia e della redenzione, Gesù ha dato agli uomini come Madre la propria Madre Maria. Nel momento del suo sacrificio per l’umanità, Egli rende Maria in certo modo mediatrice del flusso di grazia che deriva dalla Croce. Sotto la Croce, Maria diventa compagna e protettrice degli uomini nel loro cammino di vita”.

Il Pontefice ha quindi segnalato che la fiducia nell’intercessione efficace della Madre di Dio e la gratitudine per l’aiuto sempre sperimentato “portano in sé in qualche modo l’impulso a spingere la riflessione al di là delle necessità del momento”.

“Che cosa vuol dirci veramente Maria, quando ci salva dal pericolo?”, ha chiesto.

“Vuole aiutarci a comprendere l’ampiezza e la profondità della nostra vocazione cristiana – ha risposto –. Con delicatezza materna vuole farci capire che tutta la nostra vita deve essere una risposta all’amore ricco di misericordia del nostro Dio”, “come se dicesse a noi: comprendi che Dio, il quale è la fonte di ogni bene e non vuole nient’altro che la tua vera felicità, ha il diritto di esigere da te una vita che si abbandoni senza riserve e con gioia alla sua volontà e si adoperi perché anche gli altri facciano altrettanto”.

“’Dove c’è Dio, là c’è futuro’. In effetti: dove lasciamo che l’amore di Dio agisca totalmente sulla nostra vita, là è aperto il cielo – ha concluso il Papa –. Là è possibile plasmare il presente così che corrisponda sempre di più alla Buona Novella del nostro Signore Gesù Cristo. Là le piccole cose della vita quotidiana hanno il loro senso e là i grandi problemi trovano la loro soluzione”.

Al termine dei Vespri Papa Benedetto XVI si è avvicinato all’immagine miracolosa del santuario e quale segno di profonda venerazione ha lasciato un rosario.

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ZENIT Staff

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