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Eccellenza,
sono lieto di accoglierla e di accettare le Lettere che la accreditano quale Ambasciatore straordinario e plenipotenziario del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord presso la Santa Sede. Sono grato per i saluti affettuosi che mi porge da parte di Sua Maestà, la Regina, e le chiedo di trasmettere i miei buoni auspici nella preghiera per la sua salute e la sua prosperità. Sono anche lieto di inviare i miei cordiali saluti al Governo di Sua Maestà e a tutto il popolo britannico.
La Santa Sede e il Regno Unito hanno goduto di relazioni eccellenti nei trent’anni che sono trascorsi dall’instaurazione di piene relazioni diplomatiche. Lo stretto vincolo fra noi è stato ulteriormente rafforzato lo scorso anno, durante la mia visita nel suo Paese, un’occasione unica nel corso di una storia condivisa fra la Santa Sede e i Paesi che oggi compongono il Regno Unito. Quindi vorrei cominciare le mie osservazioni ribadendo la mia gratitudine al popolo britannico per la calorosa accoglienza che mi ha riservato durante la mia permanenza. Sua Maestà e Sua Altezza Reale, il Duca di Edimburgo, mi hanno ricevuto nella maniera più affabile e sono stato lieto di incontrare i responsabili dei tre principali partiti politici e di discutere con loro questioni di interesse comune. Come sa, un motivo particolare della mia visita è stato la beatificazione del Cardinale John Henry Newman, un grande inglese che ammiro da tanti anni e la cui elevazione agli onori degli altari è stata la realizzazione di un desiderio personale. Resto convinto dell’importanza delle idee di Newman a proposito della società perché, oggi, il Regno Unito, l’Europa e l’Occidente in generale affrontano sfide che egli ha identificato con notevole chiarezza profetica. Spero che una rinnovata consapevolezza dei suoi scritti recherà nuovi frutti fra quanti cercano soluzioni ai problemi politici, economici e sociali della nostra epoca.
Come ha giustamente osservato nel suo discorso, signor Ambasciatore, la Santa Sede e il Regno Unito continuano a condividere un interesse comune per la pace fra le Nazioni, per lo sviluppo integrale dei popoli in tutto il mondo, in particolare i più poveri e i più deboli, e per la diffusione di diritti umani autentici, in particolare attraverso lo stato di diritto e un corretto governo partecipativo, con un’attenzione particolare per i bisognosi e per coloro ai quali sono negati i diritti naturali. Sulla questione della pace, sono molto lieto di constatare il buon esito della recente visita di Sua Maestà nella Repubblica di Irlanda, una importante pietra miliare nel processo di riconciliazione che si sta sempre più consolidando in Irlanda del Nord, nonostante i disordini verificatisi l’estate appena trascorsa. Ancora una volta, colgo l’occasione per esortare tutti coloro che ricorrerebbero alla violenza a mettere da parte il loro rancore e a cercare, invece, un dialogo con i loro vicini per la pace e la prosperità di tutta la comunità.
Come lei, Eccellenza, ha sottolineato nel suo discorso, il suo Governo desidera esercitare politiche basate su valori duraturi che non possono essere espressi semplicemente in termini legali. Questo è particolarmente importante alla luce degli accadimenti di quest’estate. Quando le politiche non presumono né promuovono valori oggettivi, il conseguente relativismo morale, invece di condurre a una società libera, equa, giusta e compassionevole, tende a produrre frustrazione, disperazione, egoismo e disprezzo per la vita e per la libertà degli altri. Chi prende le decisioni politiche fa dunque bene a cercare urgentemente nuove modalità per sostenere l’eccellenza nell’educazione, per promuovere opportunità sociali e mobilità economica, per studiare modi per favorire l’occupazione di lungo periodo e diffondere ricchezza in maniera molto più equa e ampia nella società. Inoltre, la promozione attiva dei valori essenziali di una società sana, attraverso la difesa della vita e della famiglia, la sana educazione morale dei giovani e una fraterna sollecitudine per i poveri e i deboli, contribuirà di certo a ricreare un senso positivo del proprio dovere, nella carità, verso gli amici e verso gli estranei nella comunità locale. Sia certo che la Chiesa cattolica nel suo Paese è desiderosa di continuare a offrire il suo contributo sostanziale al bene comune attraverso i suoi uffici e le sue agenzie, secondo i suoi principi e alla luce della visione cristiana dei diritti e della dignità della persona umana.
Guardando più lontano, lei, Eccellenza, ha menzionato diverse aree in cui la Santa Sede e il Regno Unito hanno già concordato e cooperato, includendo iniziative per la riduzione del debito e il finanziamento dello sviluppo. Lo sviluppo sostenibile delle popolazioni più povere del mondo attraverso un’assistenza ben mirata resta un obiettivo valido poiché le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo sono nostri fratelli e sorelle, di pari dignità e valore e meritevoli del nostro rispetto in ogni modo, e tale assistenza dovrebbe sempre mirare a migliorare le loro esistenze e le loro prospettive economiche. Come sapete, lo sviluppo è anche di beneficio ai Paesi donatori, non solo per la creazione di mercati economici, ma anche attraverso la promozione del rispetto reciproco, della solidarietà e, soprattutto, della pace per mezzo della prosperità per tutti i popoli del mondo. Promuovere modelli di sviluppo che impiegano conoscenze moderne per fare un saggio uso delle risorse naturali sarà anche di beneficio per proteggere meglio l’ambiente dei Paesi emergenti e già industrializzati. Per questo, lo scorso anno, a Westminster Hall, ho osservato che lo sviluppo umano integrale, e tutto ciò che esso comporta, è un’iniziativa che merita veramente l’attenzione del mondo e che è troppo grande per permetterne il fallimento. Quindi, la Santa Sede accoglie con favore il recente annuncio del Primo Ministro David Cameron, intenzionato a blindare il budget della Gran Bretagna destinato agli aiuti. Inoltre, Eccellenza, la invito, durante il suo mandato, a studiare modalità per promuovere la cooperazione allo sviluppo fra il suo Governo e le agenzie caritative e di sviluppo della Chiesa, in particolare quelle con sede a Roma e nel suo Paese.
Infine, signor Ambasciatore, nel porgerle i miei ferventi buoni auspici per il successo della sua missione, mi permetta di assicurarle che tutti gli organismi della Curia Romana sono pronti a sostenerla nello svolgimento dei suoi compiti. Su di lei, sulla sua famiglia e su tutto il popolo britannico invoco di cuore le abbondanti benedizioni di Dio.
[© Copyright 2011 – Libreria Editrice Vaticana, traduzione a cura de “L’Osservatore Romano”]