di padre Angelo de Favero*
ROMA, venerdì, 22 luglio 2011 (ZENIT.org).- In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: “Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo: un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. Ancora, il regno dei cieli è simile ad una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?”. Gli risposero: “Sì”. Ed egli disse loro: “Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” (Mt 13,44-52).
Con la parabola del “tesoro nascosto” e quella parallela della “perla di grande valore”, Gesù anzitutto ci interpella sul significato della nostra vita: “esiste qualcosa in questo mondo per cui sei disposto a rinunciare a tutto ciò che hai e tutto ciò che sei? Qual è per te il bene superiore ad ogni altro bene? Dove stai cercando la felicità?”. E più in generale: chi è l’uomo se il “Regno dei cieli” è un tesoro fatto per lui? Lo si può trovare su questa terra? E una volta trovato, è possibile non perderlo mai più?
Le due piccole parabole (con la terza di conseguenza), sono le parabole della grande parabola della vita umana, e possiamo intenderle così: “La vita dell’uomo è simile ad un tesoro nascosto in un campo..La vita dell’uomo è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose..La vita dell’uomo è simile ad una rete gettata nel mare..”.
Come il “Regno dei cieli”, anche la verità della vita umana non appartiene solamente all’orizzonte di questo mondo, ma dell’Altro; e il suo valore non può mai essere messo sullo stesso piano delle realtà terrene, anche se grandissime e nobilissime, come il dono stesso dell’esistenza fisica. Per questo tale valore è davvero assoluto, intangibile, “non negoziabile” dal primo all’ultimo suo istante biologico.
Un abisso ontologico di spazio e tempo separa la riva del Cielo da quella della terra, abisso infinito ed eterno che solamente Colui che “sedette in riva al mare” (Mt 13,1) ha colmato, facendosi nostra carne nel grembo di Maria (Gv 1,14). In tal modo e da quel primo istante, il “Regno dei cieli” abita in Persona in mezzo a noi, e chiunque vi può “entrare” come attraverso il libero accesso di una tenda. Questo Regno, infatti, è Gesù stesso, Lui, Amicizia di Dio con l’uomo; e la soglia di tale Regno ineffabile è la stessa realtà umana del Signore, porta sempre aperta per tutti coloro che vivono la loro vita di fede come i primi nove mesi nel grembo, vale a dire come “vita di preghiera”.
Osserviamo che se il tesoroe la perla si fossero trovati in un’isola sperduta al di là del mare, o in un punto preciso degli abissi marini, o in vetta alla montagna più alta della terra, non reggeva comunque il paragone con il “Regno dei cieli”. Il Regno somiglia, sì, al tesoro e alla perla (quanto all’incomparabilità del valore), ma esso è assolutamente “introvabile” se si presume di conquistarlo con le sole forze della propria ricerca. Il Regno, infatti, non è conquista, ma puro dono, come la vita umana. Se vivo il gran bene della vita come “tesoro geloso” (Fil 2,6), non troverò mai quello che Dio ha “nascosto” in essa quando l’ha creata; e se per grazia l’ho già trovato, lo perderò se cercherò di conservarlo ad ogni costo.
Ad illuminare abbondantemente il significato delle parabole sul Regno, c’è un piccolo-grande fatto accaduto nel Tempio sotto gli occhi di Gesù, e narrato dall’evangelista Marco al cap. 12: “Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: “In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere” (Mc 12,41-44).
Ecco una donna poverissima che aveva già trovato il “tesoro nascosto”! Se essa rinuncia ora così prontamente a “tutto quanto aveva per vivere”, vuol dire che nel suo cuore aveva già operato da un pezzo il distacco dai beni di questo mondo, fidandosi ciecamente e in tutto della Provvidenza divina. In tale vuoto di sé, Dio stesso aveva trovato il proprio “tesoro”, dimorandovi in pienezza “come” in Maria. Dio, infatti, guarda sempre all’umiltà dell’anima, sua serva, e guardandola la colma di gioia e della ricchezza infinita della sua Presenza.
E’ il distacco del cuore dai valori effimeri che genera ed aumenta in noi quella vera gioia per la quale siamo stati creati e che Gesù dona ai suoi amici (Gv 15,11). Se ci troviamo in un rapporto egoistico con le cose e le persone, non possiamo essere raggianti, poiché ne siamo posseduti ed avviliti, dato che esse si frappongono come un’eclissi tra noi e Dio, fonte della vera Vita e della vera gioia (Gv 10,10).
Per questo Gesù aggiunge oggi la terza parabola sul “Regno dei cieli”, dicendo che “è simile ad una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci: buoni e cattivi” (Mt 13,47-49). Qui il Signore descrive il Regno dal versante della nostra libertà e del giudizio finale che attende tutti: i buoni che hanno accolto e rispettato la vita come un dono, i cattivi che ne hanno, per così dire, falsificato e deturpato la congenita verità, vivendola come un possesso e un diritto al piacere del proprio egoismo.
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* Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E’ diventato carmelitano nel 1987. E’ stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.