L'eucaristia e la Divina Misericordia

di don Tiziano Soldavini

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ROMA, sabato, 2 luglio 2011 (ZENIT.org).- Le persone hanno necessità di fare esperienza della Misericordia; in essa trovano la casa dove abitare e condividere ferite, speranze, delusioni, attese.

I piccoli questo lo sanno bene!“Dal costato trafitto di Cristo, come da una fontana inesausta di luce e di verità, di amore e di perdono… un’onda di misericordia si riversa sull’intera umanità” (Giovanni Paolo II) e quest’onda ha raggiunto anche i nostri cuori.E’ il suo Amore fuor di misura che ha conquistato e sedotto il nostro cuore!

Grazie all’unione del nostro cuore con Cristo troviamo la forza per lasciare morire il nostro io così come tutto il nostro essere sfocia in una vita per Dio. E’ dal Cuore squarciato di Cristo che viene a noi la salvezza; è da questo Cuore, limpida fonte, che sgorga per ciascuno di noi il conforto. È da questo Cuore squarciato che il nostro povero cuore contrito, ferito, trova la gioia, trova la fonte della salvezza. Da questo Cuore proviene l’amore. Gesù è il tutto della nostra vita? Se così è, significa che siamo certi di essere accarezzati, consolati come un bambino da sua madre (cf. Is 66,13).

Bisogna diventare piccoli, riconoscere le proprie fragilità e povertà per vivere abbandonati nell’infinita misericordia di Dio. “Ho capito che per entrare in questa fornace ardente dell’amore, era necessario che io diventassi piccola e molto povera” (S. Teresa di Lisieux) Non dobbiamo avere paura del nostro limite, ma lasciare tutto a Gesù: “Lascia fare a me! Non significa lasciare qualcosa di te a me, ma lasciare tutto te stesso. Molti lasciano qualcosa di loro, pochi lasciano tutto. Lascia la tua vita a me ed io ti trasformerò, allora con me rinnoverai il mondo, in quanto darai amore al mondo, di questo hanno bisogno le anime” (Tiziano Soldavini, Lascia fare a me).

La misericordia di Dio non può operare in noi se noi non prendiamo consapevolezza della nostra miseria, se non decidiamo, e con risolutezza, di entrare nella nostra pochezza, se non ci rendiamo conto che spesso ci chiudiamo agli altri precipitando nel vortice dell’indifferenza. “Se tu conoscessi la tua miseria, moriresti di spavento, ma io ti rivelo l’oceano infinito della mia misericordia” diceva Gesù a S. Faustina e ancora: “Dammi qualcosa di veramente tuo, che sia tua esclusiva proprietà, dammi la tua miseria e io in cambio ti darò la mia misericordia”. Se noi abbiamo in cuore un desiderio bruciante di vivere giorno dopo giorno nel Suo Cuore misericordioso, sapremo anche riversarla, condividerla con gli altri. “Desidero che la Misericordia si riversi sul mondo intero”.

Dobbiamo dare forma, corpo alla speranza attraverso gesti semplici: occhi che si guardano, mani che si stringono, braccia che si abbracciano, sorrisi che si donano, corpi che si avvicinano e si piegano, tutti gesti di misericordia che fanno risorgere l’altro e noi stessi. Essere misericordiosi come Gesù è misericordioso non è fare qualcosa per qualcuno, ma rendersi presente, dire con tutto se stesso: “Tu sei prezioso, sei importante, sei unico per me” e ancora: “Ti accolgo come sei e tu accogli me come sono”.

“La mia Misericordia è più grande delle tue miserie e di quelle del mondo intero . Chi ha misurato la mia bontà? Per te sono disceso dal cielo in terra, per te mi sono lasciato mettere in Croce, per te ho permesso che venisse aperto con la lancia il Mio Sacratissimo Cuore ed ho aperto per te una sorgente di Misericordia. Bevi a piene labbra alle sorgenti della vita e non verrai meno durante il viaggio” (S. Maria Faustina Kowalska). Dobbiamo sentire dentro il bisogno della misericordia. Solo così sapremo cercare e fare nostro lo sguardo compassionevole di Gesù. La compassione è sinonimo di misericordia, significa “patire-con”. Patire-con l’altro è comprendere, accogliere in profondità la vita dell’altro. È una vita consumata per, con, in Cristo a favore di ogni altro, nella consapevolezza che Gesù ci ama come siamo.

Ove è viva la Misericordia arde un fuoco divorante, ogni pensiero, parola, azione è dono di sé, frutto della sua Grazia, segno del Suo Amore che ha origine nel Cuore-Eucaristico che passa nei nostri cuori per raggiungere il cuore di ogni persona. Per questo nulla si deve anteporre al suo Amore che libera da ogni pesantezza e immerge nel dinamismo della carità.

L’andare verso gli altri scaturisce dall’amore di Cristo, che spinge verso tutti fino agli estremi confini della terra a gloria del Padre. Colui che ama pensa all’amato prima di pensare a sé, vive per lui, mette tutto in comunione con lui, s’identifica con lui. E’ nell’Eucaristia che attingiamo questo slancio oblativo del vero amore. Lasciarsi assorbire da Gesù-Eucaristia, fino al punto di divenire una cosa sola con lui per la gloria del Padre, è la ragione del nostro vivere.

Anche se a volte ci domandiamo: “Sono amato da Dio o no?”, “ Gesù non si prende cura della mai vita?”. Poi vi è la difficoltà nell’Amare i nemici, di perdonare settanta volte sette, di vivere il Vangelo della Misericordia, la difficoltà di amare chi ha un cuore chiuso nel quale, però, si nasconde Gesù.

È di chi, anche se con fatica e povertà sperimenta l’amore, il rispondere come Pietro, è di coloro che sanno non per sentito dire ma perché si nutrono quotidianamente: “Colui che mangia il mio corpo e beve il mio Sangue dimora in me e io in lui”.

Misericordia-Eucaristia mistero dell’Incarnazione di Dio che accetta di essere mangiato, fatto piccolo. Di questo Dio Misericordioso, onnipotente, che per amore diventa impotente Abbà-Papà Misericordioso, Copro spezzato, Sangue versato, Mistero d’amore, come avere paura, non fidarsi, non consegnare la propria vita. È straordinario! Gesù piccolo in me, io piccolo in Gesù, una cosa sola. Il mistero di Gesù Eucaristia è Gesù che ci chiama a essere uno con lui, suoi amici per rivelare il suo volto ad ogni persona. Mangiando il Corpo di Gesù, siamo chiamati a diventare Gesù, a diventare il suo corpo. Cosa significa diventare Gesù? Annunciare la Buona Notizia, il Vangelo della Misericordia? E cos’è questa Buona Notizia? Il Buon Pastore ti ama! E per annunciare questa Buona Notizia, cosa possiamo fare? Lasciamoci mangiare da Gesù e con lui pieghiamoci per toccare i piedi dei poveri e rivelare loro ove dimorano: nel cuore ferito di Cristo.

È urgente, sempre più improrogabile che crescano persone consapevoli della necessità di mangiare il Corpo di questo Dio piccolo misericordioso, per essere discepoli piccoli misericordiosi e così dire ad ogni persona: “Sei Amato”. Gesù ci chiede: “Mi ami?” Diciamo il nostro sì. Gesù Misericordioso Amore Eucaristico oggi ci chiede di rimanere cuore a cuore con lui. Occorrono persone disponibili ad accogliere l’invito di Gesù “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro” (Lc 6,36), che non conosce limiti né frontiere, e muove a prendere il largo ella consapevolezza che ora e qui Gesù è in agonia in ogni forma di povertà, fino al suo ritorno. Divenuti uno con Cristo, con Lui e da lui possiamo raggiungere in modo preferenziale i luoghi della disperazione, della solitudine, “l’inferno” dove la persona è desolata e derubata della sua dignità. Lì renderemo testimonianza della più sconvolgente esperienza di Cristo che la persona può fare: vivere nella propria carne l’Amore Misericordioso.

“Occorre mandare negli Stati, in mezzo ai popoli, anime innamorate di Gesù Sacramentato, esploratori Eucaristici, poiché solo nell’ Eucaristia si unirà il mondo intero e, nella pace, la terra tutta sarà un solo ovile e avrà un solo Pastore. Gesù Sacramentato non deve essere vilipeso, sepolto e abbandonato nelle Chiese del mondo. Dovrà divenire la vita del mondo. I sacerdoti devono essere rifatti a nuovo; nutriti di Gesù Sacramentato come autentica vita loro. Dovrà moltiplicarsi il sacrificio Eucaristico ed in Esso, solo per Esso si compirà la subli
me unità del mondo. Solo Gesù Sacramentato è vita” (don Dolindo Ruotolo). Occorre il sì di ciascuno, senza riserve, senza paura.

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*Don Tiziano Soldavini, autore di molti libri di spiritualità, è artista, pittore e fondatore dei Piccoli Apostoli della Divina Misericordia, nonché Cappellano ospedaliero allo Spallanzani di Roma.

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ZENIT Staff

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