Francia: secondo sì dell'Assemblea Nazionale alla revisione della legge sulla bioetica

Il testo dei deputati ristabilisce il divieto con deroghe alla ricerca sugli embrioni

Share this Entry

di Paul De Maeyer

ROMA, venerdì, 3 giugno 2011 (ZENIT.org).- Con 280 voti contro 217, l’Assemblée Nationale francese ha approvato martedì 31 maggio in seconda lettura il progetto di revisione della legge sulla bioetica del 2004. Seguendo la linea difesa dal Governo del Primo Ministro François Fillon (UMP/Unione per un Movimento Popolare), il testo dell’Assemblea Nazionale reintroduce il sistema del divieto con “deroghe” per quanto riguarda la ricerca con gli embrioni e le cellule staminali prelevate da embrioni umani, già incorporato nella normativa del 2004 e mantenuto dai deputati in occasione della votazione in prima lettura della proposta nel febbraio scorso. Undici deputati dell’UMP e quattro del Nuovo Centro (NC) hanno votato contro.

L’8 aprile scorso, il Senato aveva autorizzato in prima lettura una ricerca definita “inquadrata” con gli embrioni e le cellule embrionali, cioè che poteva essere condotta solo se gli altri tipi di staminali – ad esempio le cosiddette “cellule staminali pluripotenti indotte” (iPS in acronimo inglese) – non offrono lo stesso potenziale terapeutico. Il cambio di rotta introdotto dalla Camera Alta di Parigi era stato confermato poi l’11 maggio con 21 voti contro 19 dalla commissione speciale dell’Assemblea incaricata di esaminare il disegno di legge. Per ribaltare la situazione e ritornare al principio della proibizione con deroghe, la Camera Bassa ha approvato mercoledì 25 maggio, durante l’esame in seconda lettura, con 73 voti contro 33 un apposito emendamento presentato dal relatore del disegno di legge, il deputato e medico Jean Leonetti (UMP).

Secondo il Ministro della Sanità, Xavier Bertrand (UMP), il regime derogatorio è semplicemente la soluzione “migliore”, perché “non chiude la porta ai progressi della scienza” (AFP, 26 maggio). Anche la sottosegretaria alla Sanità, Nora Berra (UMP), ha difeso questa posizione. “E’ un buon sistema, che è equilibrato, che non penalizza la ricerca”, così ha dichiarato la Berra davanti all’Associazione dei Giornalisti Parlamentari (AFP, 25 maggio). La politica di origini algerine ha ribadito inoltre di “non essere manipolata da alcuna lobby”. Facendo riferimento alle eventuali pressioni religiose che avrebbe subìto, la sottosegretaria ha voluto ricordare il ruolo positivo dei gruppi religiosi nel dibattito pubblico. “I gruppi confessionali, religiosi fanno parte della società, alimentano la discussione”, ha spiegato.

Il sistema del divieto con deroghe è comunque ambiguo, proprio perché lascia la porta aperta alla ricerca con gli embrioni umani. L’ABM, cioè l’Agenzia di Biomedicina, può infatti autorizzare “a titolo derogatorio” protocolli di ricerca. Dal 2004, su un totale di 64 progetti presentati ne ha accettati 58, di cui – come ha ricordato il quotidiano La Croix (4 febbraio) – 11 con embrioni e altri 47 con cellule staminali embrionali umane. Proprio per questo motivo, il “padre” nel 1982 del primo bambino in vitro francese, il professor Jacques Testart, ha definito l’ABM “un organismo favorevole a qualsiasi pratica” (Avvenire, 8 febbraio).

La decisione dell’Assemblée di reintrodurre il sistema delle deroghe nella nuova legge sulla bioetica è stata criticata da vari esponenti dell’opposizione, in particolare dal socialista Alain Claeys, presidente della commissione speciale dell’Assemblea, il quale ha ribadito che “la parola deroga non ha alcun senso”. “La scelta è semplice”, ha dichiarato il deputato PS, “o si autorizzano in un quadro molto ristretto o si vietano queste ricerche” (AFP, 26 maggio). Agli occhi di Claeys, la ricerca “inquadrata” è la posizione “più logica” (la-Croix.com, 23 maggio). Più esplicito è stato il gruppo parlamentare PS all’Assemblée. In un comunicato diffuso dopo l’esame del progetto in aula, ha infatti denunciato la presunta “deriva reazionaria” da parte del Governo Fillon e dell’UMP del Presidente Nicolas Sarkozy (AFP, 26 maggio).

Persino la massoneria ha fatto sentire la sua voce nel dibattito pubblico e ha “attaccato frontalmente” per la prima volta “da lungo tempo” – come ha osservato il giornalista Jean-Marie Guénois nel suo blog sul sito del quotidiano Le Figaro (Religio Blog, 25 maggio) – la Chiesa cattolica. In un comunicato reso pubblico il 25 maggio, la più grande obbedienza massonica del Paese – la Loggia del Grande Oriente di Francia – si è dichiarata infatti “inquieta” per le prese di posizione della Chiesa nel dibattito, che rivelerebbero “un oscurantismo e un disprezzo delle posizioni etiche laiche”.

A provocare l’inquietudine del Grande Oriente, che secondo Guénois sembra misconoscere la realtà, è stato il recente intervento da parte del Cardinale Arcivescovo di Parigi e presidente della Conferenza Episcopale di Francia (CEF), André Vingt-Trois. Alla vigilia del dibattito all’Assemblée, il porporato aveva espresso lunedì 23 maggio la sua preoccupazione per quello che ha definito “un balzo indietro di civiltà”. “Se le modifiche introdotte nel progetto di legge dal Senato venissero approvate dall’Assemblea Nazionale, una certa concezione dell’essere umano sarebbe molto gravemente compromessa”, ha avvertito il Cardinale (Église catholique de France, 23 maggio), che ha richiamato l’attenzione anche su un altro punto molto sensibile del disegno di legge, cioè “la sistematizzazione giuridica della diagnosi prenatale”, che “condurebbe inevitabilmente a un eugenismo di Stato”.

In vista del dibattito in aula, un gruppo di 58 deputati dell’UMP, del Nuovo Centro e di “villiéristes” (vale a dire del MPF o Movimento Per la Francia di Philippe de Villiers) ha pubblicato il 19 maggio un manifesto sulla rivista Valeurs Actuelles denunciando le “gravi trasgressioni” introdotte nel disegno di legge sulla bioetica nel suo passaggio attraverso il Senato e avallate “contro ogni aspettativa” dalla commissione speciale dell’Assemblée, di cui la cancellazione del principio di divieto della ricerca sull’embrione umano è “la più grave”. Nel manifesto, i firmatari puntano anche un dito contro la lobby dell’industria farmaceutica, cioè la LEEM (Les Entreprises du Médicament), che “non ha smesso di cercare di influenzare discretamente Governo e legislatore a favore di una soppressione del principio di divieto”.

Il disegno di legge è passato adesso nuovamente al Senato, dove verrà sottoposto a votazione l’8 giugno. In caso di disaccordo fra le due versioni toccherà alla commissione mista paritaria Assemblea-Senato cercare un possibile compromesso. Se rimane l’impasse, il progetto di revisione tornerà nuovamente all’Assemblea, a cui spetta infatti costituzionalmente l’ultima parola.

Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione