Benedetto XVI: la società ha bisogno di “un rinnovato annuncio di speranza”

“L’essere cristiano non è un abito da vestire in privato o in particolari occasioni”

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CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 30 maggio 2011 (ZENIT.org).- In una società come quella odierna, spesso segnata dalla secolarizzazione, la Chiesa ha il compito di offrire agli uomini “un rinnovato annuncio di speranza”.

Papa Benedetto XVI lo ha affermato questo lunedì mattina ricevendo in udienza i partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, da lui istituito lo scorso anno dando “uno sbocco operativo” alla riflessione che aveva condotto da lungo tempo “sulla necessità di offrire una risposta particolare al momento di crisi della vita cristiana”.

“Il termine ‘nuova evangelizzazione’ richiama l’esigenza di una rinnovata modalità di annuncio, soprattutto per coloro che vivono in un contesto, come quello attuale, in cui gli sviluppi della secolarizzazione hanno lasciato pesanti tracce anche in Paesi di tradizione cristiana”, ha osservato il Pontefice nel suo discorso.

“Sottolineare che in questo momento della storia la Chiesa è chiamata a compiere una nuova evangelizzazione vuol dire intensificare l’azione missionaria per corrispondere pienamente al mandato del Signore”.

Nel contesto attuale, ha riconosciuto, “la crisi che si sperimenta porta con sé i tratti dell’esclusione di Dio dalla vita delle persone” e “di una generalizzata indifferenza nei confronti della stessa fede cristiana, fino al tentativo di marginalizzarla dalla vita pubblica”.

“Si assiste al dramma della frammentarietà che non consente più di avere un riferimento unificante; inoltre, si verifica spesso il fenomeno di persone che desiderano appartenere alla Chiesa, ma sono fortemente plasmate da una visione della vita in contrasto con la fede”.

“Annunciare Gesù Cristo unico Salvatore del mondo, oggi appare più complesso che nel passato; ma il nostro compito permane identico come agli albori della nostra storia”, ha riconosciuto il Papa. “La missione non è mutata, così come non devono mutare l’entusiasmo e il coraggio che mossero gli Apostoli e i primi discepoli”.

“Lo Spirito Santo che li spinse ad aprire le porte del cenacolo, costituendoli evangelizzatori, è lo stesso Spirito che muove oggi la Chiesa per un rinnovato annuncio di speranza agli uomini del nostro tempo”.

La nuova evangelizzazione, ha indicato, “dovrà farsi carico di trovare le vie per rendere maggiormente efficace l’annuncio della salvezza, senza del quale l’esistenza personale permane nella sua contraddittorietà e priva dell’essenziale”.

“Anche in chi resta legato alle radici cristiane, ma vive il difficile rapporto con la modernità, è importante far comprendere che l’essere cristiano non è una specie di abito da vestire in privato o in particolari occasioni, ma è qualcosa di vivo e totalizzante, capace di assumere tutto ciò che di buono vi è nella modernità”.

In questo contesto, il Papa ha chiesto “un progetto in grado di aiutare tutta la Chiesa e le differenti Chiese particolari nell’impegno della nuova evangelizzazione”, progetto in cui “l’urgenza per un rinnovato annuncio si faccia carico della formazione, in particolare per le nuove generazioni”, e che “sia coniugato con la proposta di segni concreti in grado di rendere evidente la risposta che la Chiesa intende offrire in questo peculiare momento”.

Visto che “lo stile di vita dei credenti ha bisogno di una genuina credibilità, tanto più convincente quanto più drammatica è la condizione di coloro a cui si rivolgono”, il Pontefice ha concluso con le parole dell’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi di Papa Paolo VI: “È mediante la sua condotta, mediante la sua vita, che la Chiesa evangelizzerà innanzitutto il mondo, vale a dire mediante la sua testimonianza vissuta di fedeltà al Signore Gesù, di povertà e di distacco, di libertà di fronte ai poteri di questo mondo, in una parola, di santità”.

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ZENIT Staff

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