ROMA, giovedì, 26 maggio 2011 (ZENIT.org).- La diffusione in Spagna del movimento di protesta sociale dei cosiddetti “Indignados” è un segno del malessere economico e culturale, ha commentato ai microfoni della “Radio Vaticana” l’Arcivescovo di Oviedo, monsignor Jesús Sanz Montes, ofm.
“Prima di tutto – ha affermato –, c’è da notare che non si tratta di un movimento omogeneo. I partecipanti a queste manifestazioni di piazza hanno età diverse, sono di estrazione culturale, religiosa e politica diversa. Si tratta di un movimento molto eterogeneo che, in un primo momento, a partire dal 15 maggio, è riuscito a riunire tutti coloro che provavano un profondo disagio per la crisi economica”.
“La disoccupazione qui in Spagna è molto grave anche fra i giovani – ha continuato il presule spagnolo –, ma il malessere che si registra non ha solamente cause economiche, ma direi anche culturali”.
“Nelle prime immagini di queste manifestazioni abbiamo visto infatti giovani e meno giovani disoccupati, cittadini comuni, studenti, anche membri di movimenti cattolici, ma anche persone facilmente riconoscibili come abituali rappresentanti di movimenti di contestazione del sistema”.
“Mano a mano che la protesta andava avanti – ha continuato l’Arcivescovo –, ho avuto l’impressione che nelle piazze rimanessero soprattutto i contestatori del sistema. Una valutazione anche dal punto di vista ecclesiale e pastorale è che la crisi non è soltanto economica”.
“Si tratta infatti di una crisi molto più vasta che investe anche l’aspetto culturale e quello morale della società spagnola. La sfida che dunque abbiamo noi, come pastori e come comunità cristiana, e come Chiesa in Spagna, è quella di riuscire a leggere questo disagio, queste domande, che sono scritte molto profondamente nel cuore dei giovani e non solo, per potervi rispondere”.
“Non si tratta infatti solo di una questione di lavoro o disoccupazione – ha concluso monsignor Sanz Montes –, è un problema molto più vasto. Quando i valori su cui si basano la dignità umana, il significato della vita, le esigenze del cuore, si perdono, allora significa che la crisi è molto profonda. Per la Chiesa c’è dunque un messaggio di speranza da rilanciare per interpretare queste esigenze e così per avvicinare la gente che si pone queste domande”.