Preoccupazione dei Vescovi per la scelta di Fincantieri

Condivise le ansie dei dipendenti dei cantieri ma no alla violenza

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ROMA, mercoledì, 25 maggio 2011 (ZENIT.org).- “Crescente preoccupazione per gli avvenimenti legati alla pubblicazione del nuovo piano industriale di Fincantieri”: l’hanno espressa in una nota gli otto presuli della Liguria impegnati in questi giorni a Roma per la 63ma Assemblea generale dei Vescovi italiani, sotto la guida del Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Cei e Arcivescovo di Genova.

“La consapevolezza che ad essere in gioco è la condizione di innumerevoli persone e di tante famiglie – afferma la nota a proposito della ventilata chiusura dei cantieri navali di Sestri Ponente (Genova) e Castellammare di Stabia (Napoli) con il taglio di 2.551 posti di lavoro – è pure legata alla percezione che in questa vicenda si determini il futuro di ampi settori del sistema-lavoro nella terra ligure”.

“I Vescovi – prosegue la nota – condividono le ansie e le legittime preoccupazioni dei dipendenti dei cantieri e auspicano che, pur in presenza di obiettive difficoltà, non cessi il dialogo e la ricerca di una soluzione più adeguata”.

“Le giuste preoccupazioni, d’altra parte, – raccomandano i Vescovi liguri – non devono inclinare verso soluzioni violente, ma avviare un confronto maturo che, nel salvaguardare i posti di lavoro, sappia valorizzare le strutture industriali, autentico volano dell’economia ligure. Non è da escludere, in questa ricerca, la necessità di affrontare eventuali sacrifici, purché condivisi a tutti i livelli e con la responsabile partecipazione di ciascuno”.

“Rispetto a questa difficile congiuntura economica e sociale – conclude la nota – i Vescovi invocano nella preghiera il perseguimento del bene comune, grazie ad un esercizio rigoroso del discernimento, al di là dell’emotività del momento e delle reazioni di parte”.

Analoga preoccupazione è stata espressa da mons. Giancarlo Maria Bregantini, Arcivescovo di Campobasso-Bojano e Presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro della Cei: “La decisione dell’azienda – ha affermato Bregantini in un’intervista del canale della Radio Vaticana One-o-five Live – è una cosa terribile. L’azienda non può lasciare gli operai a casa perché le cose in Borsa vanno male. Servono subito soluzioni concrete”. “Le fabbriche – ha ricordato Bregantini citando l’enciclica Caritas in veritate – sono anche degli operai, della città, di un intero popolo”.

A proposito delle tensioni intorno ai cantieri sfociati in scontri tra i lavoratori e la polizia: ”le violenze non sono mai giustificate – ha affermato ancora -; però queste sono comprensibili: il dolore e la disperazione di questi operai e’ tanto grande che si arriva a forme di protesta che noi non condividiamo ma comprendiamo”.

E’ necessario, secondo Bregantini che per fronteggiare la crisi ”la politica torni a farsi più seria e non litighi sulle cose secondarie”. In questa circostanza “la Chiesa può fare molto. Da una parte deve stare vicino a chi rischia il lavoro o lo ha già perso, dall’altra può essere un collante nelle trattative tra impresa e sindacato”. Infatti: “è già avvenuto molte volte che un vescovo o un prete delegato abbiano aiutato le parti contrapposte a trovare una soluzione che molto spesso c’era già ma non si voleva adottare”.

”Se dovesse essere coinvolto anche lo stabilimento di Ancona – ha concluso Bregantini – con quale spirito potremmo svolgere il prossimo Congresso eucaristico nazionale che è previsto proprio in quella città a settembre? Come faremo a celebrare l’Eucaristia in quello specchio di mare con i cantieri navali chiusi? Sarebbe come chiedere il Pane e negarlo allo stesso tempo”.

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ZENIT Staff

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