ROMA, lunedì, 23 maggio 2011 (ZENIT.org).- “L’Italia non è solo certa vita pubblica” e “non ci sono scusanti” per una “rappresentazione della vita politica svincolata dalle aspirazioni generali”, perché “la gente è stanca di vivere nella rissa e si sta disamorando sempre di più”. A dirlo è stato questo lunedì il Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), nella prolusione per la 63ma Assemblea generale dei Vescovi italiani.
Nell’analizzare lo scenario politico che domina la situazione italiana, il porporato ha affermato che “la politica che ha oggi visibilità è, non raramente, inguardabile, ridotta a litigio perenne, come una recita scontata e noiosa”; è il “dramma del vaniloquio”, dentro “alla spirale dell’invettiva che non prevede assunzioni di responsabilità”. In questo scenario, ha aggiunto, “gli appelli a concentrarsi sulla dimensione della concretezza, del fare quotidiano, della progettualità, sembrano cadere nel vuoto”.
Inoltre, ha sottolineato, “c’è una stampa che appare da una parte troppo fusa con la politica, tesa per lo più ad eccitare le rispettive tifoserie, e dall’altra troppo antagonista, eccitante al disfattismo, mentre dovrebbe essere fondamentalmente altro: cioè informazione non scevra da cultura, resoconto scrupoloso, vigilanza critica, non estranea ad acribia ed equilibrio”.
“Dalla crisi in cui si trova”, ha proseguito il Card. Bagnasco, “il Paese non si salva con le esibizioni di corto respiro, né con le slabbrature dei ruoli o delle funzioni, né col paternalismo, ma solo con un soprassalto diffuso di responsabilità”.
“Se, nonostante tutto, il Paese regge è perché ci sono arcate che lo tengono in piedi”, ha affermato il porporato. Di qui la necessità di recuperare “una capacità di sguardo che superi le apparenze”, senza “cadere in schemi manichei, in generalizzazioni ingiuste e inaccettabili”, per dare voce al “Paese sano che è distribuito all’interno di ogni schieramento”.
“Se non parliamo ad ogni piè sospinto – ha aggiunto ancora – non è perché siamo assenti. E se non ci uniamo volentieri al canto dei catastrofisti, non è perché siamo distratti, ma perché crediamo che vi siano tante forze positive all’opera, che non vanno schiacciate su letture universalmente negative o pessimistiche”.
L’”opzione di fondo” della Chiesa italiana “resta quella di preparare una generazione nuova di cittadini che abbiano la freschezza e l’entusiasmo di votarsi al bene comune”, attraverso l’esercizio “di una cittadinanza coscienziosa, partecipe”.
Affinché l’Italia “goda di una nuova generazione di politici cattolici”, la Chiesa “si sta impegnando a formare aree giovanili non estranee alla dimensione ideale ed etica, per essere presenza morale non condizionabile”.
In una nota il Copercom (Coordinamento delle associazioni per la comunicazione) si è associato alla preoccupazione espressa dall’Arcivescovo di Genova sullo stato dell’informazione in Italia. “In particolare preoccupa – ha sottolineato il Presidente del Copercom, Domenico Delle Foglie – la suddivisione di una parte della stampa italiana in opposte tifoserie che manifestano una contiguità se non una pericolosa fusione con la politica. D’altro canto è innegabile che anche una stampa antagonista, eccitante e tendente al disfattismo, non aiuta i cittadini a formarsi un giudizio libero e sereno”.
Per queste ragioni il Copercom ha fatto proprio l’auspicio espresso dal Cardinale Bagnasco e cioè che “l’informazione non sia scevra da cultura, resoconto scrupoloso, vigilanza critica”. “Le 28 associazioni che aderiscono al Copercom – ha concluso Delle Foglie – sapranno certamente raccogliere l’invito del Cardinale Bagnasco ad un protagonismo responsabile del mondo informativo e comunicativo dei cattolici”.