CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 23 maggio 2011 (ZENIT.org).- Riportiamo il testo dell'omelia pronunciata questa domenica sera dal Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, durante la Messa con la quale è stata inaugurata l'Assemblea Generale di Caritas Internationalis, presso la Domus Mariae di Roma.
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Cari fratelli e sorelle!
La vita della Chiesa e la vita di ogni cristiano, unita a Cristo nella Chiesa, sono sempre un “canto nuovo”: esse non cessano di annunciare, nonostante le debolezze e le imperfezioni degli uomini, i prodigi e le meraviglie del Signore. Anzi, questa vita, in se stessa, è una meraviglia, perché è partecipazione alla vita di Gesù Cristo e sua manifestazione al mondo. Anche Caritas internationalis, collocata nel cuore della Chiesa universale, e ogni Caritas nazionale, diocesana e locale sono una particolare manifestazione di quel “canto nuovo” che rivela la salvezza a tutti gli uomini.
Ci siamo riuniti per la vostra 19ª Assemblea Generale e il 60º anniversario della fondazione della Caritas. All’interno di quella grande lode a Dio e ringraziamento in Cristo che è ogni Celebrazione eucaristica, oggi ci è data la particolare occasione di rendere grazie al Signore per la carità organizzata della Chiesa (cfr Enc. Deus caritas est, 21-23) e, più concretamente, per la storia, la vita e l’azione di Caritas Internationalis. Leviamo quindi la nostra voce a Dio per ringraziare delle innumerevoli azioni di carità compiute da questo organismo sin dalla sua fondazione, con particolare attenzione a quelle compiute nell’ultimo quadriennio.
A nome del Santo Padre ringrazio tutti i responsabili di Caritas Internationalis, i rappresentanti delle Caritas nazionali e di altre istituzioni sorelle, ed estendo questa espressione di riconoscenza a tutte le Caritas locali, a livello diocesano e parrocchiale, per la promozione e l’attuazione della Carità cristiana. Questo impegno corale risponde alla parola del Signore Gesù che abbiamo sentito proclamare nel Vangelo odierno: “In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre” (Gv 14,1-12). In modo speciale, ringraziamo per l’azione compiuta dopo le recenti calamità naturali ad Haiti e in Giappone, come pure per l’impegno assicurato nelle emergenze dovute a conflitti, come in Costa d'Avorio e in altre situazioni di guerra, o a situazioni di povertà estrema.
In tutte queste dolorose realtà, questa benemerita istituzione ecclesiale è chiamata a mostrare, in modo pratico ed efficace, che il mondo è un’unica famiglia, la famiglia dei figli di Dio: “One human family, zero poverty” come dice il tema dell’Assemblea.
1. La Carità organizzata - carità della Chiesa tutta, come Corpo di Cristo e Popolo di Dio
Il brano degli Atti degli Apostoli che abbiamo ascoltato nella prima Lettura – l’istituzione dei primi diaconi nella comunità di Gerusalemme – è quanto mai adatto a questa vostra convocazione. Con la costituzione di quel primo gruppo di sette, la “diaconia”, quale servizio comunitario e organico, è entrata a far parte della struttura fondamentale della Chiesa (cfr Enc. Deus caritas est, 21.23). Successivamente, come afferma il Santo Padre nell’Enciclica sull’amore cristiano, “l’esercizio della carità si confermò come uno dei suoi ambiti essenziali, insieme con l’amministrazione dei Sacramenti e l'annuncio della Parola: praticare l'amore verso le vedove e gli orfani, verso i carcerati, i malati e i bisognosi di ogni genere appartiene alla sua essenza tanto quanto il servizio dei Sacramenti e l'annuncio del Vangelo. La Chiesa non può trascurare il servizio della carità così come non può tralasciare i Sacramenti e la Parola”(n. 22).
Caritas Internationalis, pertanto, si colloca all’interno di questa dimensione fondamentale della carità strutturata della Chiesa (cfr ibid., 23). La vostra attività è, dunque, una manifestazione pubblica della Chiesa come Corpo di Cristo e come Popolo di Dio. Infatti,anche se “l’amore del prossimo radicato nell’amore di Dio è anzitutto un compito per ogni singolo fedele, [esso] è anche un compito per l’intera comunità ecclesiale, e questo a tutti i suoi livelli: dalla comunità locale alla Chiesa particolare fino alla Chiesa universale nella sua globalità”. Il vostro contributo si pone nell’ordine della diaconia ecclesiale. Infatti, “anche la Chiesa in quanto comunità deve praticare l’amore” e “l’amore ha bisogno anche di organizzazione quale presupposto per un servizio comunitario ordinato” (ibid., 20). Ciò vale in particolare per l’organismo Caritas in quanto si deve intendere come strumento del Vescovo per la pastorale caritativa.
2. Ciò che sta alla base: la Chiesa come Corpo di Cristo
Nella seconda Lettura è risuonata tra noi la parola dell’apostolo Pietro: “Carissimi, avvicinandovi al Signore, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo (1 Pt 2, 4-9).La Chiesa è Corpo di Cristo. E’ presenza viva di Cristo sulle vie della storia. Perciò, il cristiano, chiamato a vivere in pienezza la propria esistenza strettamente unito a Cristo, “in” Lui – come ama dire san Paolo -, non può fare questo senza vivere nella Chiesa. Come Cristo è il sacramento del Padre, la Chiesa è sacramento di Cristo. Vivere nella Chiesa, poi, significa fare propria la sua missione, cooperare ai suoi compiti di salvezza: l’annuncio della Parola di Dio (kerygma-martyria), la celebrazione dei Sacramenti (leiturgia) e il servizio della carità (diakonia). Questi tre compiti si presuppongono a vicenda e non possono essere separati l’uno dall’altro (cfr Enc. Deus caritas est, 25).
La pienezza della missione di Caritas Internationalis, pertanto, si compie nella Chiesa, e allo stesso tempo questo organismo, con tutto l’insieme delle Caritas nazionali, diocesane e parrocchiali, offre ai fedeli un’opportunità privilegiata di condividere la missione della Chiesa e di essere stretti a Gesù Cristo. “La carità non è per la Chiesa una specie di attività di assistenza sociale che si potrebbe anche lasciare ad altri, ma appartiene alla sua natura, è espressione irrinunciabile della sua stessa essenza” (ibid.). Questa carità ecclesiale ha una duplice espressione: la prima sul versante interno alla comunità, la seconda rivolta verso tutti. Anzitutto nella stessa Chiesa, come famiglia, “non deve esserci nessuno che soffra per mancanza del necessario … nessun membro soffra perché nel bisogno” (ibid.); al tempo stesso, però, la caritas agape oltrepassa i “confini” della comunità ecclesiale, e, secondo il modello del buon Samaritano, si fa carico del bisogno del fratello, chiunque egli sia (cfr ibid.).
Tutto ciò è stato ben compreso ed attuato con la creazione di Caritas Internationalis e con lo sviluppo della sua azione lungo questi 60 anni di storia; in modo molto particolare, lo è stato con l’attribuzione ad essa, nel 2004, della personalità giuridica canonica pubblica, che ha costituito l’organismo in una qualificata comunione con la gerarchia della Chiesa e gli ha assicurato una peculiare partecipazione alla sua missione, partecipazione che Caritas Internationalis è chiamata sempre meglio a conoscere, approfondire, accogliere e attuare. La personalità canonica pubblica è uno strumento giuridico per manifestare una realtà teologica: nella piena comunione con Cristo e con la Chiesa, manifestata anche nella vita d ei suoi membri e nella ricerca personale di Gesù Cristo, Caritas Internationalis sarà capace di collaborare veramente a che il mondo sia una famiglia, perché solo in Gesù Cristo si rivela pienamente all’uomo la sua vera identità e dignità (cfr Conc. Vat II, Cost. Gaudium et spes, 22).
3. Il Vangelo del paralitico: servire la piena dignità dell’uomo
Ci racconta il Vangelo (cfr Mt 9,1-7; Mc 2,1-12; Lc 5,17-26), nell’episodio del paralitico di Cafarnao, come Gesù, prima di guarire quell’uomo, perdonò i suoi peccati, suscitando la reazione scandalizzata di alcuni scribi che erano presenti. In quella circostanza, Gesù volle rivelare in maniera esplicita che era stato inviato dal Padre a guarire l’uomo integralmente, nello spirito e nel corpo; e che la paralisi profonda dell’uomo è quella che non si vede, causata dal peccato, da cui solo Dio può liberare. Al tempo stesso, Gesù rivela pienamente l’uomo all’uomo: quel paralitico a se stesso, richiamandogli la sua dignità trascendente. Manifestandosi come il Figlio del Padre misericordioso che perdona i peccati, pone l’uomo di fronte al senso pieno della sua esistenza, al suo rapporto con l’Onnipotente. E la guarigione della paralisi fisica è il segno della vita nuova, nella ritrovata dignità di figlio di Dio.
L’azione caritativa della Chiesa, come quella di Cristo, non può mai limitarsi a soccorrere le necessità materiali degli uomini, anche se esse, alle volte, sono urgentissime e non possono attendere. Una assistenza umanitaria che in modo abituale prescindesse dall’identità cristiana e adottasse uno stile, per così dire, “neutro”, un modo di agire che volesse compiacere tutti, rischierebbe, anche nel caso ottenesse i suoi scopi immediati, di non rendere all’uomo un buon servizio, all’altezza della sua piena dignità. In questo modo, pur senza volerlo, si finirebbe per indurre nelle persone aiutate una mentalità materialistica, che a loro volta esse applicherebbero nei rapporti con gli altri e nell’affrontare i problemi sociali. In sintesi: la Chiesa deve non solo fare la carità, ma farla come Cristo.
4. Aiutare a riconoscere nel povero il fratello
Caritas Internationalis, di fronte ai bisogni e alle miserie umane con cui ha a che fare ogni giorno, sente l’urgenza di difendere e promuovere i diritti dei più poveri, anche presso le autorità internazionali. All’interno dei termini propri del suo peculiare modo di partecipare alla missione della Chiesa e dello specifico mandato come persona pubblica canonica, e se svolta in comunione con i legittimi Pastori, questa azione di advocacy è una ricchezza della Chiesa.
Tuttavia, esiste un altro livello di servizio che precede e supera per importanza quella presso le autorità pubbliche. E’ quello di raggiungere, in modo convincente e rispettoso, la mente e il cuore dei credenti e di tutte le persone di buona volontà affinché riconoscano nei poveri i loro fratelli. E’ ciò che intendeva il Servo di Dio Paolo VI quando insisteva sul compito primariamente educativo della Caritas. Tanto l’ideologia liberista quanto quella collettivista, pur contenendo ciascuna aspetti di verità mutuati dal Cristianesimo, hanno illuso la gente promettendo il paradiso sulla terra. In realtà, il paradiso, in questo tempo storico, non si otterrà mai, ma in ogni momento ci dobbiamo impegnare con responsabilità al servizio dei fratelli. Alla base di tutte le miserie ci sono l’egoismo e l’indifferenza, che in campo politico si manifestano specialmente nella corruzione. Caritas Internationalis e le Caritas nazionali e locali fanno un bene immenso quando aiutano le persone e le comunità a riconoscere con amore la presenza di altri fratelli nel bisogno, che è la presenza di Cristo stesso (cfr Mt 25,31-46); quando riescono a scuotere le loro coscienze, affinché, sia nelle libere iniziative, sia nella collaborazione con la carità organizzata della Chiesa, sentano sempre l’esigente premura della condivisione evangelica. Svelare il volto dei fratelli, aiutare i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà a prendersi cura come propri dei loro bisogni e dell’esigenza di pieno riconoscimento della loro dignità, è l’impegno fondamentale di Caritas Internationalis, e anche l’obiettivo di un rinnovato rapporto con gli organismi della Santa Sede, che auspico come frutto di questa Assemblea.
5. Scopo ultimo dell’Assemblea
“Non sia turbato il vostro cuore ... Signore non sappiamo dove vai ... Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,1.5.6).
Per poter eseguire la diaconia della carità nella sua pienezza, non limitandosi a dare aiuti materiali e nemmeno a difendere i diritti dei poveri, ma cercando di risvegliare in tutti i destinatari della nostra azione la coscienza della loro dignità umana; per poter rafforzare nei cristiani e negli uomini di buona volontà una consapevolezza operativa di fraternità, specialmente verso i più poveri, occorre vivere in Gesù Cristo, che è “la via, la verità e la vita”, ed essere animati dal suo Santo Spirito.Questa Assemblea non è solo l’occasione per un incontro fraterno e per assolvere gli adempimenti istituzionali. Questa Assemblea è, soprattutto, l’occasione per ritrovare Cristo più intensamente, per rilanciarsi ognuno nell’impegno personale di servire i fratelli con lo Spirito di Cristo. Troviamo Lui nella Parola e nel Pane di vita, nella preghiera personale e nei Sacramenti, ma anche Lo troveremo e trasmetteremo la sua vita agli altri nell’agire di Caritas, della famiglia Caritas come parte qualificata della Chiesa. Infatti, Sacramenti, Parola e Diakonia sono elementi co-essenziale della vita della Chiesa e dei singoli cristiani. Grazie ad essi noi potremo ricevere il “posto” che Cristo ci ha preparato presso il Padre, ma solo se avremo amato i fratelli come Gesù ci ha insegnato.
6. Augurio e preghiera a nome del Santo Padre
Cari amici, è questo l’augurio che faccio a voi, sia per la vostra vita personale e familiare, sia pensando al vostro impegno ecclesiale nella Caritas. Soprattutto, però, ho la gioia di portarvi il saluto e la vicinanza spirituale del Santo Padre Benedetto XVI. Egli, che ha voluto dedicare la sua prima Enciclica all’amore cristiano, e in particolare, nella seconda parte, al suo esercizio da parte della Chiesa quale comunità d’amore, segue con grande attenzione il vostro cammino e vi accompagna con la Sua preghiera, che affida alla materna intercessione della Beata Vergine Maria, e anche dello stesso Beato Giovanni Paolo II, che eresse Caritas Internationalis come persona canonica pubblica. Essi ottengano, per tutti i presenti e per quanti parteciperanno ai lavori di questa Assemblea frutti duraturi ed efficaci di carità e di pace.