Giovani spagnoli: in cosa credono e in cosa crederanno

Una sfida per la nuova evangelizzazione

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di Vicente Jara*

MADRID,giovedì, 19 maggio 2011 (ZENIT.org).-Per approfondire ulteriormente i temi trattati nel precedente articolo dal sacerdote D. Luis Santamaría, [http://www.zenit.org/article-26451?l=italian], illustriamo di seguito l’andamento demografico dei giovani spagnoli in questi ultimi anni, con riferimento alle loro credenze.

Se nel 1994 avevamo circa un 70% dei giovani [tra i 18 e i 24 anni] che diceva di sentirsi cattolico, il dato è passato al 60% nel 1999, secondo la rivista “Estudios de Juventud”, nº 53/01 dell’Instituto de la Juventud (Injuve) [http://www.injuve.es/contenidos.downloadatt.action?id=1505543774], per arrivare nel 2004 – per la fascia d’età 15-29 anni – al 63%. Di questo 63%, il 14% era cattolico praticante e il 49% era cattolico ma non praticante.

A questo punto riprendiamo le conclusioni tratte dal padre D. Luis Santamaría, con riferimento alle statistiche del 2010, pubblicate dalla Fundación Santa María [http://prensa.grupo-sm.com/2010/11/casi-la-mitad-de-los-j%C3%B3venes-espa%C3%B1oles-declara-su-falta-de-confianza-en-un-futuro-prometedor-para-el.html], da cui risultava una percentuale del 53,5% dei giovani [15-24 ani] che si definiva cattolica, sebbene quasi il 62% del totale dei giovani non va mai o quasi mai a Messa e il 7% di questi frequenta solo la Messa domenicale.

Senza bisogno di ulteriori considerazioni e analisi, emerge un chiaro arretramento della credenza tra i giovani spagnoli, negli ultimi anni, in termini di appartenenza personale alla fede cattolica. Un’analisi più particolareggiata dei documenti citati ci porta a concludere che esiste un forte movimento tra la popolazione giovanile della Spagna, che passa dal credere da cattolici inseriti nell’istituzione ecclesiale, a credere in ciò che è cattolico ma a margine della Chiesa, con pratiche occasionali e da cattolici puramente in senso nominale o culturale, cattolici sociologici, o anche nettamente umanistici, senza un’appartenenza consolidata all’assemblea o comunità cristiana. Questo rappresenterebbe uno dei grandi blocchi dei giovani spagnoli.

Se per altro verso raffrontiamo i rapporti citati, relativi al 2004 e al 2010, vediamo che gli indifferenti sono aumentati dal 10% al 16%; i non credenti e gli atei dal 15% al 17,1%; gli agnostici dal 4% al 9,3%, mentre i credenti in altre religioni sono diminuiti dal 3% al 2%. La cosa più evidente è il fortissimo aumento dei giovani che, o si considerano indifferenti, o non credono più. In questo senso, il blocco indifferenti+atei+non credenti+agnostici passa dal 29% del 2004 al 42,4% del 2010. Questo costituirebbe l’altro grande blocco che configura la popolazione giovane spagnola. Un blocco quantitativamente simile a quello dei cattolici non praticanti.

Questi due blocchi – cattolici nominali non praticanti e cattolici indifferenti+atei+non credenti+agnostici – costituiscono quindi i due bacini in cui si colloca la quasi totalità dei giovani.

Pertanto, ciò che si è prodotto nella Spagna è una situazione di bipolarismo, o di due blocchi, in cui non c’è più un blocco principale che ne assorbe la maggior parte, come appariva nei decenni precedenti, con un blocco di 2/3 dei giovani, che costituiva circa il 60-70% della popolazione giovane spagnola. Adesso abbiamo due blocchi nettamente distinti, anche se molto vicini nei rispettivi margini. In questo modo, rispetto al primo blocco, i cattolici più lontani all’istituzione e che vivono la loro fede a margine della comunità ecclesiale, con una partecipazione minima alla fede e al culto, sono molto vicini nella loro visione e nei loro comportamenti ai membri indifferenti del secondo blocco, i quali sono passati dal 10% del 2004 al 16% del 2010.

La tendenza che si prospetta per il futuro, sulla base dei dati illustrati e nel caso in cui la situazione dovesse continuare a evolversi nella stessa direzione, è un declino del primo blocco rispetto al secondo. Inoltre, la bipolarità dei due gruppi non appare stabile e potrebbe risolversi nella tendenza naturale alla riduzione quantitativa di entrambi, dando luogo a un nuovo blocco centrale, che potrebbe diventare quello più grande in un futuro prossimo. Un gruppo che potremmo definire degli indifferenti in cui permangono dei residui culturali cattolici.

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*Vicente Jara, laico domenicano e membro della Red Iberoamericana de Estudio de las Sectas (RIES).

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ZENIT Staff

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