ROMA, giovedì, 19 maggio 2011 (ZENIT.org).- “Dolore sconvolgente”: questi i sentimenti espressi questo giovedì dal Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, nell’omelia pronunciata nel santuario della Madonna della Guardia, a Genova, in occasione della Giornata di Santificazione sacerdotale, in riferimento al caso del parroco di Sestri Ponente.
Si tratta di don Riccardo Seppia, arrestato il 13 maggio scorso per pedofilia e cessione di stupefacenti. Secondo quanto riferito dagli organi di stampa, alcune sue presunte vittime avrebbero ammesso di fronte ai magistrati milanesi di avere consumato rapporti sessuali completi con il sacerdote. Tuttavie queste dichiarazioni sono in corso di verifiche presso la procura di Genova.
Non appena trapelata la notizia la curia arcivescovile aveva diramato un comunicato nel quale esprimeva la “piena fiducia” del Cardinale Bagnasco nell’operato della Magistratura, “fraterna vicinanza alle eventuali vittime e ai familiari” e “rinnovata solidarietà alla Comunità cristiana così dolorosamente provata”.
Inoltre, si sottolineava, che “in conformità alla disciplina canonica e in particolare alle ‘Linee guida’ della Congregazione per la Dottrina della Fede, si dispone, nei confronti del sacerdote, la sospensione da ogni ministero pastorale e da ogni atto sacramentale, nonché la revoca immediata della facoltà di ascoltare le confessioni sacramentali”.
Nella sua omelia il porporato ha parlato del “dolore per ogni forma di peccato e di male che, se risulterà realmente commesso da un nostro confratello, sfigura la bellezza dell’ anima, scandalizza le anime, ferisce il volto della Chiesa”.
“Il nostro dolore – ha continuato – è tanto più sconvolgente in quanto improvviso e inatteso, perché nulla lo faceva presagire ai nostri occhi. Vogliamo affidare alla Madonna quanti hanno subì to scandalo in qualunque modo, e dire a loro la nostra vicinanza umile e sincera”.
“’Per crucem ad lucem’, dice la fede pasquale: e noi crediamo – Pastori e fedeli – che la prova e il senso di sgomento ci porteranno a salutari riflessioni su quel cammino di conversione dal quale nessuno è mai esente, ma che interpella senza sosta ogni discepolo di Cristo, ogni vero ministro di Dio”.
“Come figli docili – ha proseguito l’Arcivescovo di Genova – chiediamo dunque alla Vergine Maria di avere ognuno il coraggio della verità, di guardarci nel profondo per cantare le opere del Signore perché l’amore del Signore è fedele ed eterno, come recita il salmo appena pregato: Egli non ci abbandona mai, è sempre con noi se noi Gli facciamo posto nel nostro cuore”.
“Ma anche – ha sottolineato – per riconoscere le ombre da fugare, le pieghe da affrontare, la sensibilità spirituale da curare perché non venga meno, la preghiera quotidiana come ci chiede la Chiesa, la confessione sacramentale regolare e frequente – luogo di libertà e di rigenerazione!-, la vita fraterna” per “aiutarci nella fedeltà alla vocazione senza reticenze, e diventare santi”.
“Qui, ai piedi della Grande Madre di Dio, vogliamo fare nostre le parole del beato Giovanni Paolo II che affidò se stesso, il suo sacerdozio, a Lei con le parole di San Luigi Maria Grignion de Montfort: Totus tuus o Maria!”, ha infine concluso.