ROMA, martedì, 17 maggio 2011 (ZENIT.org).- “Il nostro cuore è colmo di gioia e la nostra bocca di esultanza, per esserci comunicati ai tuoi misteri vivificanti, o Signore”. Con questa preghiera, subito dopo la comunione, secondo la Messa di S. Basilio, i fedeli proclamano il loro stato esistenziale per avervi partecipato e aver ricevuto il corpo e il sangue del Signore e si esprimono dicendo: il nostro cuore è colmo di gioia, per questo esulta la nostra lingua e rendono grazie a Dio, perché ci ha donato suo Figlio. Benedicono il Signore per tutto ciò che ha compiuto e compie nella vita di ciascuno. Per questo la messa è un rendimento di grazie, come spiega la parola greca “eucharistia” cioè azione di grazie.
Questa è la messa, "Sacro Mistero", capace di far passare il fedele dalla tristezza e dalle sue sofferenze alla gioia e all’esultanza. É il sacramento che realizza questo avvenimento fondamentale nella vita del cristiano, lo fa risorgere dalla sua morte, e dunque, partecipa con il Signore alla sua risurrezione, e alla sua natura divina. Questo è uno dei significati più rilevanti della S. Messa. Per questo ho avvertito l’importanza di ritornare alle sorgenti della Messa copta e di esaminarla in modo semplice e riassuntivo. Come era celebrata nei primi secoli? Com’è arrivata fino a noi? E come si sono formate queste preghiere che oggi sono nelle nostre mani?
Qui non si tratta di presentare uno studio scientifico dettagliato della storia della Messa copta, in tal senso ci sono numerosi studi. Si cerca, invece di mettere in evidenza e presentare i frutti di questi studi. Il padre Matta Al-Meskin, del quale seguirò in gran parte il suo studio della Messa copta, paragona la S. Messa e la comunità dei cristiani che vi partecipano, a un viaggio verso il cielo, un viaggio fuori dal mondo, difficile, che per questo ha bisogno di una guida sicura e capace: lo Spirito Santo. Attraverso l’azione dello Spirito Santo i fedeli, saranno capaci di conoscere nelle offerte Eucaristiche il Signore Risorto.
Prima della comunione, il sacerdote dice nella messa di S. Basilio: “Rendici tutti degni, o Signore, di comunicarci ai santi misteri per purificare le nostre anime, i nostri corpi e i nostri spiriti, per essere un solo corpo e un solo spirito e prendere parte alla eredità dei santi”. La comunione ci rende realmente partecipi, ora, dell’eredità dei Santi, e della natura divina. Questo è il grande mistero, il mistero glorioso, il mistero dell’eucaristia e la sua forza. Non è il segno soltanto di ciò che sarà, non è la sua somiglianza o l’anticipo di ciò che avverrà, ma essa annuncia la realtà sacramentale presente, adesso, per colui che entra in questo viaggio celeste, nella vita eterna.
La Messa, o l’Eucaristia, è stata celebrata dagli apostoli, ovunque sono passati ad evangelizzare; è apparsa prima della redazione dei Vangeli, è stata il fondamento della preghiera e della comunione tra chi ascoltava la buona notizia e ci credeva. Agli inizi gli apostoli annunciavano il mistero di Salvezza per mezzo dell’evangelizzazione, e da quest’annuncio nasceva la fede in chi li ascoltava e credeva nell’annuncio. Il tempo del catecumenato, seguiva all’annuncio. Il catecumeno si inizia alla fede, attraverso l’ascolto della parola di Dio e della potenza operante della stessa parola. Successivamente veniva il battesimo, dopodiché si riuniva la comunità per la celebrazione eucaristica. Troviamo numerose testimonianze sulla celebrazione dell’Eucaristia nei primi secoli e la prima è di Clemente Alessandrino (153-217 d.C.). Che cosa diceva?..Alla prossima volta.
[Il prossimo articolo verrà pubblicato il 19 maggio]
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*Padre Hani Bakhoum Kiroulos è Segretario del Patriarca Copto Cattolico (Repubblica Araba di Egitto) ed ha partecipato come esperto all’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi.