Card. Rodríguez Maradiaga: la Chiesa, punto di riferimento in America Latina

Serve un’evangelizzazione della politica, afferma

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ROMA, martedì, 17 maggio 2011 (ZENIT.org).- L’America Latina è un subcontinente in cui esiste una grande speranza e dove la Chiesa è un punto di riferimento per il suo impegno nella dottrina sociale, malgrado poteri forti che vogliono screditarla. Vi manca ancora, tuttavia, un’evangelizzazione nella politica, e ciò ritarda la lotta alla povertà, fattore che impedisce a molta gente di vivere secondo la dignità dei figli di Dio; certe ideologie non prendono in considerazione questo elemento, perché negano la dimensione trascendente dell’uomo.

Sono alcune delle riflessioni condivise con ZENIT dal Cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, Arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras) e presidente di Caritas Internationalis, durante il congresso sui 50 anni dell’Enciclica Mater et Magistra, in svolgimento a Roma fino a questo mercoledì.

Quali sono le preoccupazioni e le speranze della Chiesa in America Latina?

Cardinale Rodríguez Maradiaga: In primo luogo c’è una grande speranza perché la Chiesa continua ad essere una ragione per sperare.

La cosa bella del nostro popolo è che malgrado la povertà, le difficoltà e le lotte non si perde mai la speranza. E non è un semplice ottimismo; l’ottimismo può derivare da una costituzione psicosomatica, ma la speranza si basa sulla fede, è qualcosa di teologale e che è al cuore dei nostri Paesi.

La Chiesa è sempre un punto di riferimento importante per l’America Latina?

Cardinale Rodríguez Maradiaga: Continua ad esserlo anche se ci sono forze abbastanza consistenti che vorrebbero screditarla. E una delle ragioni è il suo impegno verso la dottrina sociale della Chiesa.

In generale, altre opzioni religiose sono molto “verticaliste” e non costituiscono un problema per chi vuole governare in modo ingiusto. La Chiesa cattolica, invece, ha una voce consistente. Solo esaminando il magistero degli ultimi 50 anni, a partire dalla conferenza di Rio de Janeiro nel 1955 e  poi con Medellín, Puebla, Santo Domingo e Aparecida, c’è una consistenza e una linea nel magistero sociale che è molto impegnata e scomoda per alcuni poteri costituiti.

Si tratta quindi di screditarla. Logicamente, ci si è serviti di alcune cose come gli scandali di pedofilia, soprattutto negli Stati Uniti, per poterla mettere a tacere. C’è però un fenomeno piuttosto singolare. Nel nostro continente non si è riusciti a screditare la voce del Magistero, perché c’è un impegno con i poveri che il povero percepisce anche se non vi ragiona sopra.

Un impegno che non è politica ma dottrina sociale cattolica?

Cardinale Rodríguez Maradiaga: Esattamente, perché ci sono tanti cambiamenti che devono davvero verificarsi, e la Chiesa ha cercato di far capire alla popolazione che il cambiamento è necessario.

In questo congresso, qual è la speranza di questa analisi?

Cardinale Rodríguez Maradiaga: I partecipanti, molto numerosi e di tutti i continenti, sono direttamente coinvolti nella dottrina sociale della Chiesa, nel suo studio e nella sua applicazione. Credo che saranno tutti moltiplicatori perché il messaggio di questi giorni possa essere messo in pratica.

Sono caduti muri, ideologie… Forse il messaggio della dottrina sociale cattolica può ottenere dei vantaggi visto che alcuni vorrebbero collegarla con ideologie politiche, alcune delle quali non esistono più?

Cardinale Rodríguez Maradiaga: E’ così, e credo che sia molto importante. Chiaramente anche noi dobbiamo compiere un esame di coscienza. A mio avviso non c’è stata sufficiente evangelizzazione dei politici e della politica. Per questo alcuni cambiamenti sono in ritardo, ma è chiaro che la nostra dottrina sociale della Chiesa non è un’ideologia, perché le ideologie passano, cadono, sono sostituite da altre. La Chiesa vuole apportare un contributo e allo stesso tempo mettere in discussione le ambiguità delle ideologie.

Il punto centrale della dottrina sociale della Chiesa è la dignità umana. Qual è la relazione tra la povertà e la dignità della persona umana?

Cardinale Rodríguez Maradiaga: Direi che la povertà è una situazione ingiusta, che non permette agli esseri umani di vivere in modo conforme alla dignità di figli di Dio. La povertà è quindi un male che bisogna cercare di sradicare. Se ricorda i famosi Obiettivi del Millennio alle Nazioni Unite, a volte la povertà si usa per tutto, e credo che purtroppo almeno questo obiettivo sia rimasto lettera morta, perché non ho visto maggiori sforzi per dimezzare la povertà entro il 2015.

Alcuni, però, approfittano della lotta alla povertà per cavalcarla a livello ideologico, senza tener conto della dignità della persona umana…

Cardinale Rodríguez Maradiaga: Effettivamente è ciò che non considerano, e il centro della dottrina sociale della Chiesa è la dignità della persona umana che deriva dal fatto di essere figli di Dio. Se osserviamo l’ideale della Rivoluzione francese – libertà, uguaglianza e fraternità -, un sistema ha voluto libertà senza uguaglianza, il capitalismo; un altro ha voluto uguaglianza senza libertà, il comunismo; la fraternità non viene da nessuna parte. Perché la fraternità si può raggiungere solo quando riconosciamo che siamo figli dello stesso Dio, e quindi abbiamo uno stesso Padre e siamo fratelli. Senza la dimensione trascendente, l’umanesimo si impoverisce e viene ridotto a ideologia.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione