La Sindone, oggetto di fede e venerazione o di studio scientifico?

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ROMA, lunedì, 16 maggio 2011 (ZENIT.org).- La Sacra Sindone, che per i credenti è il sudario che avvolse il corpo di Gesù crocifisso, è stata oggetto di due conferenze organizzate questo lunedì dall’Istituto di Scienza e Fede dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma nell’ambito del Diploma di specializzazione in Studi Sindonici.

Bruno Barberis, docente di Fisica Matematica all’Università di Torino e Direttore del Centro Internazionale di Sindonologia, ha affermato che “la lettura, lo studio e la meditazione sull’immagine visibile sulla Sindone di Torino conducono sostanzialmente a due livelli di riflessione”.

Da un lato, “lo studio dell’immagine presenta un altissimo interesse dal punto di vista scientifico”.

Soprattutto in questi ultimi 40 anni, ha spiegato, la Sindone è stata “al centro di un ampio, articolato e acceso dibattito scientifico a livello interdisciplinare”, e gli scienziati “hanno cercato di comprenderne a fondo le caratteristiche e l’origine, avviando studi nei più disparati settori della scienza: fisica, chimica, biologia, informatica, medicina legale, statistica, ecc”.

Dall’altra parte, “la tradizione ha sempre identificato la Sindone con il lenzuolo funebre di Gesù di Nazaret e in tempi più recenti tale identificazione si è avvalsa dei moderni studi esegetici, con risultati rilevanti”, interessando il campo della fede cristiana e aprendo un dibattito sul rapporto tra Sindone e fede.

“I due modi di intendere la Sindone si sono naturalmente spesso incontrati e scontrati, dividendo a volte sia gli addetti ai lavori sia la gente comune”, ha sottolineato Barberis.

“Sindone oggetto di fede e di venerazione o oggetto di interesse scientifico e di studio?”, ha chiesto, sottolineando che “spesso in questi ultimi anni le due modalità di approccio alla Sindone sono state contrapposte, dando origine ad un dibattito notevolmente animato, forse come non mai in passato, favorito naturalmente dall’eccezionale cassa di risonanza fornita dai moderni mezzi di comunicazione”.

Secondo l’esperto, i due modi di rapportarsi all’immagine non sono realmente antitetici. Le riflessioni di molti studiosi hanno infatti dimostrato che “possono benissimo coesistere, a patto che ne vengano rispettati i diversi piani di competenza e non si voglia a tutti i costi mescolarli forzando le conclusioni senza rispettarne le peculiarità”.

“L’unico comportamento serio ed onesto è quello dello studioso che, desideroso esclusivamente di conoscere la verità, si pone umilmente alla sua ricerca, senza pretendere di voler dimostrare alcuna tesi preconcetta ed anzi rifiutando tutto ciò che non può essere seriamente e scientificamente dimostrato”.

A tale proposito, il Beato Giovanni Paolo II affermava che “la Chiesa esorta [gli scienziati] ad affrontare lo studio della Sindone senza posizioni precostituite, che diano per scontati risultati che tali non sono; li invita ad agire con libertà interiore e premuroso rispetto sia della metodologia scientifica sia della sensibilità dei credenti”.

“Non rimane che proseguire lo studio e la ricerca seguendo queste sagge linee di comportamento”, ha concluso Barberis.

Dal canto suo, Paolo Di Lazzaro, dottore in Fisica e Ricercatore Senior presso il Centro Ricerche ENEA di Frascati, ha sottolineato che l’immagine della Sindone “ancora non è stata spiegata in termini scientifici”.

Il “metodo scientifico”, infatti, “afferma che solo dopo aver replicato un fenomeno si può conoscere la natura e l’origine del fenomeno stesso”, e finora “nessuno è stato in grado di replicare l’immagine sindonica in tutte le sue caratteristiche chimiche e fisiche, nonostante molti sforzi in questo senso e diversi tentativi di copie periodicamente annunciate”.

“Una inaspettata sorgente di errori di valutazione da parte di chi osserva l’immagine sindonica”, ha constatato, è causata dalla “pareidolia”, “un fenomeno subcosciente che tende a ricondurre a forme note oggetti o profili dalla forma casuale”.

Presso il Centro Ricerche ENEA di Frascati, ha affermato Di Lazzaro, “un gruppo di scienziati con esperienza riconosciuta a livello internazionale su sistemi Laser e meccanismi di interazione luce-materia ha effettuato esperimenti di colorazione di tessuti di lino tramite impulsi brevissimi di luce ultravioletta”.

“Dopo anni di indagini, si è scoperto che una colorazione simil-sindonica può essere ottenuta solo in un ristretto intervallo di valori di durata dell’impulso (miliardesimi di secondo), di intensità (miliardi di Watt su centimetro quadrato) e di spettro (profondo ultravioletto) della luce. Inoltre sono state ottenute immagini cosiddette ‘latenti’, che appaiono dopo circa un anno dall’irraggiamento che al momento non ha colorato il lino”.

La sperimentazione ha infine permesso di “identificare le reazioni di tipo chimico e foto-chimico potenzialmente coinvolte nella formazione dell’immagine sindonica”.

In base ai risultati ottenuti, ha concluso Di Lazzaro, “non è possibile trarre conclusioni certe e definitive sull’origine dell’immagine sindonica”.

“Tuttavia, gli stessi risultati ci permettono di affermare che, come scienziati, non possiamo escludere la possibilità che un intenso e brevissimo lampo di luce ultravioletta possa aver contribuito alla formazione dell’immagine sulla Sindone di Torino”.

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ZENIT Staff

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