Senza Wojtyla non ci sarebbe l’Azione cattolica in Polonia

di Chiara Santomiero

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ROMA, mercoledì, 11 maggio 2011 (ZENIT.org).- “Senza la spinta di Giovanni Paolo II oggi l’Azione cattolica in Polonia non ci sarebbe”. Hanno ben chiaro il debito nei confronti del nuovo Beato i due rappresentanti dell’Azione cattolica polacca – Halina Szydelko e Konrad Glebocki – che hanno partecipato il 9 e il 10 maggio alla riunione del Segretariato del Forum internazionale di Azione cattolica e oggi visitano la tomba di Giovanni Paolo II nella definitiva sistemazione della Cappella di S. Sebastiano nella basilica di S. Pietro.

“E’ stato Wojtyla – spiega Szydelko, la presidente nazionale dell’Ac – a chiedere nel 1993, ai vescovi polacchi in visita ad limina di ricostituire in tutte le diocesi l’Ac che, prima della seconda guerra mondiale e dell’avvento del regime comunista, aveva una larga diffusione nel Paese”.

Oggi l’Azione cattolica polacca – alla quale si può aderire solo dopo i 18 anni – conta 31 mila aderenti ed è presente in tutte le 41 diocesi.

“Nella diocesi di Czestochowa, dove c’è il santuario di Jasna Gora conosciuto in tutto il mondo – racconta Konrad Glebocki, consigliere nazionale dell’Ac e docente di management degli affari pubblici e diritto internazionale all’Università di tecnologia di Czestochowa – l’Ac è presente in 100 parrocchie su 300, ma non raggiunge le dimensioni che aveva prima della guerra quando si contavano 700 mila soci”.

All’Ac propriamente detta si affiancano un’Associazione cattolica dei giovani, un’Associazione cattolica per le famiglie e un Movimento degli intellettuali cattolici che ne condividono finalità e itinerari formativi. Da qui la necessità, avvertita negli ultimi anni “di una forma federale sotto la cui egida riunirci per organizzare grandi iniziative”. Decisivo l’impulso del Papa polacco per lo sviluppo del laicato: “la sua esortazione Christifideles Laici è stata molto importante per la nostra Chiesa in particolare, perché ha aiutato anche la gerarchia a mettere a fuoco la corresponsabilità laicale nella vista della comunità eccelsiale”.

“L’Azione cattolica polacca – spiega Glebocki – accanto all’impegno formativo per i laici, svolge anche uno specifico ruolo sociale utilizzando i fondi pubblici e quelli del Fondo sociale europeo per iniziative di cooperazione con i lavoratori disoccupati”. “Grazie all’Ac – afferma Glebocki – molte persone che avevano perso il lavoro ne hanno trovati di nuovi”.

Anche per ricordare Giovanni Paolo II sono state attivate molte iniziative in questo campo, come il fondo per la formazione professionale per giovani disoccupati attivato dal consiglio comunale di Czestochowa.

“E’ difficile parlare di lui – prosegue il consigliere nazionale dell’Ac polacca – perché è sempre presente nel nostro cuore; per quanto sia stata rapida, la gente in Polonia avrebbe voluto che la sua beatificazione fosse ancora più rapida perché non aveva dubbi sulla sua santità”.

Per la Polonia la beatificazione del 1° maggio 2011 non segna un punto di arrivo ma di partenza: “avremo ancora più bisogno di Giovanni Paolo II nel futuro e dovremo approfondire i suoi scritti, i discorsi, per non dimenticare la sua testimonianza”.

Incalcolabile il suo contributo alla storia polacca più recente: “è riconosciuto da tutti – afferma Glebocki – che senza il suo ruolo spirituale e politico il movimento di Solidarność non avrebbe potuto svilupparsi e il muro tra est e ovest dell’Europa cadere. Senza le sue visite non ci sarebbe stata l’affermazione della democrazia nel nostro Paese”.

Per questo la Polonia ha stabilito, ancora prima della beatificazione, di dedicare un giorno all’anno al ricordo di Giovanni Paolo II, il 16 ottobre. “In quel giorno – spiega Glebocki – oltre a convegni ed eventi culturali vengono raccolte delle offerte per alimentare un fondo nazionale che sostiene dei giovani durante tutto il corso degli studi universitari”.

“Abbiamo statue del Papa a sufficienza – conclude Glebocki -; adesso abbiamo necessità, nel suo nome, di operare del bene perché il suo esempio resti vivo e non si trasformi in un santino lontano e inaccessibile”.

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ZENIT Staff

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