di Antonio Gaspari
ROMA, mercoledì, 11 maggio 2011 (ZENIT.org).- E’ giunto nelle librerie il libro di Bruno Mastroianni “San Josemaria Escrivà. Una biografia per immagini del fondatore dell’Opus Dei” (Edizioni Lindau).
Sono innumerevoli i libri che raccontano la vita e le vicende del fondatore dell’Opus Dei, ma come scrive l’autore nell’introduzione al volume, “questo libro è un esperimento”, un tentativo di “narrare la vita di San Josemaria attraverso immagini e racconti”.
Un testo che si sfoglia come fosse un album fotografico di famiglia, dove i diversi personaggi presenti narrano la loro esperienza nell’incontro con un santo del XX secolo.
Nella prefazione al volume Joaquin Navarro-Valls ha ricordato di aver avuto la fortuna di poter stare accanto al fondatore dell’Opus Dei e di “poter toccare con mano ciò che la Chiesa ha poi indicato come santità”.
“I santi non vanno trattati come statuine da mettere nell’armadio – ha sottolineato Navarro-Valls –. I santi sono uomini di carne ed ossa che hanno vissuto vite umane piene di speranze, di lavoro e qualche volta anche di paura, ma sempre ricche di dialogo con Dio, trasformando vicende apparentemente ordinarie in capolavori divini”.
Bruno Mastroianni lavora all’Ufficio Informazioni della Prelatura dell’Opus Dei; laureato in Filosofia, si occupa di comunicazione e di relazione con i media ed è docente di Media Relations presso la facoltà di Comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce.
ZENIT lo ha intervistato.
Chi è stato San Josemaría Escrivá?
Mastroianni: L’intera vicenda di San Josemaría si potrebbe così riassumere: un bambino nato in un paesino della Spagna agli inzi del ‘900 che, per essersi messo all’ascolto di ciò che gli chiedeva Dio, è diventato un grande santo capace di far scoprire a centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo che nelle cose di tutti i giorni si può incontrare Dio.
Perchè è stato proclamato santo? Con i suoi insegnamenti ha fatto riscoprire qualcosa di nuovo e allo stesso tempo antico come il Vangelo: tutti i battezzati, qualsiasi sia la loro condizione, provenienza, posizione e professione, sono chiamati ad essere santi, con l’aiuto di Dio. Il suo messaggio è: così come sei, con la vita che hai, è proprio lì che Dio ti ha posto per amarti e per insegnarti ad amare. Lui stesso ha vissuto questo spirito nella sua vita. Giovanni Paolo II, all’indomani della canonizzazione nel 2002, lo definì: “il santo dell’ordinario”. L’Opus Dei da lui fondata si dedica a questo: offrire occasioni di formazione spirituale per aiutare persone comuni, che vivono in mezzo al mondo, a coltivare il loro rapporto con Dio.
Quali sono state le sue intuizioni geniali, il suo essere uomo normale ma non comune?
Mastroianni: Mi vengono in mente alcuni episodi. Ad esempio in un incontro pubblico in Brasile, di fronte alla domanda di una signora sposata da diverse decine d’anni che gli chiedeva come tenere vivo l’amore per suo marito, egli rispose: “tu sarai una enamorada perenne!” (in portoghese enamorada è sinonimo di fidanzata). Oppure penso a quando diceva: “il letto matrimoniale è come un altare”, per sottolineare la santità del sacramento del matrimonio. Così come agli studenti spiegava: “Dio ti aspetta nel tuo studio”. Aveva una straordinaria capacità di valorizzare ogni persona e di mostrare a ciascuno quanto Dio sia presente nelle pieghe più comuni della vita. Un insegnamento dirompente: non esiste nulla della vita di una persona che possa rimanere fuori dal rapporto con Dio.
Come ha fatto a muovere in maniera così profonda ed efficace i laici per sviluppare la missione nei luoghi di lavoro? Ha preso spunto dal Concilio Vaticano II o è stato lui stesso un promotore della vocazione dei laici?
Mastroianni: Di fatto è stato un anticipatore della chiamata universale alla santità da sempre presente nell’insegnamento della Chiesa e riportata in luce con nuovo splendore dal Concilio Vaticano II. Infatti è fin dagli anni ’30 che andava ripetendo che la vocazione battesimale è vocazione alla santità: è Cristo che ci chiama ad essere perfetti come il Padre celeste, chiamata rivolta a tutti e non solo ai consacrati. Questo insegnamento lo apprese anzitutto dai suoi genitori: sposi cristiani comuni, il papà commerciante, la mamma dedita alla famiglia, che svolgevano una vita esteriormente normale ma interiormente piena di fede e di amore di Dio. Si può dire che lo spirito dell’Opus Dei – che poi è lo spirito cristiano vissuto nel quotidiano – è il risultato del clima che lui stesso ha respirato nella sua famiglia.
Alcuni muovono critiche all’Opus Dei descrivendola come una società segreta, può illustraci il carisma e le tante buone opere che svolge?
Mastroianni: L’Opus Dei non si riesce a capire se si cerca di inserirla nelle coordinate politico-economiche della mentalità dominante perché è un fenomeno squisitamente spirituale. Per avere un’idea di cosa sia l’Opera bisogna pensare a un marito che ama veramente sua moglie e sa manifestarle il suo affetto; bisogna pensare a un amico capace di essere veramente amico, cioè di prendersi sulle spalle i problemi del suo vicino; così come a un professionista che mette nel suo lavoro dedizione e impegno per servire chi gli sta attorno. Persone che fanno questo non perché sono i primi della classe ma perché hanno un rapporto vivo con Dio e da quel rapporto traggono il desiderio di vivere secondo il Suo “stile”, che è l’amore. È per questo che sono anche nate in tutto il mondo iniziative educative e assistenziali per venire incontro a diverse necessità della società. Sono iniziative civili (scuole, ospedali, centri di formazione, ecc.) promosse da fedeli della Prelatura insieme ad amici e cooperatori. Operano nei paesi in via di sviluppo come in quelli avanzati per contribuire al bene comune. Due esempi tra tutti a Roma: il Campus Bio-Medico dove si cerca di realizzare un’assistenza medica competente e allo stesso tempo umana e il centro Elis che ogni anno inserisce centinaia di giovani nel mondo del lavoro.
San Josemaría Escrivá ha spiegato il senso dell’ottimismo cristiano. Potrebbe raccontarci come spiegava il suo ottimismo?
Mastroianni: L’allegria di San Josemaría non era un fatto solo caratteriale, era il risultato del suo continuo dialogo con Dio. Tutti i suoi insegnamenti si potrebbero riassumere in uno solo: l’allegria ha una radice soprannaturale che deriva dal sapersi figli di Dio. La tristezza e l’abbattimento, invece, sono qualcosa di demoniaco. Chi è pieno di Dio sta contento mentre chi è lontano da Lui avverte un continuo senso di mancanza e frustrazione. È un insegnamento che rompe la crosta formale in cui a volte, seppur cristiani, tendiamo a ingessarci quando iniziamo a vederci come fedeli, devoti, credenti e ci dimentichiamo che per Dio noi siamo dei figli. L’allegria dei figli di Dio è frutto di questo sostanziale capovolgimento di prospettiva.