ROMA, sabato, 7 maggio 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il saluto pronunciato il 6 maggio da mons. Mariano Crociata, Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, alla XIV Assemblea generale dell’Azione Cattolica Italiana, in corso a Roma fino all’8 maggio sul tema “Vivere la fede, amare la vita”.
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È per me motivo di gioia e di gratitudine essere qui, partecipe dell’appuntamento tra tutti più significativo per la vita dell’Azione Cattolica Italiana. Sono lieto, unitamente al cardinale presidente Angelo Bagnasco, di portarvi il saluto e l’incoraggiamento di tutti i Vescovi italiani.
Il loro apprezzamento si indirizza al senso di Chiesa che si respira fra voi e che sapete diffondere nel tessuto delle nostre comunità diocesane e parrocchiali. Il senso di Chiesa si esprime innanzitutto nella cordiale condivisione del cammino delle comunità sotto la guida, e in fedele e intelligente collaborazione con i vostri pastori. Ma poi si manifesta nel carattere popolare della interna articolazione dell’Associazione e nella qualità del cristianesimo ordinario che vi contraddistingue. La popolarità è contrassegno inconfondibile della vostra qualità ecclesiale; come la Chiesa in quanto tale, e quasi sua traduzione organizzativa tra i fedeli laici, l’Azione Cattolica dice già con la sua sola forma associativa e con la sua struttura istituzionale che la Chiesa è aperta a tutti, senza discriminazioni di sorta. Non c’è differenza di cultura, di censo, di condizione sociale, di opinione politica o altro di simile che possa escludere dall’appartenenza ecclesiale. Nondimeno, tale carattere popolare non solo non è in contrasto, ma si sposa perfettamente con una qualità alta della vita cristiana. Uno dei meriti e dei compiti dell’Azione Cattolica è stato e rimane il richiamo a divenire santi nelle condizioni ordinarie della vita personale e sociale. Di qui il terzo aspetto del senso di Chiesa che emana dalla vostra identità associativa: la capacità di coniugare servizio e collaborazione al ministero dei pastori ed esercizio della responsabilità e della testimonianza in ogni ambiente di vita personale e sociale, ecclesiale e civile. Voi ci ricordate che nella varietà delle vocazioni e dei servizi, è tutto lo spazio della vita, dentro e fuori la comunità ecclesiale, che deve essere presidiato dalla testimonianza cristiana nella forma della carità, della preghiera e dell’annuncio.
Il tema di questa XIV Assemblea nazionale, “Vivere la fede, amare la vita”, rinnova l’impegno dell’Associazione a fare proprio l’orientamento pastorale dei Vescovi, che in questa stagione della vita della Chiesa in Italia hanno assunto l’educazione come priorità. Non si tratta certo di una prospettiva inedita per l’Azione Cattolica, che vanta da sempre, come sua caratteristica peculiare, l’esperienza e la sapienza di accompagnare la crescita formativa di generazioni di ragazzi e di giovani. L’educare oggi ha bisogno di ritrovare alcune attenzioni fondamentali, quali l’interiorità, l’idealità, la responsabilità. Queste tre attenzioni consentono di cogliere la portata umanizzante della fede cristiana che, plasmando autentici credenti, fa crescere simultaneamente persone vere e riuscite.
Interiorità vuol dire profondità umana e qualità spirituale. Come afferma Benedetto XVI, educare significa “aprire l’io a se stesso” a partire dalla relazione con il tu e con il noi (Discorso alla 61a Assemblea generale della CEI, 27 maggio 2010). È la relazione, nella sua sorgente e nella sua qualità originaria di dialogo interiore, la condizione per l’unificazione, almeno tendenziale e aspirata, della persona. Per il credente questo processo ha come protagonista lo Spirito Santo, che anima l’io personale conducendolo alla piena espressione e maturazione.
L’idealità evidenzia che la crescita di una persona si compie grazie a un movimento di polarizzazione verso un compimento. In questo tempo di ripiegamento sul presente, sull’attimo fuggente, su un io chiuso agli altri e al mondo attorno a sé, l’esperienza cristiana è in grado di mostrare tutto il fascino della persona di Gesù Cristo, nel quale il volto ideale per eccellenza ha preso corpo. L’incontro con lui è fonte di entusiasmo, di rinata energia, di novità di vita, di persone nuove, dotate di gratuità e aperte sul futuro.
Responsabilità è il nome di una libertà che ha raggiunto la maturità e sa rispondere di sé e di coloro che ha ricevuto in affidamento. È libertà che non dice: non mi interessa, non è affar mio; che non conosce il cinismo e l’indifferenza, ma prende a cuore, si fa carico, disposta a portare anche pesi non propri, a pagare per altri; sull’esempio dell’unico vero Maestro, che «non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10,45), modello di umanità e fonte di realizzazione piena.
L’accostamento di questi motivi al tema dell’unità nazionale (che anche il vostro Documento Assembleare non trascura) produce spontaneamente nei nostri cuori un sussulto di coraggio e di impegno, per un rinnovato e accresciuto servizio alla Chiesa e al Paese. C’è in questo accostamento l’eco di un appello che sale dalla nostra gente, già sopraffatta da clamori e tentata di disorientamento, ma sempre ostinatamente abbarbicata al bisogno di verità, di giustizia, di bene autentico. Con la coscienza della nostra identità umana e credente, senza presunzione di sorta tranne la coscienza di noi stessi, raccogliamo la richiesta di un servizio educativo fatto, insieme a parole vere, di coerenza e di esemplarità umile e quotidiana, quella che fa la storia perché costruisce il cuore di un popolo custode di umanità e di fede.
Questi pensieri, che la vostra convocazione spontaneamente suscita, accompagnino il vostro lavoro di questi giorni, insieme alla preghiera che sale dal nostro cuore di pastori e implora su di voi grazia e benedizione.