di Chiara Santomiero
ROMA, venerdì, 6 maggio 2011 (ZENIT.org).- “Diamo il benvenuto alla ritrovata unità del popolo palestinese”: è il commento al rinnovato accordo, avvenuto in questi giorni, tra le due principali fazioni palestinesi, Fatah e Hamas, rilasciato a ZENIT da mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo, vescovo ausiliare di Gerusalemme e vicario patriarcale latino per Israele, in occasione della sua partecipazione alla sessione inaugurale dell’assemblea nazionale dell’Azione cattolica italiana tenutasi questo venerdì 6 maggio a Roma.
“E’ importante – ha proseguito Marcuzzo – che si sia ritrovata l’unità del popolo palestinese che preesisteva e poi, purtroppo, si era rotta”. Occorre tuttavia “stare attenti che l’unità non diventi una specie di amalgama dove la spinta verso la pace che era assicurata in modo particolare da una delle parti, da Fatah, venga assorbita da quel movimento radicale che si trova piuttosto nell’altra tendenza, quella di Hamas, affinchè il processo di pace possa andare avanti”.
“Abbiamo salutato con molto calore ed entusiasmo l’accordo – ha proseguito Marcuzzo – perchè l’unità è qualcosa di buono in sè e perchè non si poteva pensare a una vera pace persistendo questa separazione”. Infatti “anche se ci fosse stato un accordo con una parte del popolo palestinese, rimaneva sempre l’altra parte in conflitto e dunque non una vera pace”. La ritrovata unità “ci dà la possibilità adesso di avere una pace autentica anche se forse non immediata, perchè bisogna trovare un’adesione più comune e consapevole che ha bisogno di più tempo e pazienza”.
“Certamente, tuttavia – ha affermato Marcuzzo – si arriverà con il tempo a una pace duratura”.
Con molta positività sono guardati, allo stesso modo, da Marcuzzo le rivoluzioni in Nord Africa che si stanno allargando anche ad altre aree del Medio Oriente, movimenti di popolo che hanno visto scendere in piazza insieme giovani cristiani e musulmani.
“Non possiamo che valutare positivamente questi movimenti – ha affermato Marcuzzo – che sono nati da un bisogno di libertà, di lavoro, di giustizia, di eguaglianza e quindi da aspirazioni che non si possono non condividere”.
“Ciò che vogliamo – ha proseguito – è che questi avvenimenti si evolvano nella direzione del bene di tutti i cittadini, che siano evitati, cioè, fondamentalismi, radicalismi, integralismi, fanatismi che si intromettano e diano un orientamento non desiderato e non giustificato a questi movimenti popolari”.
“Domandiamo perciò ai cristiani di questi paesi – ha concluso Marcuzzo – con i quali, in quanto cristiani del Medio Oriente, ci sentiamo pienamente collegati e solidali nello stesso destino, di svolgere una funzione di lievito nella pasta per portare il proprio contributo di valori evangelici”.